Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

PROFESSIONE/DDL DIFFAMAZIONE:IL GIORNALE NON SCIOPERA. IN UNA NOTA DI FELTRI :AL LAVORO PER RACCONTARE L’ULTIMO GIORNO DI LIBERTA’ DEL DIRETTORE SALLUSTI

ILGIORNALESALLUSTI"Lunedì saremo in redazione per fare il nostro quotidiano che uscirà regolarmente il dì successivo. Ci volete definire crumiri? Fate voi. Non abbiamo paura delle parole". Lo scrive il direttore editoriale de Il Giornale, Vittorio Feltri, in un editoriale con dal titolo "Legge assurda, ma scioperare non serve a nulla". "Lunedì lo useremo, come di dovere, per raccontare l'ultimo giorno di libertà del nostro direttore e il suo annunciato ingresso in prigione", aggiunge Feltri, riferendosi al fatto che - come spiegato dallo stesso Sallusti - il 26 novembre scadono i 30 giorni di sospensione e la pena a 14 mesi di reclusione per diffamazione dovrebbe essere eseguita. "Non sia mai - prosegue il giornalista nell'editoriale - che un evento tanto drammatico, da noi atteso con angoscia e disperazione, sia ignorato dal Giornale". "Non ci nascondiamo dietro un dito - scrive ancora Feltri -. Se l'astensione dal lavoro fosse un segno di solidarietà verso Alessandro (Sallusti, ndr), e di appoggio ai colleghi che rischiano la sua stessa sorte, saremmo solerti nell'aderire all'iniziativa della Fnsi. Poiché, viceversa, la stampa e i suoi addetti non solo se ne infischiano di Sallusti, ma hanno anche creato le condizioni in questo Paese affinché i cronisti non allineati a sinistra siano discriminati e considerati servi del padrone (come se tutti non avessimo un editore più o meno rompiballe), quindi da maltrattare e addirittura da rinchiudere, noi rinunciamo ad accodarci al sindacato".(ANSA)

PROFESSIONE/DDL DIFFAMAZIONE:GRUPPO RIFFESER, POLITICA IN ULTIMA PAGINA

riffeser-1 Dalla prossima settimana nei quotidiani del Gruppo Riffeser le notizie su attività parlamentare e partiti, ma non sul governo, saranno nelle ultime pagine. Lo annuncia l'ad della Poligrafici Editoriale, Andrea Monti Riffeser, solidale con i giornalisti, pur ritenendo più utili proteste alternative allo sciopero che aggrava la crisi. Di fronte allo sciopero dei giornalisti del 26 novembre contro il ddl diffamazione che si va configurando come "un disegno di aggressione a un'intera categoria professionale senza riparare eventuali lesioni della dignità e dell'onore delle persone per errori od orrori di stampa", Andrea Riffeser Monti, amministratore delegato e vicepresidente della Poligrafici Editoriale, ha deciso di dimostrare "la propria solidarietà anticipando la forma di protesta che aveva annunciato per gennaio" e invitando ad affiancarsi nella protesta agli altri editori "che abbiano a cuore la salvaguardia della libertà di stampa". "L'editoria in Italia, ormai, è completamente abbandonata a se stessa - spiega Riffeser -. Per tamponare la situazione di grande difficoltà servirebbero provvedimenti anche non onerosi per i conti dello Stato, ma i partiti e il Parlamento sembrano troppo impegnati a tutelare i singoli interessi anziché valutare in modo adeguato la criticità del settore e le proposte degli editori, avanzate da anni ma dimenticate nei cassetti". "Inoltre - prosegue l'editore -, anziché lavorare per tutelare un settore che solo nel nostro Paese contribuisce al sostentamento di centinaia di migliaia di famiglie, dedicano il proprio tempo a promulgare leggi che ledono ed ostacolano la libertà di stampa, danneggiando ulteriormente un mercato già reso fragile dalla crisi economica. Personalmente, sono convinto che lo sciopero non faccia altro che accentuare questa spirale negativa, mentre ritengo più utili ed eclatanti forme di protesta alternative, come spostare nell'ultima parte del giornale, pur mantenendo intatti i valori dell'equilibrio e della correttezza dell'informazione, tutte le notizie relative alle campagne elettorali dei singoli partiti (che ormai hanno nauseato i nostri lettori) e alle iniziative parlamentari". "Resta inteso - conclude Andrea Riffeser - che, per il momento, non verrà modificato il risalto dato all'attività operativa del Governo. Un'alternativa efficace allo sciopero di lunedì, lesivo del diritto all'informazione dei lettori ed ulteriore danno economico per il settore, potrebbe essere quello che definisco uno 'sciopero selettivo': non pubblicare per una settimana tutte le notizie relative alle attività parlamentari e dei singoli partiti". (ANSA).

