Hitchhikers d’altri tempi? #unastoriache dà da pensare sul presente e il futuro dell’Europa

#unastoriache (1) Non credevano ai loro occhi quando, pochi giorni fa, dopo molti tentativi andati a vuoto e perfino qualche brutta parola ricevuta, Magdalena e Alberto hanno visto un’auto fermarsi per farli salire, la mia.

Originaria di Stoccarda lei, genovese lui, arrivati chissà come all’Alpe di Siusi, territorio protetto della provincia autonoma di Bolzano, costosissimo da raggiungere – la cifra chiave è 20 €, tanto costano la cabinovia, il pullman e il parcheggio –, mi sono apparsi piuttosto sorpresi e disorientati da un’ostilità che a me risulta, invece, abbastanza prevedibile. Ed è, poi, il nostro, un tempo ancora adatto ai viaggi in autostop come erano i mitici anni Settanta del secolo scorso? C’è spazio per la solidarietà e il disinteresse, la fiducia e la disponibilità in una società sempre più concentrata sulla sfida della sopravvivenza e del “si salvi chi può”?

Il trasferimento è breve: fino a Siusi, per prendere un autobus per Bolzano e pochi minuti per conoscersi e scambiare qualche parola in inglese, la sola lingua comune. Studi di cultura europea a Lipsia per Magdalena, di storia economica per Alberto, in Scozia, dove l’università è gratuita, precisa lui, che ora lavora “a distanza” per un videogioco della Pixar, mentre lei ha trovato un’occupazione nel suo ramo sempre a Lipsia. Due perfetti giovani europei, dunque, apparentemente spensierati e lieti di uscire da una situazione che si stava facendo un po’ difficile, essendo ormai pomeriggio inoltrato.

La vera sorpresa, se così si può definire, è arrivata quando è giunto il momento di presentarmi come sacerdote cattolico, membro di una comunità che si dedica al dialogo tra vangelo e cultura, docente di Religious Studies in un’università americana a Firenze. Stupore da parte loro, ma anche da parte mia: scopro, infatti, di aver dato un passaggio a due giovani entrambi cattolici, sorprendentemente informati in proposito e, cosa assai rara, perfino interessati alla sfida di come presentare l’esperienza cristiana al nostro tempo. Quando, poi, dopo qualche battuta di apprezzamento per lo sforzo che papa Francesco sta facendo per stabilire un dialogo nuovo tra la fede e la cultura contemporanea, faccio notare questa singolare sintonia, entrambi, quasi all’unisono, mi dicono: è merito delle nostre mamme! L’una polacca, l’altra fortemente impegnata in parrocchia e nell’Azione cattolica genovese.

Giungiamo intanto a destinazione e l’autobus pronto a partire impone saluti velocissimi, non senza il dono del tutto inatteso di un disegno degli alpeggi che Alberto mi consegna al volo (nella foto). La domanda personale sulla fede mi è rimasta, purtroppo, nel cuore. Insieme alla sensazione che quello spontaneo e immediato riferimento di entrambi alla forte fede delle loro mamme segnalasse una certa presa di distanza, un’eredità non realmente accolta, almeno per il momento. Insomma, la sfida della trasmissione continua ed è davvero accanto a noi. Su una panchina del Monte Calvario di Castelrotto, da dove scrivo, c’è una bella frase anonima che ricorda che «la chioma dell’albero, pur essendo sempre così lontana dalle radici, sente ugualmente ciò che esse devono dirle»: la speranza è che la chioma fluente e luminosa dei giovani europei sappia sempre comunicare con le radici anche cristiane che le hanno dato forza e futuro fino a oggi.

L'autore, don Alessandro Andreini, è il consulente ecclesiastico di Ucsi Toscana

Ultima modifica: Mer 10 Ago 2022