Il calcio a tavola nei giorni di festa. Anche nella 'mia' Napoli...

ll calcio a tavola nei giorni di festa. Ebbene sì, capita anche questo nell'anno che forse mai come ogni altro segna l'affermazione della globalizzazione nella tradizionalista nazione italiana. Un po' come il black friday, tradizione a stelle e strisce come la precedente festa di Halloween, s'inseguono mode estere e le si adattano al Belpaese. E così abbiamo avuto, sulla scia della Premier League inglese, le partite a Natale e a Capodanno.

A Napoli, tra un capitone e un piatto di minestra maritata, tra un dolce tipici come roccocò e struffoli, eccoci tutti davanti alla tv con le sciarpe azzurre e i cappellini da Babbo Natale, ammirando il gioco della squadra di Sarri, le prodezze di Mertens o Insigne. Manco il tempo di scambiarci gli auguri, ché già ci troviamo a esultare per un gol, a imprecare per un'occasione sbagliata e perché no, a "gufare" le dirette inseguitrici e a sperare che il "traditore" Higuain inceppi la sua vena realizzativa.

Da sempre il Natale è il momento della pausa dal quotidiano (e quindi anche dal calcio), della sospensione del tempo (il presepe ne è un esempio, il luogo dove l'Eterno e l'immanente s'incontrano), per cui restare agganciati alla realtà del campionato certamente produrrà uno sfasamento e sarà il segno di un'abitudine nuova, da cui difficilmente torneremo indietro.

Del resto gli stessi calciatori dopo le fatiche estive e autunnali, gli impegni con le Nazionali e le logoranti trasferte europee avrebbero bisogno di un po' di riposo, di quella pausa necessaria a far ritrovare benzina nelle gambe. Non sarà così; ci penseranno gli allenatori a resettare la preparazione.

Eppure non facciamo gli ipocriti: i veri tifosi senza calcio non ci sanno stare. Tradizioni o no, tempo sospeso o meno, chi ha il calcio nel cuore è solo contento di vedere la propria squadra scendere in campo. E magari con essa moltiplicare le ragioni di festa.

Ultima modifica: Ven 29 Dic 2017