C'è una via di uscita alla crisi del giornalismo?

All’indomani dell’evento per i 60 anni dell’Ordine dei giornalisti e pochi giorni dopo le celebrazioni e gli incontri dell’Ucsi in tutta Italia per san Francesco di Sales, ospitiamo sul nostro sito un primo contributo sul “futuro della professione”. L’autrice è la giornalista Laura Badaracchi, che con un suo articolo sulle donne che portano avanti una gravidanza con diagnosi infausta (Famiglia Cristiana, numero 37 del 2022) ha ricevuto il premio “Natale Ucsi2022. Laura è una delle giornaliste più attente e preparate sulle questioni sociali.

LAURA BADARACCHI

Se la stampa è in crisi, lo è anche l’informazione in quanto tale: moltissime persone si affidano ai social network per reperire notizie, spesso fermandosi ai titoli e ai sommari senza approfondire, oppure a semplici post. Sicuramente la facilità di accedere ai siti e la velocità del web hanno mortificato l’approfondimento. C’è un deficit di attenzione e di tempo dedicato alla riflessione, alla lettura, alla rielaborazione: tutto si consuma in fretta, rapidamente, senza quel necessario pensiero che è alla base di scelte consapevoli e ponderate. Se questo diventa il criterio per informare, “vince” chi dà prima una notizia anche in maniera imprecisa e maldestra, infarcita di refusi, salvo poi smentirla o rettificarla quando è stata già fagocitata da migliaia e migliaia di click.

Crollano le vendite dei giornali cartacei in edicola, mentre si moltiplicano i click su siti di testate ma anche di influencer più o meno credibili. I post brevi diventano virali insiemi a caroselli di foto su Instagram. Per me, nata sul finire degli anni Sessanta, questo vuol dire abdicare alla superficialità: cosa resta nella memoria di questi post, delle storie effimere sui social, delle foto sparate?

Certo, ci sono alcuni colleghi che si servono di questi mezzi “veloci” per farsi conoscere dai lettori e poi proporre contenuti più articolati e di sostanza. Interessante anche lo sviluppo e la crescita dei podcast, che al primo posto mettono l’ascolto. Ma possibile che si sia così deteriorato il rapporto fra lettori e informatori, giornalisti?

Ritengo che sia in atto un vero e proprio corto circuito nel mondo dell’informazione, che funge da principio autosabotatore e autodistruttivo: la velocità non può essere il criterio per dare le notizie, che vanno sempre e comunque verificate nel rispetto della deontologia personale prima ancora che professionale.

Secondo punto: non si può informare incollati a una scrivania, occorre recuperare il rapporto con la realtà non virtuale, con le vite delle persone, con le storie non patinate ma concrete. Questo tipo di racconto non urlato, non gossipparo, non di contrapposizione tra fazioni, sicuramente paga in termini di fidelizzazione dei lettori/ascoltatori: penso a Mario Calabresi, a Domenico Iannaccone e ad altri colleghi/colleghe che si fanno apprezzare da un pubblico attento, fidelizzato. La fiducia dei lettori va riconquistata con la correttezza, la trasparenza, l’autenticità nella relazione che passa dalla qualità dei contenuti comunicati. Di questo devono essere convinti anzitutto gli editori e i direttori delle testate, investendo su persone che possono creare questi ponti con i lettori/clienti, se vogliamo fermarci alla logica commerciale.

Le persone sono assetate di bellezza, perché non proporla? Perché non rispondere all’imbarbarimento sociale comunicando esperienze costruttive? Certamente pagare i pezzi sempre meno, trattare i giornalisti come social media manager che devono sfornare articoli o post il cui compenso è stabilito in base ai click, contribuisce al clima di imbarbarimento dei rapporti. Si dovrebbe osare in direzione di qualità e bellezza, crederci, investirci, altrimenti non resterà nulla, anzi: resterà il nulla. Si può ancora invertire la tendenza, puntando anche sul web ma in maniera accurata e documentata, come fa ad esempio Internazionale.

La logica del numero di visualizzazioni, della quantità, non può soffocare il rapporto personale con i lettori e le lettrici, le loro domande legittime, le loro richieste di trasparenza. Chiediamoci: di quello che scrivo e pubblico, cosa resterà domani, fra una settimana, fra un mese? Il futuro si costruisce a partire dalla memoria.

 

Ultima modifica: Sab 11 Feb 2023