3 / Raccontare il lavoro cercando e valorizzando anche le realtà positive. Incontro con Mauro Zucchelli, giornalista nella provincia con più aree di crisi in Italia.

RACCONTARE IL LAVORO - TESTIMONI/3: Mauro Zucchelli, giornalista de "Il Tirreno" a Livorno

Non è facile raccontare il lavoro in un territorio, dove, nell’arco di 40 km, sono state individuate dal governo ben due aree industriali di crisi complessa. Infatti, sia su Livorno (colpita su più fronti), che Piombino (soprattutto per quanto riguarda la questione delle acciaierie) la crisi ha morso, eccome se lo ha fatto.

Grandi o piccole aziende sono state costrette a chiudere. Nel migliore dei casi a ridurre il personale, creando conseguenze negative per gli abitanti, non solo da un punto di vista economico, ma anche sotto il profilo psicologico. E stiamo parlando di una parte importante della costa toscana.
Da aggiungere, che se non ci fosse stato il porto (il settore nonostante tutto ha “tenuto botta”), molto probabilmente la situazione sarebbe stata ben più grave, attraendo anche meno interesse da fuori.

I pericoli per l’informazione, in questi casi, sono molteplici. Come ci racconta Mauro Zucchelli, colonna portante del quotidiano Il Tirreno di Livorno (uno dei principali giornali del gruppo Finegil, e che recentemente ha festeggiato 140 anni dalla sua fondazione). Sotto i preziosissimi consigli del giornalista livornese (al Tirreno dal 1989) sono cresciuti moltissimi giovani collaboratori, e in diversi tuttora lo considerano un punto di riferimento indispensabile per il giornale.

NO AL PESSIMISMO. «Quando si raccontano crisi occupazionali –spiega Zucchelli- c’è il rischio di creare una sindrome da depressione e una realtà da cui fuggire». Per questo, spesso, molti cittadini preferiscono non leggere certe notizie, come conferma lo stesso cronista: «Abbiamo constatato che gli articoli delle grandi crisi cittadine hanno avuto una considerazione limitata tra i lettori». Dunque, «quando le vertenze si susseguono –afferma il giornalista- non ci si può limitare a fare una fotografia di questi eventi». Anche perché in questo modo, si rischia di far diventare «tutte le crisi uguali», e soprattutto «le piccole realtà che muoiono non si vedono, se non quando si vanno a scorrere i numeri dei cassaintegrati».

COLTIVARE SPERANZA. Per Zucchelli, quindi, occorre andare a scavare più in profondità, nelle vie nascoste del contesto cittadino, scovando quelli che nonostante tutto ce l’hanno fatta: «Di solito –confida “Zuc” (così lo chiamano i colleghi)- cerco di trovare anche realtà che permettano narrazioni positive, tentando di dare alcuni segnali di speranza, soprattutto a quelli che vorrebbero abbandonare il territorio». Certo, non è facile, come detto Livorno è stata colpita pesantemente (Delphi,Trw, Trinseo...sono solo alcune delle grandi crisi che hanno occupato le cronache locali), e inoltre, secondo Zucchelli, rispetto al passato c’è anche minor capacità di sapersi ricollocare nel mondo del lavoro («manca il mestiere nelle mani»). Eppure qualcosa si è smosso anche qui. Un esempio? «L’apertura di numerose nuove realtà commerciali in città –risponde il cronista- nonostante per questo settore non sia un grande momento». Segno che qualcuno, nonostante tutto, ha avuto il coraggio di mettersi in gioco.

nella foto: il vescovo di Livorno Simone Giusti insieme ai lavoratori e ai sindacati (www.lasettimanalivorno.it

Ultima modifica: Lun 29 Gen 2018

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