Giovani Giornalisti/3 - Tre piccole proposte (ma concrete) per cambiare un po' le cose

Proseguiamo il confronto con i giovani giornalisti che condividono l'esperienza di formazione e confronto dell'Ucsi. E offriamo su queste pagine, per tutto il mese di maggio, i loro interessanti spunti di riflessione sul giornalismo di oggi (a.r.)

Poiché il mondo della comunicazione cambia repentinamente, cambia di conseguenza il mercato del lavoro giornalistico, soprattutto rispetto al significato che il termine aveva assunto nel '900.
Per i più giovani accedere al mondo della professione diventa particolarmente difficile non solo per una crisi congiunturale che ha ridotto gli investimenti dei privati in pubblicità, ma anche per il taglio dei fondi pubblici e soprattutto per il proliferare dei social network come fonte (solo presunta, in molti casi) di informazione gratuita e immediata.

Le proposte per una crisi sistemica, a mio avviso, non possono che essere sistemiche. Innanzitutto, sono già adeguatamente applicate le leggi che impongono figure giornalistiche in determinati settori delle istituzioni pubbliche e delle redazioni? Purtroppo non è ancora così, in molti casi, nel nostro paese.

Secondo punto: perché editori e dirigenti delle categorie di settore tardano ad accordarsi collettivamente al fine di garantire l'abolizione delle informazioni gratuite? Un'informazione necessariamente a pagamento garantirebbe a mio avviso non solo un cambio di approccio dell'utenza, costretta così a non accontentarsi di blog di comunicatori spesso improvvisati e preferendo testate giornalistiche registrate, ma anche introiti finalmente in grado di pagare meglio i colleghi.

Terzo punto: perché non vincolare anche la gestione dei social network istituzionali, come parte del settore Relazioni pubbliche o Ufficio Stampa che sia, a una figura registrata nell’Albo dell’Ordine? Questo consentirebbe a mio avviso non solo attenzione strategica ai molteplici social network che richiedono una pianificazione integrata sul piano della comunicazione, ma anche la necessità di investire in nuove professionalità per enti e testate, prendendo atto di questo "cambiamento d'epoca". Consentirebbe anche di formare alla ‘comunicazione integrata’ (grafica, web, social network), le nuove leve che vogliono approcciarsi alla professione. Cioè, in una parola, NOI.

Ultima modifica: Gio 10 Mag 2018

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