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Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

OSSERVATORIO RAI: LICENZIATO GIORNALISTA CHE AVEVA DETTO FRASI CONTRO I NAPOLETANI IN UN SERVIZIO PREPARTITA CHE ANNUNCIA RICORSO. IACOPINO CONTRARIO

amandolaLa Rai ha licenziato Giampiero Amandola, il giornalista della sede regionale piemontese autore di un servizio nel prepartita Juventus-Napoli di domenica 21 ottobre giudicato offensivo. Il giornalista in quella circostanza aveva fatto una battuta sui tifosi napoletani: "E voi li distinguete dalla puzza...con grande signorilita'", in replica alla frase di un tifoso bianconero che diceva "I napoletani sono ovunque, al nord, al centro, al sud. Un po' come i cinesi...".. La notizia del licenziamento non e' confermata dall'azienda di viale Mazzini, ovvero c'e' un no comment, ma fonti la confermano invece all'AGI. Tra l'altro il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ne da' notizia sul suo profilo facebook, dicendosi non d'accordo con la decisione di licenziare Amandola. Anzi, Iacopino parla di "vergogna" e dice "non sono contento. Una volgarita', grave, vale il licenziamento? E i suoi due figli piccoli devono pagare questo prezzo? Ne sono certo, il cuore di Napoli non puo' volere tutto questo". All'indomani dell'episodio, la Rai aveva subito reagito al coro di critiche e polemiche innescate sospendendo il giornalista della sede piemontese "per l'inqualificabile e vergognoso servizio", avviando un provvedimento disciplinare. Inoltre l'azienda aveva espresso le proprie scuse alla cittadinanza di Napoli e "a tutti gli italiani". Il presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi avevano manifestato "il loro sdegno per l'increscioso episodio", augurandosi che "gli uffici applichino la massima celerita' e severita' nel giudicare l'accaduto. La Rai e' e sara' sempre in prima fila nella lotta contro ogni forma di razzismo e la stupidita' che l'accompagna".          Erano seguite anche le scuse del cdr della sede Rai di Torino, che pero' non avevano trovato molta accoglienza, tanto che Iacopino aveva parlato di spiegazioni "penose", e classificato la battuta di Amandola come "peggior repertorio della stupidita' umana". L'Usigrai con l'allora segretari Carlo Verna aveva parlato di "espressione deplorevole ed inaccettabile", sottolineando che era giusto che redazione e azienda "evidenzino rammarico e rabbia" per quell'espressione.
Il giornalista, invece ,si era difeso sostenendo che era stato tutto un fraintendimento, che si era trattato di "un equivoco e di un incidente causato dalla fretta con cui e' stato montato il servizio. E poi si trattava di una battuta contro i cori razzisti, e' stata male interpretata". Cosi' non e' stato nell'interpretazione che ne hanno dato i responsabili Rai.
Il Cdr del Tgr Piemonte ha informato la redazione Rai di Torino del licenziamento del collega Giampiero Amandola, esprimendo «rammarico» per questa decisione. Il giornalista, secondo quanto si apprende, impugnerà il provvedimento.(AGI)

 

 


PREMIO GIUSEPPE DE CARLI: APERTE LE ISCRIZIONI PRIMA EDIZIONE. LA CONSEGNA DEI LAVORI ENTRO IL 31 MARZO 2013. TRA I PROMOTORI ANCHE L’UCSI

de_carli_DE_CARLISono aperte le iscrizioni alla prima edizione del Premio nazionale "Giuseppe De Carli", riservato ai giornalisti che operano nell'ambito dell'informazione religiosa nella carta stampata, nell'emittenza radiofonica, televisiva e dei nuovi media oltre che a laureati e dottori di ricerca che hanno discusso una tesi di laurea magistrale o specialistica, licenza o dottorato presso le Università pubbliche, private o pontificie o presso gli Istituti Superiori di Scienze Religiose.
E proprio questa è una delle novità del Premio: l'Associazione culturale "Giuseppe De Carli - Per l'informazione religiosa", promotrice dell'iniziativa con il supporto di un Comitato di esperti della materia che operano negli ambiti accademico e giornalistico, ha voluto così accogliere le richieste provenienti dagli studenti degli Istituti di Scienze religiose.
Il Premio intende mantenere vivo il ricordo e l'insegnamento di Giuseppe De Carli, vaticanista e responsabile della struttura Rai Vaticano scomparso due anni fa, sensibilizzando, promuovendo e premiando un giornalismo e una ricerca universitaria improntati alla professionalità, serietà, rispetto della deontologia e alla passione per questo particolare tipo di informazione.
L'iniziativa è promossa in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma, con la Pontificia Università della Santa Croce e con la Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura". Gode inoltre del patrocinio di Rai Vaticano, dell'Ordine nazionale dei giornalisti, della Federazione nazionale stampa italiana, dell'UCSI, del Parco nazionale della Pace di Sant'Anna di Stazzema, del Consiglio regionale del Lazio e della Provincia di Roma.

