Quale futuro per il giornalismo? L'intervento di Paola Spadari (Odg)

Il nostro paese, come tutta l’Europa, sta vivendo una fase delicatissima nella quale si intrecciano diversi e importanti fattori di crisi.

Dopo due anni di pandemia da Covid, la tragica guerra in Ucraina, oltre alle sue ingiustizie ed ai suoi orrori, hanno innescato una crisi economica senza precedenti. In questo clima complesso proliferano strategie di disinformazione e manipolazione nel tentativo di offrire visioni della realtà ben lontane dalla “verità sostanziale dei fatti” cui ogni giornalista deve ispirarsi.

Per questi motivi, ancora di più, occorre un giornalismo professionale serio e all’altezza dei tempi; perché solo un giornalismo vigile e moderno può garantire quella informazione corretta, plurale, verificata ed equilibrata indispensabile alla vita democratica. La disintermediazione mal si concilia con un’informazione responsabile e siamo immersi in un sistema digitale dove, apparentemente, tutti sono liberi di comunicare ma nel quale i grandi flussi di informazione spesso vengono pilotati da algoritmi e centri di controllo che non mancano di ispirarsi ad altri interessi.

In Italia la professione giornalistica è regolamentata dalla legge 69 del 1963 (a febbraio l’Ordine dei giornalisti ha celebrato sessanta anni di vita). Si contano circa 30mila iscritti nell’elenco professionisti e 75mila in quello dei pubblicisti. Oggi serve ancora di piu’ un giornalismo che contribuisca ad illuminare le zone d’ombra, che guardi dentro le criticità, che metta in evidenza le contraddizioni, ma che sappia anche concorrere alla costruzione di una società informata e consapevole che sia in grado di contrastare sia la disinformazione come i fenomeni distorsivi e manipolatori.

Per un giornalismo in grado di affrontare le nuove sfide occorre essere dotati innanzitutto di un quadro normativo adeguato. La legge professionale è superata e crea non poche difficoltà in un contesto ove le innovazioni tecnologiche si succedono a ritmo serrato e dove si declinano nuovi linguaggi. Pensiamo a quanto ha inciso l’avvento del web e dei social media sul mondo dell’informazione e della comunicazione. E mentre facciamo ancora i conti con questi processi, oggi dobbiamo gestire le opportunità unite ai rischi che ci derivano dall’intelligenza artificiale, dalla comunicazione gestita dagli algoritmi.

I giornalisti sono portatori di un valore aggiunto irrinunciabile costituito di deontologia, formazione, di responsabilità e consapevolezza: aspetti che sono cruciali a fronte del moltiplicarsi all’infinito, con la rete, delle fonti di informazione.
In Italia servono interventi urgenti per tutelare il giornalismo, nel solco di quanto sta già facendo l’Unione Europea che non ha mancato di sollecitare ripetutamente le nostre istituzioni ad adeguarsi in tal senso.

Occorre mettere uno stop alla vergogna delle querele temerarie, penali e civili, dove nella maggior parte dei casi si riscontra un mero intento intimidatorio contro i giornalisti. Proposte di legge finalizzate ad arginare questa piaga sono ferme in Parlamento. È urgente predisporre delle aggravanti a fronte del numero importante di aggressioni, violenze e minacce contro le giornaliste e i giornalisti.

Il 2021 ha registrato 232 casi tra aggressioni e minacce gravi con una crescita del fenomeno del 42% rispetto all’anno precedente mentre sono 22 i giornalisti costretti a vivere sotto scorta per il loro lavoro. E’ apprezzabile l’iniziativa del ministero dell’Interno che, nel segno di una tangibile consapevolezza, ha istituito un tavolo tecnico di coordinamento e monitoraggio del fenomeno, al quale si affianca l’ impegno delle forze dell’ordine, ma e’ necessario predisporre misure strutturali che possono efficacemente arginare una piaga che costituisce una limitazione all’esercizio della professione.

È necessario, nell’interesse del sistema paese, che l’informazione professionale sia anche caratterizzata da forme di lavoro stabili e adeguatamente retribuite, poiché giornalisti precari e mal pagati non riescono a garantire, loro malgrado, la necessaria autonomia che richiede la professione. Il lavoro stabile e’ un cardine dell’indipendenza della professione.

Non ultima la riforma dell’ordinamento professionale. L’Italia non può non corrispondere, con il varo di iniziative legislative e misure adeguate, alle esigenze di un comparto fondamentale per il sistema democratico. Ci auguriamo che il nuovo Parlamento prenda piena consapevolezza della necessità di dotare i giornalisti di strumenti moderni ed adeguati, a partire dalla riforma dell’accesso che includa nuove figure professionali, facendo avanzare una riforma dell’ordinamento che consenta alla nostra categoria di procedere a testa alta nell’interesse dei cittadini e del sistema democratico.

L'autrice, Paola Spadari, è segretaria del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti

Ultima modifica: Lun 24 Apr 2023