Ancora sulla concessione alla Rai... (2)

La sintesi della notizia è contenuta in un tweet del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Dopo 22 anni approvata la nuova concessione Stato-RAI. Un'occasione per rilanciare il servizio pubblico”. Ed è una buona notizia...

La delibera del Consiglio dei ministri sulla concessione in esclusiva alla Rai, per dieci anni, dell'esercizio del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale era attesa, ma non scontata. Significa che lo Stato crede nell'importanza del Servizio pubblico nell'ambito del sistema di informazione nel nostro Paese e gli assegna un ruolo strategico.

Il Governo ha approvato anche lo schema di convenzione, con le condizioni e le modalità del servizio, che sarà successivamente stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI, e poi trasmesso alla Commissione di Vigilanza per il parere previsto dalla legge.

Ma cosa prevede lo schema di convenzione e perché è legittimo fin d'ora manifestare un giudizio positivo?
La RAI potrà diffondere i suoi programmi attraverso il digitale terrestre e tutte le altre piattaforme distributive. Dunque potrà elaborare il proprio piano editoriale in una prospettiva multimediale occupando spazi e fornendo contenuti in grado di raggiungere fasce sempre più ampie di utenti di ogni età e generazione. E dovrà “rigorosamente rispettare principi, di completezza, obiettività, indipendenza, imparzialità e pluralismo, promuovendo la pari opportunità tra uomini e donne e assicurando il rigoroso rispetto della dignità della persona, nonché della deontologia professionale dei giornalisti”.
Obblighi precisi nei confronti del pubblico, ma anche garanzia per chi opera all'interno dell'Azienda e in primo luogo dei giornalisti.
Il piano editoriale potrà prevedere la “rimodulazione del numero dei canali non generalisti” e potrà pensare ad un piano di riorganizzazione dell'informazione che può prevedere anche la “ridefinizione del numero delle testate giornalistiche”, ma avrà il “divieto assoluto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni”. No deciso alle fake news, dunque.

La Rai dovrà riservare più sostegno alle produzioni italiane e alla loro valorizzazione internazionale. Il suo bilancio, infine, dovrà prevedere una contabilità separata “per i ricavi derivanti dal gettito del canone e per quello delle attività svolte in regime di concorrenza”. Insomma dovrà tenere distinte, sotto il profilo economico, le attività di servizio pubblico da quelle commerciali. E' un buon punto di partenza.

Ultima modifica: Lun 13 Mar 2017

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