Sondaggio/2 - Il dilemma del giornalista di fronte alle immagini a forte impatto emotivo: pubblicarle o no?

Dopo le parole del prof. Adriano Fabris (qui l’articolo che ha aperto il confronto) torniamo a parlare della opportunità o meno di pubblicare ‘foto’ come quella del ragazzo del tram di Firenze o comunque di forte e discutibile impatto emotivo. Questo è il parere di Paola Springhetti, della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale della Università Pontificia Salesiana, oltre che nostra collaboratrice.

di Paola Springhetti

“Alla fine degli anni novanta, la presidenza di Clinton negli Stati Uniti fu messa in crisi dalla "relazione fisica impropria" - così lui stesso la definì - con una stagista, Monica Lewinsky. La notizia era arrivata in via confidenziale alla rivista "Newsweek", che però si era presa il tempo per fare le dovute verifiche. Scrupolo che non è venuto al blogger Matt Drudge che l'ha pubblicata sul suo sito "The Drudge Report". Ovviamente la notizia si è diffusa rapidamente in internet, mettendo in crisi la carta stampata, che non ha potuto ignorarla.

Da allora non ho trovato risposta certa alla domanda: ha senso che i media tradizionali si pongano dei limiti dettati da accuratezza professionale e senso di responsabilità, se sono continuamente anticipati e scalzati dai social? Porsi questi limiti significa impegnarsi a restare dentro il solco dell'informazione di qualità o è solo un atteggiamento masochistico, che porta a perdere definitivamente la battaglia della concorrenza con i nuovi media? Personalmente voglio continuare a credere che l'ipotesi giusta sia la prima, ma ho paura che nei fatti sia più determinante la seconda”.

Ultima modifica: Mar 21 Nov 2017