Immigrazione: i numeri, le cause, i troppi luoghi comuni. E le 'buone notizie' che danno speranza

Il 'Desk della domenica' (estratto da "Desk" numero 4/2017, info e abbonamenti ucsi@ucsi.it). Pubblichiamo integralmente un altro contributo del'ultimo numero.Vittorio V. Alberti intervista p. Fabio Baggio, Sottosegretario Sezione Migranti & Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Padre Baggio, si parla molto di immigrati, integrazione, sbarchi, clandestinità, regolarità ecc. ma non si conosce a fondo il fenomeno. Quali sono i principali (e i secondari) flussi migratori nel mondo?

L'epoca in cui viviamo è caratterizzata da una mobilità umana senza precedenti: si stima la presenza di 232 milioni di migranti internazionali e di 740 milioni di migranti interni nel mondo. Le principali destinazioni sono gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita, la Germania, la Federazione Russa, gli Emirati Arabi Uniti, il Regno Unito, la Francia, il Canada, la Spagna e l'Australia. Tra i corridoi migratori nel mondo primeggia sicuramente quello Messico-Stati Uniti, rappresentato da un flusso di 13 milioni di migranti (2013). Il secondo è quello Russia-Ucraina, seguito da Bangladesh-India e da Ucraina-Russia. Inoltre, la migrazione Sud-Sud è più ingente di quella Sud-Nord, esse rappresentano infatti rispettivamente il 38% e il 34% del totale. La geografia dei flussi migratori sta cambiando, in linea con i cambiamenti nell'economia mondiale. I migranti sono sempre più attratti dalle aree che hanno recentemente sperimentato un'alta crescita economica (Estremo Oriente, Brasile, Africa del Sud e India Occidentale).

La migrazione odierna ha come destinazione il centro urbano. Nel 2014 più del 54% della popolazione mondiale viveva in aree urbane e si stima che 3 milioni di persone nel mondo si spostino in città ogni settimana. Escludendo le zone di West Bank e Gaza, il numero di rifugiati nel 2014 era di 14,4 milioni e circa l'86% di essi si è riversato nei Paesi in via di sviluppo (Turchia, Pakistan, Libano, Iran, Etiopia, etc..). I rifugiati nel 2014 provenivano per la maggior parte dalla Siria e, spostandosi spesso in Libano, dove il 35% della popolazione è costituita da rifugiati, hanno causato una grave situazione di instabilità economica nel Paese. Il Libano ha una superficie molto piccola e inadatta ad accogliere un ingente numero di persone. L'Europa, soprattutto negli ultimi anni, si è trovata ad affrontare migrazioni massicce, conseguenza soprattutto di conflitti e povertà. Solo nel Mediterraneo, dall'inizio del 2017 a luglio sono arrivati via mare 101.266 persone.

Quali sono, in Africa, i Paesi dai quali parte la migrazione e come questa si configura?

Vi è un'idea molto diffusa che la migrazione proveniente dall'Africa sia essenzialmente irregolare; in realtà, coloro che emigrano in altri continenti sono spesso in possesso di regolare documentazione. Inoltre, le fasce di popolazione più povere non tendono a migrare o, in caso contrario, lo fanno per brevi distanze. Sono gli individui più promettenti e benestanti a popolare le schiere di coloro che migrano internazionalmente. I migranti africani si muovono comunque per lo più all'interno del loro stesso continente; l'entroterra dell'Africa occidentale è teatro di grandi spostamenti (ad esempio Mali e Burkina Faso), che avvengono in misura minore nell'Africa del Sud e sono pochi nell'area del Maghreb, poiché da qui si spostano per l'Europa. Tuttavia, negli ultimi decenni i movimenti interni sono diminuiti, probabilmente per via della decolonizzazione e del conseguente antagonismo tra i nuovi Stati. Unica eccezione all'andamento è l'Africa occidentale, costituita da piccoli Paesi, sia per popolazione che per superficie, in cui gli abitanti si limitano, per lo più, a spostarsi internamente.
Si è invece assistito ad un generale aumento delle migrazioni verso l'Europa, l'America del Nord, i Paesi del Golfo e l'Asia. Mentre in precedenza i flussi provenivano per lo più dal Nord Africa, attualmente dall'Africa occidentale e in parte anche da quella orientale partono persone per varcare i confini nazionali. Nonostante questi cambiamenti, è importante dire che i tassi di migrazione extra-continentale sono comunque inferiori rispetto a quelli degli spostamenti interni, pertanto è fuorviante descrivere il fenomeno migratorio africano come esodo o invasione. Per concludere, l'idea che la migrazione africana sia causata da povertà, violenza e sottosviluppo è altrettanto incompleta, infatti per lo più i giovani emigrano con la speranza di acquisire nuove competenze e soddisfare le proprie aspirazioni.

