Cinque lezioni che impariamo dal Rapporto 'Infosfera'. E l'urgenza dell'educazione all'utilizzo della rete e dei social.

Il secondo rapporto Infosfera sull'universo mediatico italiano, di cui parliamo qui a lato, rivela dati impietosi sul livello di alfabetizzazione digitale, ma non solo, della popolazione italiana: solo per citare qualche numero, l'87% degli italiani reputa che i social network non offrano opportunità di apprendere notizie credibili e l'82% degli italiani non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web. Aumentano le patologie e le dipendenze legate a un cattivo utilizzo del web, da cui quasi l’80% degli italiani ormai attinge la totalità delle informazioni, senza però avere nella maggior parte dei casi la capacità di verificare le fonti né di approfondire una notizia prima di darla in pasto ai social network con commenti spesso impulsivi.

Mi pare che da questo studio si possano trarre alcune preziose lezioni.

Lezione n. 1: fare informazione è un mestiere. Non ci si può improvvisare.

Lezione n. 2: anche per esprimere opinioni sui social sarebbe necessario collegare alla bocca, prima di aprirla, il cervello.

Lezione n. 3: forse, quando anche l’ultima copia dell’ultimo giornale finirà al macero invenduta, qualcuno lo capirà. E rivaluterà il giornalismo, la verifica delle fonti, l’importanza di riconoscere il valore delle professionalità, di formare spiriti critici e di fornire le “attrezzature”, tecniche ma soprattutto intellettuali, per una buona fruizione e gestione dei media, in particolare di quelli nuovi e ‘disintermediati’.

Lezione n. 4: il web è una grande risorsa, uno spazio di libertà, un’opportunità di conoscenza, uno strumento di dialogo, una piazza virtuale in cui è possibile fare relazioni e contribuire al bene comune. Ma, come ogni mezzo, va conosciuto, studiato, gestito. Altrimenti, con la sua potenza tecnologica, il mezzo diventa fine (a se stesso) e prende il sopravvento, impone i suoi lati più rapsodici, favorisce l’autoreferenzialità, divide e non unisce, induce alla superficialità anziché persuadere all’approfondimento, crea dipendenza generando “mostri sociali” e non più persone socievoli.

Lezione n. 5: il web non significa automaticamente democrazia. La può favorire od osteggiare, in base all’utilizzo che ne viene fatto. Ma la democrazia non si esaurisce sulla tastiera di un pc o sul touch screen di uno smartphone: essa è oltre e di più, è una conquista quotidiana e faticosa, è un’arte complessa che richiede l’impegno e la dedizione di tutti, il buon impiego dei mezzi a disposizione, la priorità di mettere al centro la persona, libera dai suoi egoismi, aperta all’incontro e alla scoperta di sé grazie al dialogo e al confronto con gli altri.

Nessun problema, dalle lezioni c’è sempre da imparare, soprattutto se queste mettono in luce gli errori commessi e indicano la via d’uscita: non è mai troppo tardi per cominciare ad educare al tempo dei social, ripartendo dal valore altissimo della lettura, della conoscenza, dell’educazione civica, della comunicazione verbale e non.

Esercizi che si possono praticare a partire dalle famiglie e dalle scuole. Il tempo sta per scadere ma, volendo, ce la potremmo ancora fare. Speriamo che il giorno in cui realizzeremo tutto questo non sia troppo tardi.

Ultima modifica: Lun 23 Lug 2018

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