Un mondo in evoluzione richiede al giornalista ancora più scelta, apertura e consapevolezza

#ilfuturodelgiornalismo - Il ruolo di media del giornalista, quella responsabilità di farsi ponte tra i fatti e chi vuole conoscerli, quella funzione di accompagnatore e decodificatore nella realtà del mondo, pur rimanendo lo stesso in termini sostanziali, non fa che evolversi e modificarsi grazie alle nuove possibilità multimediali e di fruizione che nuove tecnologie e canali mettono a disposizione, del professionista e di chi si informa attraverso di lui.

Se devo soffermarmi a pensare al futuro del giornalismo, credo che questa professione potrà essere sempre più caratterizzata dalla necessità non soltanto di raccogliere, raccontare e curare notizie, storie e dati nel modo migliore, più rigoroso e rispettoso possibile, ma anche dalla scelta della forma più adatta per raccontarle e dalla capacità di esplicare quella forma in modo efficace, unico, fruibile democraticamente e in modo semplice, accessibile a tutti.

In questo contesto il termine “forma” assume un duplice significato: si parla del mezzo, dell’output, del canale di trasmissione della notizia ma anche di un corretto utilizzo e di una scelta consapevole delle parole e dei termini necessari per affrontare un determinato tema, soprattutto se delicato. È facile, lo abbiamo visto, irrigidirsi davanti alle evoluzioni del linguaggio, che si parli di lingua italiana o di rinnovate tecniche comunicative. Eppure ci troviamo davanti a cambiamenti necessari, se il desiderio è ancora quello di rendersi portatori di innovazione culturale e accompagnare nelle notizie del mondo le persone desiderose di informarsi. Soprattutto i cittadini più giovani, per coinvolgere i quali sarà necessario un impegno sempre maggiore in termini di evoluzione informativa, per restare al passo con i cambiamenti della realtà e con una cultura che è sempre più complessa e sfaccettata.

Quegli stessi giovani che, se desiderano intraprendere la professione giornalistica, risultano essere i più esposti a precariato, frustrazione e bisogno di dimostrare ogni giorno il proprio valore, guadagnandosi con le unghie e con i denti la fiducia di editori, caporedattori, lettori, pur riuscendo a gestire i nuovi media meglio di altri e bisognosi solo di acquisire l’esperienza necessaria che la professione richiede.

Per fare questo occorre una grande apertura al nuovo, un desiderio di liberarsi da ciò che è sempre stato per avvicinarsi a ciò che sarà. Inclusione, accoglienza, supporto, sostegno, hanno un loro ruolo che può essere esercitato attraverso il mezzo giusto e soprattutto con le parole giuste. Tutto questo ha naturalmente bisogno di studio e di curiosità, di poco giudizio e desiderio di includere la realtà anche all’interno della sua narrazione. La responsabilità del giornalista passa anche dalla sua costante educazione e aggiornamento, dall’umiltà di volersi prendere del tempo per capire davvero cosa accade per poterlo raccontare e dal desiderio di tenersi stretta quella fiducia tanto difficile da guadagnare e tanto facile da perdere.

Ultima modifica: Sab 18 Mar 2023

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