Quali sono le altre cause della migrazione e gli interessi che la incoraggiano?

I motivi per cui gli individui abbandonano il proprio territorio sono molteplici e spesso collegati o sovrapposti tra loro. In primo luogo si può parlare di ragioni connesse alla propria esperienza, la persona sceglie di lasciare la propria casa per via di una situazione negativa, come ad esempio un disastro naturale, la guerra e le persecuzioni.

Vivere in perpetua precarietà o in pericolo spinge altresì a migrare: la corruzione, la mancanza di lavoro, la presenza di organizzazioni criminali, sono tutte ragioni per spostarsi. Anche la carenza di infrastrutture primarie e la forte povertà, con condizioni di vita inumane, spingono la gente a muoversi. Poiché migrare ha un costo, sono spesso le famiglie a decidere che siano i figli a fuggire dalla violenza e dall'insicurezza. Vi sono poi cause che vanno al di là dell'esperienza del singolo, che sono sistemiche, profonde: le asimmetrie economiche mondiali, i processi di decolonizzazione falliti, le dipendenze politiche ed economiche, la governance guidata da interessi diversi rispetto alla preservazione del bene comune e del benessere delle persone. Tra le ragioni alla radice vi è anche una massiccia responsabilità delle multinazionali che, seguendo l'interesse economico, hanno generato situazioni instabili e disequilibrate. Anche la cattiva gestione delle materie prime ha aumentato il divario tra Paesi. Infine, il cambiamento climatico è un'altra causa strutturale.

I governi locali quali provvedimenti assumono?

"Nei cuori e nelle menti dei governanti e in ognuna delle fasi di attuazione delle misure politiche c'è bisogno di dare priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura, e di rigettare i conflitti armati". Tale principio dovrebbe essere atteso a tutti i livelli, partendo dalla comunità internazionale, passando da quella nazionale e arrivando alle realtà locali. Oltre alla cooperazione internazionale, la coordinazione tra enti nazionali è cruciale al fine di unire gli sforzi e di lavorare insieme per i medesimi risultati.
Le discussioni odierne, sia in sede internazionale che nazionale, risultano spesso miopi, non improntate all'ottenimento di un beneficio nel lungo periodo, sia per chi accoglie che per chi è accolto. Tuttavia, vi sono accordi e convenzioni internazionali che non possono essere ignorati, tra gli altri, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, il faro guida nella tutela dei minori migranti non accompagnati. Altri strumenti legislativi, come la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati e la Convenzione di Palermo del 2000 con i Protocolli relativi al traffico di esseri umani, dovrebbero rendere la situazione dei migranti meno precaria e instabile. In generale, non sussiste una carenza di strumenti legislativi di tutela dei migranti, è proprio la messa in atto degli stessi che risulta lacunosa. Attualmente il processo internazionale dei Global Compacts permetterà di delineare un quadro congiunto di azione, i cui documenti finali tracceranno una linea guida per tutti gli Stati ed è per questo che la Chiesa si sente pienamente e interamente coinvolta, volendo giocare un ruolo centrale in questo nuovo passo verso la tutela degli individui in movimento.

Cosa fa la Chiesa e cosa fa la vostra sezione del Dicastero del Servizio per lo Sviluppo Umano Integrale?

A capo della Sezione Migranti e Rifugiati all'interno del Dicastero vi è papa Francesco, egli l'ha creata con l'intento di dare un segno tangibile dell'importanza che tali individui e le loro vicende hanno per la Santa Sede e, soprattutto, al fine di dare alla Chiesa un organismo che si occupi solo di questo settore, fornendo supporto e consiglio e accompagnando migranti e rifugiati nelle delicate fasi di spostamento. La raccolta di informazioni e l'accertamento dei dati è fondamentale. Si cerca, anche avvalendosi della collaborazione di esperti e di Ong cattoliche, di collezionarli e di avere un quadro attuale delle zone maggiormente sensibili per arrivo, transito e integrazione dei migranti. Assistere le chiese locali per una risposta efficace, agendo sulla base dei principi della dottrina sociale della Chiesa, è prioritario: oggi infatti non si può lavorare se non pensando alla collaborazione tra le chiese. L'azione in aiuto dei migranti e dei rifugiati risulterebbe infatti incompleta se non si pensasse alla chiesa di arrivo, a quella di transito e di destinazione e all'azione congiunta e coordinata delle stesse. L'idea positiva deve essere quella del popolo in cammino, prendendo in carico le persone e facendo valere il momento temporale (il bisogno di aiuto) e non la circostanza territoriale (dove si trova la persona). Salvare le vite e la dignità degli esseri umani è l'obiettivo di breve termine: non a caso il simbolo della Sezione è un salvagente, donato da papa Francesco a noi Sottosegretari e riprodotto sulle cartoline di presentazione della Sezione. Nel medio periodo si vorrebbero aprire nuovi canali, consentendo agli individui che lo desiderino di migrare in modo sicuro.

