Scuola Ucsi: ancora spunti sul rapporto tra media e ragazzi

I “Minori” rappresentano un mondo speciale, semplice ma non scontato, che necessita di essere ascoltato e di essere preso sul serio dagli adulti. Sono sfruttati emozionalmente; sballo, sesso e droga sono molti dei contenuti dei messaggi che circolano in rete e che arrivano direttamente sugli smartphone dei ragazzi. Ma la rete non crea, è neutrale, è fatta dagli utenti, replica ciò che si produce. I nativi digitali sono dunque protagonisti e spettatori, consumatori e produttori di relazioni. Relazioni pericolose che possono portare persino a gesti inconsulti, quelli che in qualche caso compiono t ragazzi dopo che magari hanno postato le proprie immagini intime.  L’appello al giornalista pertanto è per un “sostegno critico”. Non gli si chiede di cambiare il mondo, ma di sentirsi educatore della comunità.  Se ne è discusso a lungo anche ad Assisi, alla tavola rotonda che ha concluso la “tre giorni” di formazione della Scuola Ucsi.

“È in atto una rivoluzione copernicana che ha investito il sistema mediatico – è stato detto nella presentazione – e il telefono “connesso” ha assunto una centralità tra i giovanissimi, registrando in Italia un boom di consumi”. Il Paese è segnato inoltre da stagnazione demografica (solo in Campania, Puglia e Sicilia gli over 65 non sopravanzano gli under 18) e da una accentuata povertà educativa (il 55% dei ragazzi tra 6 e 18 anni non ha mai visitato un museo, e quasi la metà non ha mai letto un libro extrascolastico, soprattutto dopo gli 11 anni, con un forte divario tra Nord e Sud).

La fuga dai mass media tradizionali impone modelli antropologici che spingono i giovani ad andare fuori dalle regole. “La genitalizzazione precoce è causa di un humus  mass mediale alimentato quotidianamente da pop star americane che si presentano come modelli da imitare – ha detto Marco Brusati dell’Associazione Hope (leggi il suo articolo tra le notizie di “MediaEtica”). L’eros infatti per i giovani ha una valenza pubblica, non più intima,  è diventato un passaporto per l’accesso a un gruppo, che genera anche l’ansia di postare immagini intime”.  E allora chi sono i nativi digitali? È tutta colpa degli smartphone? “Non contano i mezzi con cui si comunica –ha spiegato Padre Stefano Gorla ex direttore de “Il Giornalino” – lo sono i contenuti. Il vero problema è che bisogna ascoltare bambini e ragazzi, entrare in empatia, dare loro gli strumenti giusti per capire e leggere la realtà”.  Gorla, però, ha precisato che la logica della comunicazione, con loro, non deve essere del secchio da riempire ma della relazione, che è comunione.  “I ragazzi devono essere sempre illuminati dalla luce della curiosità, se non vogliamo perdere il loro immaginare – ha  avvertito-  e questo è compito  degli educatori”.  

 

Ultima modifica: Mer 19 Ott 2016