AltraEstate/6 - Il mio Viaggio con la 'V' maiuscola e il diario che lo racconta

Tutti abbiamo un viaggio in testa da quando siamo piccoli, quel viaggio che sogniamo di fare da anni e non ricordiamo nemmeno il motivo per il quale abbiamo deciso che quello è il nostro Viaggio con la V maiuscola. Quel viaggio irripetibile, che si fa una volta nella vita e che è in grado di cambiartela. Un giorno che per tanti non arriva mai, e il sogno resta tale per tutta la vita. Ognuno dà le proprie motivazioni, ognuno trova le proprie scuse.

Ci diciamo che non abbiamo il tempo. Siamo noi però a decidere cosa fare del tempo che abbiamo ricevuto in dono: possiamo usarlo al massimo o appoggiarlo in un angolo come i regali inutili che per Natale, da bambini, ci facevano i parenti e che ci annoiavano. La noia ci assale nella routine quotidiana, ma spesso la paura di rompere questa routine è più forte e il cambiamento non arriva. Quando mi chiedono dove trovo il tempo per viaggiare, rispondo che Dio ha dato agli uomini lo stesso tempo, basta che decidano come impiegarlo.

Quest’estate sto realizzando il mio Viaggio con la V maiuscola: attraversare la Russia sulla ferrovia Transiberiana. Esplorare l’Europa in treno in lungo e in largo, gli scorsi anni, mi ha dato conferma di come questo mezzo lento e romantico, talvolta sporco e disagevole, abbia un grande vantaggio: ti permette di conoscere le persone. I monumenti si imprimono sulle fotografie, ma ciò che mi rimane nel cuore dopo ogni viaggio sono le persone che abitano il paese che visito.

L’abitudine a sfruttare il Couchsurfing (la pratica di dormire ospitati da sconosciuti), almeno qualche notte in ogni paese, mi dà una scusa per intessere rapporti con gente del posto, addentrarmi nelle tradizioni locali, sentirmi parte della loro cultura. Imparare almeno una base della lingua locale, mi dà modo di tentare qualche conversazione anche con chi non ha la fortuna di parlare inglese.

Percorrere in treno diecimila chilometri, dal Mar Baltico al Mar del Giappone, passando dal mare alle montagne, dalle steppe ai laghi, dialogando in lingue diverse con gente di ogni etnia, vuole essere per me un nuovo tentativo di esplorare l’inesplorato. Non alla Cristoforo Colombo, perché tutto è scoperto e tutto si può vedere dal salotto di casa su internet.

Ciò che amo esplorare è la gente: sempre diversa, sempre nuova, sempre sorprendente. Ed è scrivendo un diario, narrando ogni incontro, che sento rifiorire il giornalista romantico, quello che sapeva meravigliarsi del mondo, entusiasta nel raccontarlo. Quel giornalista che oggi la tecnologia e la crisi dell’editoria provano a soffocare ma che, allargando lo sguardo fuori dal finestrino di un treno, riemerge prepotente e alimenta la passione per il racconto della verità.

Ultima modifica: Lun 20 Ago 2018