Sinodo/3 - La sfida del discernimento, nella verità e nel coraggio. E le parole che interpellano noi giornalisti

Il Sinodo dei giovani come «esercizio ecclesiale di discernimento», «dialogo» per «aprirsi alla novità», «momento di condivisione». Ma per realizzare il processo di discernimento - «atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede» - sono fondamentali «franchezza nel parlare e apertura nell’ascoltare».

A pochi giorni dall’apertura dell’appuntamento sinodale, in corso fino al 28 ottobre, le parole di papa Francesco (come la sua visibile commozione durante l’omelia, mentre annunciava la presenza sulla piazza di due vescovi cinesi) echeggiano come un monito per tutti.

E sono segni che interpellano in profondità anche gli operatori della galassia mediatica, con le loro responsabilità (in)formative. Perché nei molteplici messaggi del Pontefice ai giovani, e ai padri sinodali, risuonano con forza quei fondamenti della comunicazione con un “supplemento d’anima” che sono l’unica vera strada per costruire un dialogo autentico e – queste le parole del Papa ai giovani - «un mondo migliore di quello attuale», rifiutando di «dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie».

Noi giornalisti (credenti e non credenti) e comunicatori sociali sappiamo che le parole possono essere pietre - sassi gettati nello stagno del silenzio - o carezze, sussurri o chiasso di singoli alberi abbattuti che fanno molto più rumore di un’intera foresta che cresce. E non possiamo non interrogarci sul senso dell’invito del Papa ai giovani (ma non solo) «a parlare con coraggio e parresìa, cioè integrando libertà, verità e carità» e ad «ascoltare con umiltà» perché solo il dialogo può farci crescere», e «una critica onesta e trasparente è costruttiva e aiuta, mentre non lo fanno le chiacchiere inutili, le dicerie, le illazioni oppure i pregiudizi».

Bergoglio lo ripete con coerenza, sin dall’inizio del suo Magistero: la diffusa tendenza (nella vita politica e civile, nei social, tra i media e perfino nelle comunità cristiane) al chiacchiericcio, al pettegolezzo, alla calunnia, alla maldicenza, al giudizio superficiale e al cosiddetto hate speech sbandierato ai quattro venti – senza pensare alle conseguenze - sono un vero e proprio crimine contro la persona. Che distrugge l’umanità, opera di Dio, perché nasce dall’odio, e dunque dalla divisività satanica.

Con questo spirito, accogliamo con grata gioia sul nostro sito una lettera che monsignor Armando Dini, Arcivescovo emerito di Campobasso-Bojano, ha voluto indirizzare a Papa Francesco da Napoli, dove è attualmente padre spirituale del Seminario arcivescovile maggiore. Scritta nel giorno dell’Esaltazione della Croce, è un messaggio vivo che come UCSI ci fa piacere condividere, pubblicandolo integralmente anche come sentito augurio per i lavori sinodali.

LA LETTERA APERTA di mons. Armando Dini

Grazie, carissimo Giorgio, fratello in Cristo, nostro Papa Francesco.

Grazie per il duro impegno che si sforza di rendere più evangelica la nostra Chiesa cattolica, in comunione con le altre Chiese cristiane, a servizio e salvezza del mondo intero.
Questa particolare forma di “littera communionis“ Ti sia di conforto nel difficile compito petrino: non siamo pochi, noi Vescovi tuoi confratelli, confermati da Te, Capo del Collegio apostolico – e io sono tra quelli – che Ti stiamo accanto, condividendo le tue sofferte scelte pastorali, pregando per la tua tenuta; aiutando presbiteri e laici a condividere la tua linea. È bene, dopo più di cinque anni di tuo ministero romano, uscire dal silenzio per manifestarTi il nostro affetto, per dirTi: siamo con Te, cercando di farci guidare dallo Spirito.

Il Signore Gesù che vuole riconciliare tutti in un solo corpo per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia (cfr Ef. 2,16) si serva anche e molto del tuo ministero per rendere nei suoi membri meno peccatrice e più santa la Chiesa di tutti i suoi discepoli.

Di nuovo grazie, preghiere; e richiesta di apostolica benedizione.

Nel Signore
Armando Dini

foto: AgenSIR

Ultima modifica: Ven 5 Ott 2018