Sondaggio/2: le bestemmie nelle curve degli stadi

L'uso della bestemmia negli stadi è vergognosa. E, tuttavia, non è che l’ultimo segnale di quella progressiva degradazione del mondo del calcio che ha condotto, e non è un caso, anche a pessimi risultati sportivi, almeno per l’Italia.

Ce la prendiamo con l’Indifeso per eccellenza, il Dio sconfitto sulla croce, perché ci mancano la libertà e il coraggio di prendercela con la corruzione, il clientelismo, l’ipocrisia che presiedono a gran parte delle scelte che indirizzano lo sport più amato dagli italiani. Ce la prendiamo con il Dio di Gesù Cristo perché, lo si voglia o meno, c’è un altro dio, ben più potente e spietato, al quale il mondo del calcio ha da tempo deciso di obbedire: la logica del denaro.

Con tutta probabilità, i tifosi che hanno inserito la bestemmia nei loro cori non sono consapevoli della portata simbolica del loro gesto. L’imprecazione blasfema, in effetti, è, per non poche persone, e anche per molti giovani purtroppo, quasi un’interlocuzione spontanea. E quando qualcuno se ne accusa in confessione, non si può non riconoscere che ci sono bestemmie ben più gravi, dette non con la bocca, ma con la vita, per le quali sarebbe più urgente e necessario chiedere perdono.

Eppure, tutto è collegato. E chi denigra anche solo verbalmente il Vangelo e il suo contenuto di amore e di giustizia sta, in realtà, contribuendo a togliere di mezzo – ma è cosa, grazie a Dio, impossibile, tanto la giustizia e l’amore sono inciso al fondo del cuore umano – la parola che più di ogni altra potrebbe aiutarci a smascherare e abbattere l’idolo. E a liberare il mondo e, perché no, anche il calcio, dai poteri che lo usano e lo distruggono.

L’autore, don Alessandro Andreini, è il consulente ecclesiastico dell’Ucsi in Toscana.

Ultima modifica: Ven 1 Dic 2017