PROFESSIONE/DDL DIFFAMAZIONE: FNSI PROCLAMA SCIOPERO PER IL 26 NOVEMBRE. GIORNATA DEL SILENZIO CONTRO UNA LEGGE PUNITIVA DELL’INFORMAZIONE

sciopero_giornalist''I giornalisti italiani hanno proclamato, per il 26 novembre prossimo, la giornata del silenzio dell'informazione per protestare contro il progetto di legge sulla diffamazione, in discussione al Senato, che si va configurando come un disegno di aggressione a un'intera categoria professionale senza riparare eventuali lesioni della dignita' e dell'onore delle persone per errori o orrori di stampa''. Lo afferma una nota della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) che spiega: ''Si tratta di una protesta inevitabile dopo l'emendamento approvato oggi, in contrasto anche con il Governo che aveva opposto un suo no tecnico per l'incostituzionalita' sostanziale di norme che modificano irritualmente il codice penale, le regole sulla stampa e non garantiscono equilibrio tra diritti costituzionalmente protetti: quello all'informazione indipendente e libera dovuta ai cittadini e la tutela della dignita' delle persone''. ''Con il carcere possibile solo per tutti i giornalisti italiani, alimentando differenze e disparita' di attenzione, si crea un mostro giuridico -prosegue la nota- che non risolve alcun problema di interesse pubblico. Di contro si realizza, con un atto di ingiustizia palese, una minaccia e una grave intimidazione che mortificano il giornalismo investigativo tutto, limitandone possibilita' di ricerca e proposta di verita'''. ''Per queste ragioni -aggiunge la Fnsi-, per richiedere al Parlamento, in adesione piena ai principi costituzionali di convivenza, di bloccare questo disegno di legge insensata e brutale e perche' sia riformata la legislazione sulla liberta' dei cittadini e dei giornalisti, introducendo la rettifica documentata, vincolante e riparatrice, e il Giuri' per la lealta' dell'informazione, i giornalisti sono chiamati allo sciopero nella giornata di lunedi' 26''. I giornalisti italiani si asterranno dal lavoro con le seguenti modalita':. * i giornalisti dei quotidiani, dei service e delle strutture sinergiche nazionali e locali si asterranno dal lavoro nella giornata di lunedi' 26 novembre per impedire l'uscita dei quotidiani nella giornata di martedi' 27 novembre. * i giornalisti delle agenzie di stampa si asterranno dal lavoro dalle ore 07.00 di lunedi' 26 novembre alle ore 07.00 di martedi' 27 novembre. * i giornalisti delle testate web e dei siti on-line, ancorche' collegate a testate stampate, quotidiane o periodiche, si asterranno dal lavoro dalle ore 06.00 di lunedi' 26 novembre alle ore 06.00 di martedi' 27 novembre. I comitati ed i fiduciari di redazione delle stesse testate e degli stessi siti sono chiamati a verificare, con le rispettive direzioni, la possibilita' di oscurare nella stessa giornata la parte informativa della testata o del sito sostituendola con comunicati, immagini illustrative ed informazioni sulle iniziative sindacali per il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini all'informazione. * i giornalisti free-lance, i collaboratori ed i corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo le modalita' previste per i giornalisti della testata per la quale prestano la loro opera; i giornalisti degli uffici stampa si asterranno dal lavoro per l'intera giornata di lunedi' 26 novembre. * i giornalisti dell'emittenza radiotelevisiva pubblica e privata analogica e digitale, nazionale e locale, dei giornali telematici, dei siti web, dei portali internet e dei canali tematici satellitari legati o no a network terrestri si asterranno dal lavoro a partire dalle ore 06.00 di lunedi' 26 novembre alle ore 06.00 di martedi' 27 novembre. * Nel corso della manifestazione del silenzio, nelle emittenti radiotelevisive, saranno assicurati soltanto i notiziari in forma ridotta previsti da eventuali accordi aziendali. Pertanto, si prevede che non vada in onda nessuna trasmissione o rubrica giornalistica, che abbiano come conduttori o protagonisti giornalisti, ne' avvenimenti sportivi con la cronaca di giornalisti. In ogni caso sara' assicurata la presenza dei comitati di redazione in tutte le redazioni al fine di predisporre notiziari straordinari in presenza di eventi di particolare gravita' e interesse per l'utenza. * i giornalisti dei periodici parteciperanno alla giornata del silenzio con astensione dalle prestazioni e sospensione dell'aggiornamento degli eventuali siti web della loro testata il giorno 26 novembre p.v. I comitati e fiduciari di redazione delle testate periodiche sono altresi' chiamati a richiedere la pubblicazione sul primo numero utile della loro testata di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio e a sollecitare le rispettive direzioni perche' siano fatti conoscere ai lettori i motivi della protesta''. (ASCA)

PROFESSIONE/DDL DIFFAMAZIONE: FIEG, PROTESTA GIORNALISTI CONDIVISIBILE, IMPROPRIO SCIOPERARE

ANSELMI"Per il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, le ragioni della protesta dei giornalisti contro una pessima legge sulla diffamazione sono comprese e condivise. Ma la Fieg ritiene improprie le modalita' della protesta con uno sciopero che rende ancora piu' difficile la situazione dell'informazione". Cosi' il numero uno della Federazione degli editori, in una nota, si esprime sullo sciopero indetto dalla Fnsi per lunedi' prossimo contro il ddl diffamazione che prevede il carcere per i giornalisti, escludendo pero' i direttori delle testate. (RADIOCOR)

