Sei pensieri dei nostri giovani sul tema della Giornata delle Comunicazioni Sociali

Abbiamo chiesto ad alcuni giovani giornalisti dell’Ucsi di interpretare con le loro parole e con la loro sensibilità il tema di questa Giornata delle Comunicazioni Sociali. Vi offriamo questi spunti, interessanti, per una ulteriore riflessione da condividere insieme, sia all’interno dell’associazione che fuori (ar).

“La nostra macina” (di Michela Di Trani)
Papa Francesco invita i giornalisti a macinare grano buono per produrre ogni giorno pane fragrante. È l’ennesimo invito a scegliere la logica evangelica della “buona notizia” . Così la persona diventa il centro della notizia. Stimola i comunicatori a intendere il proprio lavoro come se fosse un servizio per il prossimo. “Prossimo” inteso come fratello oppure come bambino, e non un consumatore da sorprendere o accattivare. L’attesa dunque è di una comunicazione che forma. Che sia rivolta alla ricerca costante della verità, che non sia manipolata e subordinata agli interessi di terzi o degli indici di ascolto, che trasmetta messaggi di vita, fiducia e speranza nel prossimo e nel futuro. Il giornalista infine resta sempre un filtro che con responsabilità pesa le notizie, le verifica. Le pubblica dopo averle separate dalla zizzania.
(Michela Di Trani)

“Buone notizie vuol dire anche buoni comunicatori” (di Fabio Figara)
Ricercare e offrire buone notizie, "pane fragrante e buono" per un'informazione "positiva": è un invito forte, la richiesta di prendersi carico di un impegno, quasi vincolante, che riguarda non solo tutti gli operatori dell'informazione, ma soprattutto coloro che vogliono seguire il Vangelo, in ogni aspetto della vita. La tecnologia ha permesso lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e chiunque può esprimere convinzioni e idee, pur senza possedere strumenti concettuali adeguati, manifestando troppo spesso mancanza di rispetto verso persone e situazioni, o veicolando informazioni false: proprio per questo il ruolo del "buon" comunicatore è fondamentale, permettendo così una giusta visione della realtà.
(Fabio Figara)

“La speranza è come il lievito” (di Linda Losi)
Attentato a Manchester con morti e feriti. L’ennesimo drammatico naufragio di migranti nel canale di Sicilia. Guerre, terrorismo, violenze. Quant’è difficile “comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”. Ma compito del giornalista è anche questo. Non farsi scoraggiare dalla zizzania che sembra prevalere e individuare, con pazienza e fiducia, il grano della buona notizia. Per offrire ai lettori il pane della buona informazione. E per ottenere un pane fragrante è necessario che ognuno, nel cucinare la notizia, sappia aggiungere all’impasto l’ingrediente fondamentale della speranza, “simile al lievito che fa fermentare tutta la pasta”.
(Linda Losi)

“Il mio lavoro è quello che sono” (di Benedetta Grendene)
“Grazie Papa Francesco”: ora più che mai avevamo bisogno di sentire proprio queste parole, come un faro sempre acceso che illumina la nostra vita e ridona vigore alla nostra professione, con tutto il carico di responsabilità che la accompagna. “Non temere, perché io sono con te”: è questo il punto fermo da cui partire senza dimenticare che incontrare l’altro e la sua umanità significa essere consapevoli che Dio è con noi e non ci lascia soli, ma entra nella storia annunciando anche nelle circostanze più drammatiche l’inesorabile positività del reale.
La provocazione e la sfida più grande per me giovane giornalista è capire che vita e lavoro sono inscindibili: comunicare speranza implica in primo luogo testimoniare che Cristo è vivo e presente anche nella mia vita. Difficile pensare di poter comunicare la Bellezza e l’inesorabile positività del reale se prima non sperimento e non vivo questa Bellezza nella mia vita: qui si gioca tutta l'onestà intellettuale e morale verso me stesso e verso il destinatario del mio messaggio.

“Provare ad andare controcorrente” (di Andrea Cuminatto)
Il Papa ci invita ad offrire narrazioni contrassegnate dalla logica della Buona Notizia. Non è facile: sia perché le buone notizie fanno meno audience delle cattive, sia perché fra gli uomini e le donne del nostro tempo, scoraggiati e assuefatti dalla negatività di questa società, ci siamo anche noi comunicatori. Siamo chiamati a fare un passo controcorrente, a rinunciare forse ad alcuni apparenti successi lavorativi quotidiani per perseguire la via della verità: essere testimoni della nostra cristianità nel lavoro di ogni giorno.

“Rovesciare l’agenda mediatica” (di Mario Agostino)
Il messaggio del Papa ci conferma in una continua missione fondata nella speranza cristiana, votata a cambiare certi nocivi presunti dogmi della comunicazione: è spesso evidente una sorta di prassi a concentrare sulle “cattive notizie” l'agenda mediatica, che certo fa capo a qualcuno e non nasce spontanea. Impensabile affermare di combattere malumore e rassegnazione, sfiducia e assenza di prospettiva lungimirante, se poi per primi noi operatori della comunicazione non siamo convertitori di speranza e veicoli di "buona notizia", in coerenza con la speranza evangelica che ci ispira, laicamente nello stile ma cristianamente nei principi. Una sfida quotidiana, che Papa Francesco dettaglia con il suo consueto stile pastorale da imitare.

Ultima modifica: Lun 29 Mag 2017