La pubblicazione del video dello studente di Lucca/2: un appello all'Ordine dei Giornalisti

alla sollecitazione proposta qui sul nostro sito, ecco una risposta arrivata in queste ore. Scrivete anche voi a ucsi@ucsi.it 

Salvatore Di Salvo

Si può pubblicare il video del ragazzo che contesta, minaccia e umilia il suo insegnante? Certamente NO! I colleghi hanno fatto bene a non pubblicare il video, anche se sono andati contro corrente e sono rimasti solo una voce nel deserto. A pubblicare il video, si viola la deontologia professionale dei giornalisti che è regolata dalla Carta di Treviso che disciplina l’informazione sui minori e che all’articolo 7 recita: “Nel caso di minori malati, feriti, svantaggiati o in difficoltà occorre porre particolare attenzione e sensibilità nella diffusione delle immagini e delle vicende al fine di evitare che, in nome di un sentimento pietoso, si arrivi ad un sensazionalismo che finisce per divenire sfruttamento della persona”.

Certamente quella della pubblicazione dell’immagine è l’ipotesi a più alto rischio di lesività. Norma centrale per la soluzione del problema è l’art. 8 del codice di deontologia dei giornalisti. Intitolata alla “Tutela della dignità della persona”, la norma, divisa in tre commi, riporta i casi in cui è vietato pubblicare immagini di persone, seguendo un ordine crescente di lesività. La rappresentazione porta il pubblico ad una istintiva equiparazione della persona ad un animale. Una crudeltà comunque gratuita, a prescindere dalla colpa commessa. Qui il divieto è assoluto. Nemmeno il consenso dell’interessato legittimerebbe la diffusione.

Il dibattito sulla correttezza deontologica di quella pubblicazione sui media tradizionali è stata comunque in gran parte falsata da un dato di fatto: la Carta di Treviso, al momento, non ha alcun effetto concreto sulla capacità della rete e dei social network di anticipare e regolare le notizie. Ormai quasi sempre la rete “brucia” i tradizionali organi di informazione, che sono costretti a inseguire. Anche nel caso specifico è andata così. E quando i “puristi” si sono chiesti se fosse corretto o no pubblicare il video che era già in bella evidenza su molti siti online e social network, quindi di dominio pubblico, si è resa marginale la discussione sull’etica.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti dovrà porre rimedio con una serie indagine sulle violazioni e la mancata applicazione del codice deontologico. Perché se no non ha senso promuovere, organizzare i corsi di formazione sulla deontologia professionale o acquisire crediti formativi tramite i corsi online. Non ha senso pubblicare normative e poi tutti noi giornalisti, direttori e redattori facciamo altro e violamo le norme. Se non poniamo rimedi saremo complici e fautori dell’imbarbarimento della società in cui viviamo.

Ultima modifica: Gio 26 Apr 2018

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