1 - A come 'Agosto'. E come 'Adeguarsi', nel racconto giornalistico, alla realtà che cambia. Con umanità ed empatia.

A come Agosto, il mese della vacanze, del tutto “chiuso per ferie”, della pace ritrovata dopo un anno di fatiche. O forse no? Oggi molto è cambiato: le vacanze non sono più alla portata di tutti, i negozi stanno aperti anche di notte, le ferie si spalmano su un periodo più lungo perché le aziende (quelle che resistono) non possono fermarsi...

Nella nostra testa poi si moltiplicano ansie e angosce, anche queste ormai globalizzate.
Ecco allora che anche il nostro modo di raccontare il mese di agosto, sui giornali e su ogni altro mezzo di comunicazione (internet compreso), inevitabilmente cambia.

Mi ha molto colpito sapere che un terzo dei bambini italiani (e la percentuale raddoppia al Sud) non sa cosa significa “fare una settimana di vacanza” (“La Stampa”, 24 luglio). Forse questi bambini non leggeranno un giornale, ma di certo guarderanno la tv: come appariranno ai loro occhi i nostri (anche i miei) servizi sulle località di moda, gli alberghi di classe, i menù dei ristoranti stellati?

Altro aspetto: l’occupazione. Nella provincia dove abito (Livorno) la percentuale di chi è senza lavoro ha raggiunto livelli record, in molte zone del Meridione va ancora peggio. Cosa significa “ricaricare le pile” staccandosi dal lavoro? Un disoccupato, soprattutto se giovane (e sono quelli che soffrono di più), avrebbe bisogno invece di lavorare, di invertire la rotta rispetto agli undici mesi precedenti, di vedersi restituire dignità e sostenibilità dell’esistenza, sua e della sua famiglia. Non sono indicative (ma forse non lo sono mai state) neppure le cifre generali sulla crescita economica: che il Pil aumenti non significa affatto che tutti si stia meglio, che si torni ai livelli pre-crisi non vuol dire che torniamo tutti a lavorare.

Di esempi di questo genere ce ne sono altri. Persino alcuni temi che sembrano ricorrenti (il caldo, la siccità, le file in autostrada...) devono essere declinati in modo diverso. Avete mai visto una crisi idrica come in queste settimane a Roma? Ci sono mai stati fiumi e laghi così in secca?

Ecco perché la A di Agosto è anche la A di Adeguarsi: ai tempi che cambiano, ad una realtà mutevole, in perenne e veloce trasformazione, ad una dimensione che non è più quella solo locale o nazionale, ma è necessariamente mondiale.

La sfida del giornalismo sta anche qui: evitare i cliché, i luoghi comuni, il “già detto”. E virare su un racconto autentico della realtà che ci circonda. Senza infingimenti, senza dare nulla per scontato, senza perdere di vista l’umanità e l’empatia che un giornalista deve avere. Altrimenti la A diventa quella di Alienarsi, e descrivere un mondo che non esiste, o non esiste più.

Ultima modifica: Dom 10 Dic 2017