27/12 - Alla ricerca delle parole di luce. La sfida di notiziare il Natale

Luce nella notte. È così che da sempre i cristiani hanno pensato e vissuto il Natale, collocato proprio nei giorni in cui, nell’emisfero nord, le ore di luce riprendono a crescere e a preparare, nel cuore dell’inverno, il miracolo di una nuova primavera. Una luce sparsa nei cieli di Betlemme dagli angeli che danno l’annuncio ai pastori, significata dalla stella che convoca dal lon-tano Oriente i Magi al presepio, nascosta nel sorriso di Maria, estasiata dal suo bambino divino, come canta sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Una luce diffusa soprattutto da alcune parole. E sarebbero queste le parole che un buon giornalista dovrebbe riuscire ad annotare sul suo taccuino di Natale, se mai sia possibile scriverle con l’inchiostro: parole luminose che riaccendono il cuore e aprono orizzonti, parole che ci rimettono in cam-mino, scaldano, convincono, trasformano.

La storia di Natale ne è tutta trapuntata: da quella sublime rivolta dal¬l’arcangelo Gabriele a Maria – gioisci tu che sei piena di grazia, il Signore è con te – a quella non meno rilucente con cui la giovane ragazza di Nazaret risponde all’inviato di Dio – eccomi, sono l’alleata del Signore –.

E poi le grandi parole degli angeli: non temete, vi annunciamo una grande gioia, gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama, ovvero pace perché Dio ci ama! E ancora, le silenziose parole dei Magi che raccontano con i loro doni la propria visione di quel Bambino in cui divinità, regalità e umanità si intrecciano in modo sublime. Infine, a chiudere questo tempo di luce, le parole dell’anziano Simeone che profetizza la missione di questo bambino destinato a essere caduta e risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione e svelamento dei pensieri di molti cuori.

A dire il vero, è lo stesso vangelo di Luca a offrirci una preziosa indicazione per svolgere al meglio il nostro difficile compito di notiziare il Natale. Parlando di Maria, infatti, l’evangelista riferisce che ella, «da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). È proprio così: le parole di luce hanno bisogno di un cuore che le accolga, le custodisca e le mediti. Più esattamente – come suona il verbo originale, che evoca a tutti gli effetti un approccio anche giornalistico – le confronti, le metta in relazione con la vita, con le sue ferite, le sue paure, le sue chiusu-re invincibili.

È questa la missione delle parole di luce: vincere la notte, ogni tipo di notte, oscurità o freddezza. Si tratta, direbbe Cormac McCarthy, di «combattere con le parole», le vere spade laser capaci di penetrare nella profondità dell’ombra e spalancarla alla luce.

L'autore, don Alessandro Andreini, è il consulente ecclesiastico dell'Ucsi in Toscana.

Ultima modifica: Mer 27 Dic 2017