Dieci anni con papa Francesco e la sua 'buona' comunicazione

Per quasi sette italiani su dieci ciò che colpisce di più di papa Francesco ancora oggi è la spontaneità, il linguaggio e il modo di comunicare (*).

Insieme ad altri tratti è questo che certamente ne fa il personaggio pubblico che riscuote maggiore fiducia tra gli italiani: il 75%.

Sempre nel sondaggio di Demopolis per la trasmissione Otto e mezzo emergono alcuni gesti e frasi che hanno segnato e colpito di più l’opinione pubblica. Al primo posto c’è la preghiera silenziosa nella piazza San Pietro deserta durante la prima terribile fase della pandemia. Chi non se la ricorda?

Poi c’è la sua visita a Lampedusa dopo la strage del 2013 (leggi qui). Suscitano molta attenzione anche gli appelli continui per la pace e la cura dell’ambiente. La frase che secondo il campione di intervistati ha fatto più effetto è quella rivolta ai giovani, che non devono farsi rubare la speranza.

Insomma, il pontificato di Francesco è molto “comunicativo” e, per dirla con alcuni esperti, esprime una perfetta sintonia (e coerenza) tra la persona e ciò che dice. Una caratteristica che lo rende senza dubbio un punto di riferimento per tutti, credenti e non. La sua comunicazione “spontanea" ed “efficace” tuttavia non lo rende per niente indifferente al ruolo che svolgono i giornalisti, a cui dedica sempre molta attenzione.

Scrive il presidente dell’Ucsi Vincenzo Varagona su questo sito: «Ogni volta che Papa Francesco si rivolge a noi lo fa con il cuore in mano: le sue parole traducono uno stato d’animo in cui si ‘legge’ la consapevolezza del momento delicato che stiamo vivendo e al supplemento di responsabilità che ci arriva. “Tornate a consumare la suola delle scarpe... abbiate il coraggio di invertire la gerarchia delle notizie... tornate ad ascoltare, prima di raccontare. Non solo, ascoltare con l’orecchio del cuore...”».

Il Papa sembra quasi indicare una direzione ben precisa nella crisi che il settore sta vivendo da tempo. Per Varagona la strada è quella di “un’umanizzazione della professione”. Prosegue: «Difficile, in uno dei mille corsi di aggiornamento o formazione professionale dedicati agli iscritti all’ordine dei giornalisti, sentirsi invitare a “parlare con il cuore, rendendo ragione della speranza che è in noi, addirittura con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro”».

Nel commentare il messaggio per la prossima giornata delle comunicazioni sociali, Alessandro Gisotti nota che «per il Papa,  . Esiste se è in uscita, altrimenti è una eco che rimbalza stancamente in una stanza vuota. Nasce da un cuore che palpita e che - assieme al sangue nelle vene - fa circolare anche le nostre attese, i nostri desideri e i nostri sogni».

Riferendosi poi alla comunicazione della Chiesa, Gisotti cita il teologo Yves Congar nota: «il Papa sembra incoraggiarci non tanto a fare un’altra comunicazione ecclesiale, quanto piuttosto una comunicazione diversa. Una comunicazione che sappia far ardere i cuori degli innumerevoli discepoli di Emmaus dei nostri giorni che attendono una parola di conforto e di speranza. Che trovi nell’incontro con il Signore la spinta ad uscire dai nostri recinti sempre più stretti e sempre meno popolati. Che promuova l’integralità della persona, rifiutando ogni integralismo che persegue invece una nostra riduzione a meri individui. Una comunicazione, infine, che non scagli le pietre che trova sulla strada, ma trasformi quelle stesse pietre in mattoni per costruire una casa comune per l’umanità».

(*) sondaggio trasmesso da La7 in Otto e mezzo venerdì 10 marzo 2023

Ultima modifica: Lun 13 Mar 2023