17 - T come 'Terrore' e 'Tragedia'. E questa è stata un'altra estate difficile da raccontare.

“T” come terrore, terrorismo, terremoto o anche più semplicemente tragedia. Nelle ultime settimane i giornalisti si sono trovati ancora una volta a raccontare fatti violenti che hanno colpito la vita di centinaia di persone. E mi pare che lo abbiano fatto - per la maggior parte - con professionalità, misura, deontologia ed etica.

Non la pensano allo stesso modo i tanti che sui social hanno insultato i giornalisti - definendoli persino avvoltoi -, rei di aver provato a contattare gli italiani presenti a Barcellona nelle ore seguenti l’attentato terroristico sulle Ramblas attraverso post o tweet (ne parlo qui).

Sono consapevole che i frequentatori di Twitter e Facebook non rappresentano la totalità di lettori, telespettatori e radioascoltatori, però mi ha colpito il tenore - un’altra “t” - degli interventi: pretendiamo di conoscere tutto e subito, magari senza filtri (nelle immagini o nei video), ma non ci chiediamo quale lavoro ci sia dietro la costruzione di un articolo o di un servizio televisivo/radiofonico. Davvero non sappiamo che per riportare un fatto è necessario parlare con chi quell'evento lo ha vissuto? E sì, anche un social network può essere utile.

È strano invece che ci si preoccupi poco di altri due aspetti dell’informazione che corre su internet, legati al precedente.

In primis, di chi «saccheggia senza ritegno quanto si trova sui social network. Questo avviene purtroppo sempre più spesso anche nelle testate nazionali anche le più blasonate», scrive il collega Alessandro Zorco su queste stesse pagine commentando la “i” di (dis-)intermediazione. Pensate agli ultimi attentati, al terremoto nel centro Italia o alla tragedia di Rigopiano. I profili Facebook delle vittime sono stati pubblicati da molte testate: avranno chiesto tutti l’autorizzazione alle famiglie? Ne dubito ma sono qui per eventuali smentite.

Secondo. Pensate alla mole di post e tweet pubblicati dopo eventi come quelli appena citati e alle notizie pubblicate dai siti di Repubblica, Corriere, Stampa o Ansa negli stessi minuti. Noterete - io l’ho fatto in tempo reale - che le testate citate “tardano” qualche minuto a pubblicare certe informazioni perché è fondamentale che la notizia venga verificata, il rischio di creare una fake news è altissimo.

Infine dobbiamo chiederci - se lo chiede anche il collega Salvatore Di Salvo alla lettera “g” - fino a che punto è giusto insistere su una notizia dopo che si è compiuto il dovere di cronaca? Troppe volte per casi tragici si supera il confine tra fare informazione e voyeurismo. E non solo sui social network.

foto dell'intervento dei Vigili del Fuoco a Ischia, dopo il terremoto

Ultima modifica: Dom 10 Dic 2017

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