La Sezione è molto coinvolta anche nel settore della comunicazione, con il fine di promuovere la "buona notizia", ovvero diffondere le notizie positive che coinvolgano migranti, rifugiati e popolazioni locali, in termini di accoglienza, solidarietà e integrazione; è di cruciale importanza riportare informazioni attendibili e positive poiché messaggi di tal genere sono di speranza e un buon esempio. In generale, per sapere di più sull'operato della Sezione e per vedere immagini e storie è interessante dare uno sguardo al nostro sito.

Quali sono, secondo lei, i problemi dell'Europa in questo campo? Manca una visione culturale prima che politica sulle migrazioni? C'è un problema di identità europea?

L'idea di Europa, nata nel secolo scorso e prosperata nel tempo, è attualmente affaticata, vittima di decisioni egoistiche che spingono numerosi Paesi ad anteporre politiche restrittive al bene comune. Papa Francesco l'ha definita "Europa nonna" per via della perdita di vitalità e della fiacchezza degli ideali iniziali. Alla protezione dello spazio, alla delimitazione del territorio si dovrebbe altresì anteporre il dinamismo dell'accoglienza e della partecipazione di tutti gli attori sociali alla trasformazione positiva, ricercando soluzioni inclusive alle crisi attuali. La promozione del dialogo e della cultura dell'incontro sono due punti imprescindibili per garantire l'identità europea e lasciare alle future generazioni un patrimonio inestimabile su cui costruire basi di pace e accoglienza. Nello specifico uno degli auspici di papa Francesco è sicuramente un'Europa unita che sia in grado di affrontare i flussi migratori in modo efficace, ma allo stesso tempo rispettoso della dignità umana: "Sogno un'Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano".

Qual è la proposta politica della Santa Sede? Accoglienza e integrazione, in che modo e perché?

L'azione della Santa Sede non è finalizzata a elaborare proposte politiche, bensì richiama ogni politica ad essere conforme ai principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa. Per ciò che concerne i migranti e i rifugiati, il Discorso del Santo Padre ai partecipanti al forum internazionale "migrazione e pace", del 21 febbraio 2017, sancisce le modalità per garantire una risposta coordinata ed efficace, nel rispetto della dignità umana, ai flussi migratori. Il Papa articola tale azione secondo quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, recentemente ripresi dal Santo Padre nel Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018. In tale occasione essi sono stati ulteriormente esplicitati e, nel garantire un impegno costante e in prima linea della Chiesa, si chiede alla società civile, così come alla comunità politica di contribuire. In esso si fa riferimento anche al processo internazionale in corso, i Global Compacts, uno per i migranti e l'altro per i rifugiati, essi rappresentano un'occasione unica di coinvolgimento per la salvaguardia dei più vulnerabili. A tal proposito la Sezione Migranti & Rifugiati ha elaborato Venti Punti di Azione, approvati dal Santo Padre, questi caldeggiano una serie di misure efficaci e attestate che nel loro insieme costituiscono una risposta integrale alle sfide odierne. I Punti racchiudono la risposta della Chiesa ai bisogni dei migranti e dei rifugiati e sono articolati sulla base dei quattro verbi sopra menzionati. Lo scopo del documento è quello di renderlo "vivo", divulgandone il contenuto e desiderandone l'utilizzo da parte di attori cattolici e non. La Sezione Migranti e Rifugiati offre i Venti Punti di Azione come un contributo alla redazione, negoziazione e adozione dei Global Compacts su migranti e rifugiati entro la fine del 2018.

Qual è il rapporto tra corruzione e traffico di esseri umani?

