L'urgenza di un salario dignitoso

La dimensione del giornalista è sempre più precaria. Ma non, come accadeva un volta, per il tipo di lavoro in sé, che difficilmente si concilia con i turni prestabiliti, gli orari fissi e le feste degli altri.

Il giornalista oggi è precario perché in molti (troppi) casi ha poche garanzie e un reddito inadeguato.

E questa condizione si allarga sempre di più, coinvolgendo un’intera generazione di colleghi. Non c’è bisogno di ricordare le cifre impietose che abbiamo già imparato a conoscere; si pensi solo che i due terzi della nostra categoria sono ‘lavoratori autonomi’ e in media non guadagnano neppure mille euro lordi al mese.

Insomma la disintermediazione ‘figlia’ delle nuove tecnologie e delle mutate abitudini dell'opinione pubblica, quel fenomeno ben evidenziato negli ultimi anni dal Rapporto che l’Ucsi realizza con il Censis, ha prodotto anche una frammentazione del nostro lavoro. Ha ristretto il mercato, ha ridotto le redazioni, ha modificato i ruoli trasformando o annullando persino alcune mansioni.

L’ingresso massiccio nella professione dei giovani giornalisti, illusi anche dal proliferare disordinato di scuole e corsi universitari, ha creato una situazione insostenibile generando spesso una ‘guerra tra poveri’. Si capisce: se il lavoro è poco e la manodopera a disposizione è tanta, si determina un grande squilibrio. E la parte più debole è certamente la nostra.

Così capita sempre più spesso che vengano proposte collaborazioni retribuite con pochi spiccioli e senza garanzie di continuità (otto ‘autonomi’ su dieci non arrivano a 800 euro al mese) e che allora il giornalista (per far quadrare i propri miseri conti) sia costretto a lavorare molto e su più fronti. Oppure che finisca per alimentare l’esercito dei poor workers, i nuovi ‘lavoratori poveri’.

Ecco, il Primo Maggio è la festa del lavoro e dei lavoratori. Che sia pure la festa del lavoro dignitoso e del salario adeguato, anche per i giornalisti! Con la loro penna, il loro computer, la loro testa provano a raccontare la realtà, piccola o grande, che ci circonda. Devono farlo con etica e responsabilità, ma prima ancora con dignità.

Ultima modifica: Mar 1 Mag 2018