CONGRESSO USIGRAI: PRESIDENTE MELODIA ANNUNCIA LA COSTITUZIONE PRESSO L’UCSI DI UN OSSERVATORIO SUL SERVIZIO PUBBLICO

usigrai_logoIl presidente dell'UCSI Andrea Melodia ha portato il saluto dei giornalisti cattolici italiani ai colleghi della RAI riuniti in congresso a Salerno, e ha annunciato la costituzione presso l'UCSI di un Osservatorio sul servizio pubblico. Poi ha così proseguito: "La crisi RAI ha tanti aspetti: il più preoccupante è la crisi di credibilità, che mette in discussione la ragione d'essere di un servizio pubblico. Se non si è convinti della utilità di un servizio pubblico nel mondo della comunicazione, perché tenere in vita la RAI?
Occorre cercare attivamente di ricostruire il senso dell'utilità del servizio pubblico. Ma rendiamoci conto che oggi è la struttura stessa della RAI, con le sue ripartizioni in potentati (fatti da testate, da singole trasmissioni, da singoli personaggi) a rendere sempre più problematica una risposta in termini di servizio pubblico generale e unitario.
Il secondo aspetto di crisi sta nell'oggetto del vostro lavoro. Non si può più limitare l'intervento al settore radiotelevisivo, occorre estenderlo a tutto il sistema della comunicazione. Dunque non più servizio pubblico solo radiotelevisivo, ma della comunicazione in generale. Questo è il tema centrale al prossimo rinnovo della convenzione Stato/RAI tra 3 anni. Ci si sta preparando a questa trasformazione?
Mettiamo in chiaro le conseguenze di questioni così generali. Se il problema è ridare un senso al servizio pubblico, di cosa parliamo? Del pluralismo come somma di radicalismi contrapposti, come "somma delle parzialità" come lo ha definito Sergio Zavoli? Oppure il pluralismo dovrà essere cercato e attuato all'interno della redazione, evitando peraltro di appiattirla nel perenne compromesso? A cosa servono oggi, quando il paese ha bisogno di coesione e le ideologie sono in crisi, l'esistenza di redazioni separate e contrapposte? Il servizio pubblico soprattutto in questo momento non può che essere uno, pluralista per vocazione. La situazione attuale ha le sue radici nella riforma del 1975, ha svolto un ruolo all'epoca ma oggi non ha senso alcuno. Una riforma di questo genere, presentata non come razionalizzazione interna ma come svolta al servizio dei cittadini, potrebbe avere enorme impatto pubblico.
So bene quanto possa costare ai 2000 giornalisti RAI prendere coscienza di quella che considero l'ineluttabilità di una riforma. Costerà cara a molti, a cominciare dai giornalisti dirigenti, ma non affrontarla costerà molto più caro a tutti, cominciando naturalmente dai più giovani. Spero che non sia diventato anche questo un sindacato per vecchi.
Conseguenza ulteriore: occorre favorire in tutti i modi la crossmedialità e la transmedialità, nell'ottica del servizio pubblico, come naturale prodotto prioritario del lavoro giornalistico. Le news sono ormai nel mondo, necessariamente, una produzione di flusso continuo, che trova in internet e nei canali televisivi all news gli strumenti prioritari di diffusione. Mi spiace dover dire ai colleghi del TG1, con i quali ho lavorato tanti anni, che il loro è... non un sottoprodotto perché comunque può continuare ad avere milioni di spettatori, mi auguro in eterno, ma quantomeno un prodotto che deve nascere all'interno di una operazione produttiva di più ampia portata e gestita unitariamente al servizio dei cittadini, e certo non di una parte politica e neppure del governo al potere protempore. Altrimenti addio credibilità.
Il problema riguarda naturalmente anche le Reti, la cui crisi oggi dipende dalla mancanza di creatività. Da decenni la RAI non cerca creativi, solo controllori e esecutori. Se ci sono creativi oggi in RAI, e voglio sperarlo, possono essere nascosti tra i giornalisti più giovani. Occorre scovarli e favorire il loro trasferimento nelle aree creative dei programmi. La grande RAI del passato era piena di giornalisti ai programmi.
Non invidio i dirigenti sindacali chiamati ad affrontare queste emergenze, come non invidio i dirigenti aziendali. So con certezza che questi non possono occuparsi solo di compatibilità economiche, devono avere anche un progetto di ampio respiro, quello di ridare credibilità e qualità al servizio pubblico e fare in modo che i cittadini si sentano rappresentati. Non basta scrollarsi di dosso la morsa dei partiti: oggi questo è quasi facile viste le condizioni in cui stanno, c'è riuscito persino il governo. Occorre costruire un rapporto nuovo con la politica, in modo che buona comunicazione e buona politica si sostengano a vicenda invece che danneggiarsi reciprocamente come è avvenuto finora. Occorre una profonda opera di pulizia per riuscire in questo compito. E' quanto auguro possiate fare voi e i futuri dirigenti dell'Usigrai.(UCSI)