Corruzione e traffico sono temi caldi e molto trattati dal Santo Padre. La corruzione è un'erbaccia da estirpare, una piaga sociale. Lo sforzo della Chiesa è quello di creare una mentalità che combatta la corruzione per provvedere al bene comune. Quando l'autorità decisionale statale arriva tardi, lì si insinuano le organizzazioni criminali, se le istituzioni sono deboli e non danno risposte concrete alle necessità di migranti e di rifugiati ecco che i trafficanti di esseri umani trovano terreno fertile, creando e fortificando le loro reti. La corruzione si infiltra nei processi di sviluppo, indebolisce chi già è più vulnerabile e crea un grave malfunzionamento delle istituzioni a danno delle persone. Corruzione e traffico di esseri umani sono strettamente connessi, soprattutto quando il tema è la migrazione. Con i flussi migratori i trafficanti hanno trovato persone invisibili da usare per arricchirsi. Migranti e rifugiati sono così coinvolti in un vortice di prostituzione, vendita di organi e lavoro forzato. Proprio per sottrarre dalle mani dei criminali questi individui gli Stati dovrebbero creare canali sicuri per lo spostamento e velocizzare l'ottenimento dei documenti necessari per condurre una vita dignitosa nel Paese di destinazione, creando un ciclo economico proficuo, di cui anche i Paesi di origine beneficerebbero.

Le chiedo una considerazione sul multiculturalismo e sul pluralismo culturale.

Le società moderne sono multiculturali e pluralistiche. Il Papa ha più volte incentrato le sue parole sull'importanza della cultura dell'incontro, in contrapposizione a una sterile cultura dell'indifferenza. Quest'ultima invade sempre più le nostre società e rende le persone disinteressate agli accadimenti esterni; al contrario l'incontro con l'altro, che presuppone uno scambio, arricchisce gli individui. La Chiesa si fa promotrice dell'interculturalismo: la coesistenza e il dialogo consentono un mutuo accrescimento del bagaglio culturale e spirituale. Non esiste una cultura "dominante", bensì tante persone che possono trarre vantaggio ed esperienza dal reciproco riconoscimento dell'identità e dei diritti fondamentali. Attualmente gli individui sono guidati dalla paura e dalla diffidenza e, dunque, nonostante sussistano esempi di cultura dell'incontro, essa non è diffusa come potrebbe grazie all'impegno di tutti.

Come si possono superare le due predominanti pulsioni: "tornate a casa vostra", da un lato; "accogliamo tutti", dall'altro?

La Chiesa è giornalmente impegnata nel preservare e proteggere i diritti umani e la dignità, essendo necessario garantire il benessere delle persone. Per far sì che ciò avvenga, il tornate a casa vostra deve presumere determinate condizioni. Si devono creare i presupposti affinché le persone che fanno ritorno siano effettivamente tutelate e reinserite in un tessuto sociale adeguato. Il bilanciamento tra i due opposti consiste nel cooperare a livello internazionale affinché si possano garantire opportunità in patria ma anche sistemi di accoglienza adeguati nei paesi di destinazione. Il mondo dovrebbe lasciare spazio alla solidarietà, all'aiuto reciproco e non essere dominato dagli interessi economici. L'accoglienza è sacra nella nostra tradizione religiosa, non si tratta solo di creare unità, ma di arrivare alla comunione (comunione della e nella diversità). Proprio chi chiede di essere accolto è, per il cristiano, colui che consente l'incontro diretto con Dio. Guardando alla situazione di oggi, "salvare vite" costituisce un imperativo morale dal quale non si può prescindere. Ma, come ha ricordato papa Francesco recentemente, l'accoglienza non può essere azzardata e sconsiderata, senza visione di futuro. L'accoglienza prudente e responsabile è quella che si impegna con generosità in prima persona, ma anche sa esigere da chi ha maggiori risorse la condivisione degli obblighi, in nome del principio di corresponsabilità globale. L'accoglienza prudente e responsabile non ammassa grandi numeri di richiedenti asilo in piccoli spazi, ma predilige un'ospitalità diffusa, più facilmente gestibile e sicuramente più umana.

Può commentare l'espressione: "aiutiamoli a casa loro"?

"La promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare". Così papa Francesco, nel suo discorso del 21 febbraio 2017, sancisce altresì il diritto a non dover emigrare, ossia il diritto di rimanere; la migrazione deve essere una scelta volontaria e non forzata. Affinché ciò possa realizzarsi nel rispetto della dignità umana, è necessario che si verifichino le condizioni per la realizzazione dell'esistenza. Sono proprio i programmi di cooperazione e il coordinamento tra Stati che, se ben congegnati e lontani da doppi fini, possono essere determinanti nel miglioramento della realtà territoriale. I migranti e i rifugiati, quali diretti interessati, devono altresì essere messi a parte e coinvolti in fase decisionale. Di certo un intervento di tal fatta esige molto tempo e buona volontà; investire in un processo di lungo periodo richiede lungimiranza nonché la messa in conto che il flusso migratorio non si arresterà a breve.

Ultima modifica: Sab 24 Feb 2018

UCSI - PI 01949761009 - CF 08056910584 - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 224 del 29/09/2014 - Tutti i diritti riservati