Da profilo a testimone. Essere cristiani al tempo dei social (2)

Seconda puntata della riflessione sull’essere cristiani al tempo dei Social, proposta da Alessandro Gisotti, vice-caporedattore della Radio Vaticana (Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede) e docente di Comunicazione alla Pontificia Università Lateranense.

Benedetto XVI, quando i Papi diventano social

Nell’elaborazione del pensiero della Chiesa sulla realtà dei Social Network, vanno considerati una pietra miliare – quasi una prima Summa del pensiero della Chiesa su questo nuovo areopago – i Messaggi di Benedetto XVI per le Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali. Ben cinque degli otto documenti pubblicati da Papa Ratzinger presentano infatti, fin dal titolo, un esplicito riferimento alle Reti Sociali e alla comunicazione digitale. Con Papa Benedetto, innanzitutto, la Chiesa assume la consapevolezza che i Social non sono uno strumento da utilizzare, ma un luogo da abitare. Non c’è nessuno spazio “virtuale” contrapposto a quello “reale” perché le esperienze che viviamo online su Facebook o Twitter hanno un’incidenza di lunga durata, pure nella nostra vita offline (e viceversa). Benedetto XVI offre inoltre una serie di indicazioni di buona evangelizzazione nelle agorà digitali che richiamano in modo eloquente l’approccio di San Paolo con gli ateniesi.

Ai tempi in cui gli Apostoli portarono la Buona Novella nel mondo greco romano, scrive il Papa emerito nel Messaggio per la 43.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “l’evangelizzazione, per essere fruttuosa, richiese l’attenta comprensione della cultura e dei costumi di quei popoli pagani nell’intento di toccarne le menti e i cuori”. Allo stesso modo, due millenni dopo - scrive Ratzinger - “l’annuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo”. Nell’ultimo Messaggio da Papa per una Giornata delle Comunicazioni, la 47.ma, Benedetto XVI svilupperà ulteriormente il suo pensiero sul tema arrivando a definire le Reti Sociali delle “porte di verità e di fede” che aprono a nuovi “spazi di evangelizzazione”.

In questo documento, il Pontefice tedesco sembra indicare due elementi in particolare su cui puntare per evangelizzare questi territori ancora inesplorati: il linguaggio e la testimonianza. La capacità di “utilizzare i nuovi linguaggi”, è convinto Benedetto XVI, è necessaria “per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti”. La Chiesa, annota, è particolarmente attrezzata per svolgere questa missione: la tradizione cristiana, infatti, è “da sempre ricca di segni e simboli” e questa predisposizione all’immagine è congeniale alle Reti Sociali dove la parola scritta, in maniera sempre crescente, “si trova spesso accompagnata da immagini e suoni”. Il linguaggio, tuttavia, risulta insufficiente se la presenza dei cristiani nei Social non è accompagnata dall’autenticità della testimonianza.

Questa, rileva Papa Benedetto, non consiste solo “nell’esplicita espressione di fede”, ma anche nel modo in cui si comunicano “scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”. Indicazioni che Benedetto XVI non limita al pur importante campo teorico, ma mette in pratica concretamente aprendo l’account Twitter @Pontifex. (seconda Puntata – CONTINUA leggi qui la prima puntata )

Ultima modifica: Ven 24 Mar 2017

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