10 - M come 'Migranti'. E, talvolta, 'Mistificazione' della realtà che li riguarda.

Titolo: «Accoglienza uguale scemenza!»; occhiello: «Importiamo assassini e li coccoliamo»; sommario: «Gara di buonismo dopo l’attentato di Barcellona. Ma quelli che dicono “Non ci faranno cambiare stile di vita” sono gli stessi che non rinunciano a ospitare i musulmani che ci odiano. Così però uccidono noi e i nostri figli».
Questo è esattamente il titolo che speravo di non leggere.

Invece ha aperto la prima pagina di “Libero” di sabato 19 agosto 2017. Speravo di non leggerlo perché:
- non contiene notizie (nel senso tradizionale delle 5 W), ma solo giudizi sommari sull’universo mondo di chi cerca di resistere alla tentazione di alzare altri muri;
- rilancia l’equazione terroristi = islamici = stranieri, ovvero tutti gli stranieri sono islamici, tutti gli islamici sono terroristi.
- condensa tutti i luoghi comuni sull’immigrazione che infestano l’informazione italiana e i social network, compresa l’idea che li “coccoliamo”: espressione ancora una volta senza contenuto informativo (in che cosa consistono le supposte coccole?), ma molto efficace nel fomentare rancore e odio.

Dentro questo titolo, dunque, ci sono gli elementi che troppo spesso ci impediscono di offrire un’informazione corretta e completa sull’immigrazione nel nostro Paese.
Prima di tutto, a rendere insoddisfacente la copertura di questo tema, c’è la persistente equazione tra immigrazione e criminalità. Già i telegiornali italiani hanno una propensione a occuparsi di temi ansiogeni molto più alta di quella dei Tg di altri Paesi Europei come Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, come ha confermato il Rapporto Unipolis sulla sicurezza in Italia e in Europa 2015; se poi il protagonista della notizia è immigrato, lo spazio che gli viene dedicato esplode.
E se un tizio uccide e fa a pezzi una donna distribuendola nei cassonetti di Roma, nessuno sottolinea nel titolo che si tratta di un italiano, ma se un giovane uccide a pugni un altro giovane in una discoteca, la sua nazionalità sarà in tutti i titoli, occhielli e sommari.

Altro problema, strettamente conseguente, è che i protagonisti della cronaca vengono trattati come individui, se sono italiani: si vanno a ricostruire le storie (magari anche troppo), a indagare le ragioni, ad analizzare i contesti e interpellare i vicini che dicono che era una brava persona...; se sono stranieri, o italiani di origine straniera, sono trattati semplicemente come parte omogenea di una categoria: se uno ruba, sono tutti ladri, se uno uccide, sono tutti assassini.
L’altro problema è che troppo spesso, quando si parla di temi legati all’immigrazione, la si butta in politica: secondo il rapporto Carta di Roma 2016 sono i politici (italiani o europei) ad animare un servizio su due. Loro, cioè gli immigrati, i migranti e i rifugiati, prendono la parola solo nel 3% dei servizi e spesso “in cornici narrative e contesti tematici negativi”. Il meccanismo è: data una notizia, si fa commentare a un politico, il quale la spara grossa, dice difendiamoci, ci invadono, lasciamoli al largo... La tv lo manda in onda, i giornali lo riprendono, altri politici rispondono.

La notizia non sono più i migranti, ma i politici che ne parlano. In questo modo è impossibile affrontare dibattiti seri – come quello sulla cittadinanza ai nuovi italiani – sul piano politico, ma anche su quello sociale ed economico. Restano fuori dalle narrazioni dei media aspetti molto importanti, per affrontare seriamente il tema: le storie di queste persone, le torture e le violenze subite durante viaggi durati molti mesi e quelle che subiscono chi viene respinto e di conseguenza incarcerato in Libia (ma perché, poi, in carcere?).

Oppure quello che sta succedendo in Africa o i danni conseguenti ai cambiamenti climatici, che causeranno nuove ondate migratorie, che ci troveranno di nuovo impreparati, anche se preannunciate. Ma anche, al di là del tema sbarchi, manca il racconto del contributo che gli immigrati danno alla nostra vita civile, attraverso l’associazionismo ed il volontariato e quello che danno alla nostra economia, producendo l’8,8% del Pil, secondo la Fondazione Moressa. Un’economia peraltro resa asfittica, tra l’altro, dal tasso di natalità bassissimo, altro tema, questo, che incrocia quello dell’immigrazione.

Pensavamo che con la fine del ‘900 le ideologie fossero morte. Ne sopravvive una: l’essere contro l’immigrazione, a prescindere dai fatti. E del resto, perché no, se raccontiamo solo i fatti che vanno in un’unica direzione?

infografica sul messaggio di Papa Francesco per la 'giornata del migrante' a cura di Salvatore Burrometo

Ultima modifica: Dom 10 Dic 2017