Quando licenziano anche i social...

In questo scenario così difficile, ormai anche i social media licenziano. E il paradosso (solo apparente) è che più licenziano e più salgono in Borsa, quindi guadagnano.

E’ il caso anche di Meta, che dopo aver annunciato in queste ore l’ennesima ristrutturazione (cioè, i licenziamenti), è cresciuta a Wall Street. Zuckerberg, riferisce l’Ansa, ha parlato di “cancellazione dei progetti a bassa priorità” e “riduzione delle assunzioni”, dunque anche di "ridimensionamento del team per la selezione e il reclutamento del personale".

E’ evidente dunque che il sistema non cresce più. Anzi, si sta ridimensionando. Ne è la cartina di tornasole la decisione, da Twitter in avanti, di offrire i servizi premium a pagamento. E poi c’è la crisi finanziaria, innescata proprio da una banca che finanzia le startup tecnologiche.

Ne abbiamo già parlato su questo sito, di certo tutto questo avrà conseguenze anche per il settore dell’informazione e per i suoi addetti. Vi rimandiamo a quelle considerazioni, con una ulteriore sottolineatura: se non ce la fanno loro (Facebook, Instagram, Twitter...) come è possibile che ce la facciano le nostre testate, spesso piccole, locali, con poche risorse? E allora, se riteniamo il pluralismo davvero una garanzia per la democrazia, occorre che lo Stato e le istituzioni sostengano l’informazione. Ovvero le imprese che la fanno e i giornalisti che vi lavorano

Ultima modifica: Mar 14 Mar 2023