La chiusura del Giubileo: la speranza che suscita e la 'periferia' che diventa 'centro'

Con la chiusura della Porta Santa della basilica di San Pietro si è concluso il Giubileo straordinario della Misericordia, che ha visto a Roma più 20 milioni di pellegrini tra l'8 dicembre 2015 e il 20 novembre 2016. Se il dato romano è noto, non esiste invece un calcolo delle persone che in tutto il mondo hanno varcato "fuori dal fragore delle cronache" le tante ‘porte sante’ di cui non si conosce neanche il numero. Così come non è possibile rinchiudere in un bilancio, e neanche in una catalogazione, la galassia di eventi, esperienze, incontri che ha costellato un anno che ha segnato anche una piccola rivoluzione comunicativa, per il modo in cui è stato annunciato, il 13 marzo 2015, per come è stato aperto, a Banguì prima che a San Pietro, per come si è sviluppato e per come si è concluso.

La "notizia" non sta infatti tanto nella prevista chiusura della porta della basilica di San Pietro, ma nella firma, sul sagrato della stessa basilica, della lettera apostolica “Misericordia et Misera”, simbolicamente consegnata a diverse categorie di persone e destinata a viaggiare in tutto il mondo per aprire nuovi percorsi proseguendo un cammino avviato. C'è un messaggio di speranza nell'invito a guardare all'essenziale, ribadendo che "è sempre possibile ricominciare e rialzarsi", così come "andare oltre il male e le divergenze".
Il Giubileo decentrato ha anche rovesciato la tradizionale dialettica tra centro e periferie, rendendo ogni periferia un centro. Non è stata casuale la scelta del giorno di chiusura del giubileo, coincidente con la festa del Cristo Re. La riflessione del papa è stata centrata sulla croce, dove Gesù "sembra più un vinto che un vincitore", espressione di una "regalità paradossale", con una croce per trono e una corona fatta di spine. Eppure è lì che acquistano peso e senso parole come amore, misericordia, perdono.

Ultima modifica: Dom 20 Nov 2016