Questi i tempi e le modalità di partecipazione:
Sezione A - Giornalisti (professionisti, pubblicisti, praticanti o corrispondenti esteri): il Premio sarà attribuito a insindacabile giudizio della Giuria a uno o più operatori dell'informazione che si siano distinti per qualità e professionalità dei loro articoli o servizi apparsi su testate nazionali, internazionali o locali della carta stampata, on-line, di radio e televisione, che abbiano come tema centrale l'informazione religiosa nei suoi diversi aspetti e declinazioni, prodotti dall'1 gennaio 2012 al 30 marzo 2013. La data ultima per la consegna del materiale è il 31 marzo 2013.

Sezione B - Laureati e dottori di ricerca: la Giuria prenderà in esame le tesi inviate dai candidati, discusse negli Anni accademici 2010/2011 e 2011/2012, che abbiano come tema centrale l'informazione religiosa nei suoi diversi aspetti e declinazioni.

Per entrambe le sezioni la data ultima per la consegna degli elaborati è il 31 marzo 2013.

Il Regolamento completo è disponibile sul sito dell'Associazione (www.associazionedecarli.it). È inoltre possibile seguire le novità attraverso l'account Facebook (http://www.facebook.com/assodecarli) e Twitter (https://twitter.com/assodecarli).(PREMIO DE CARLI)

 

 

GIORNALISTI: CDR LA7 CHEDE CHIAREZZA SU “NEBULOSA” VICENDA CESSIONE

5352848-coverL'assemblea dei giornalisti de La7 «torna a chiedere chiarezza sulla vicenda della cessione dell'emittente, ancora nebulosa». E' quanto si legge in una nota diffusa dal Comitato di redazione della testata. «Per ben due volte infatti - prosegue il documento dei giornalisti di La7 - sono stati riaperti i termini per la presentazione delle offerte per la tv e le sue infrastrutture (ripetitori e frequenze), e si sono allungati i tempi per individuare il futuro proprietario». «I giornalisti, preoccupati dalle voci ricorrenti su cordate raffazzonate e aspiranti acquirenti privi di profilo editoriale e televisivo e dalla prospettiva di una separazione della tv dalla rete di trasmissione, auspicano - prosegue la nota sindacale - che Telecom Italia, come assicurato dal presidente Franco Bernabè, scelga per La7 un editore vero, con un piano industriale e le risorse necessarie per l'ulteriore rilancio dell'emittente, che ha dimostrato negli ultimi anni, grazie proprio al Tg e all'informazione prodotta dalla redazione, le sue potenzialità sul mercato pubblicitario».«L'assemblea dei giornalisti de La7 - prosegue il comunicato - esprime grande preoccupazione per gli ultimi conti di Timedia, dovuti alla scelta di affidare all'esterno la realizzazione di programmi ad alto costo e basso rendimento, anche di natura giornalistica e chiede all'azienda e alla direzione spazi in palinsesto per prodotti di informazione, peraltro già annunciati, da realizzare, con risorse professionali interne». «I giornalisti de la 7 chiedono - come si sono impegnati a fare i vertici aziendali nell'ultimo incontro con Fnsi, Asr e Cdr - di aprire subito il tavolo per definire rapidamente le questioni rimaste aperte, su tutte - conclude il documento assembleare - quelle relative all'accantonamento del Tfr, alla corretta applicazione del Contratto nazionale di lavoro e degli accordi aziendali». (CDRLA7)

PREVIDENZA: CARIOTTI PRESIDENTE FONDO COMPLEMENTARE GIORNALISTI

carotti''Fabrizio Carotti, direttore generale della Fieg (nella foto), e' il nuovo presidente del Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani. Lo ha eletto il Consiglio d'amministrazione riunitosi a Roma che ha, inoltre, eletto vicepresidente il giornalista Gianfranco Astori, direttore dell'Asca, e presidente del Collegio dei Sindaci Pinuccia Mazza''. E' quanto rende noto la Fnsi in un comunicato. ''Il Fondo Pensione Complementare e' gestito paritariamente da una componente giornalistica elettiva e da membri designati dalla Fieg che, con la Fnsi, ne e' fonte istitutiva. Per il principio dell'alternanza, previsto dallo statuto, in questo mandato la presidenza e' passata agli editori dopo la conclusione di quello della collega Marina Cosi. Gli altri consiglieri di amministrazione - prosegue la nota - sono: Enrico Castelli, Francesco Cipriani, Simona Fossati, Ignazio Ingrao, Maria Silvia Sacchi, Vincenzo Varagona, Giorgio Mantelli, Roberto Moro, Stefano Scarpino e Raffaele Alessandro Serrau. Fanno, invece, parte del Collegio dei Sindaci Lorenzo Giannuzzi, Alessandro Meloncelli e Gianpaolo Davide Rossetti''. (ASCA)

GIORNALISMO ONLINE: UNA NUOVA LEGGE PER L’EDITORIA DIGITALE

Diffamazione_1Molti giornalisti e operatori del settore stanno già da tempo lavorando per individuare un modello di editoria e di giornalismo elettronico che funzioni, ‘'inventando" dei posti di lavoro che non esistono. Il diritto, però, deve fare la sua parte. Non può essere un ostacolo o un macigno che spesso interviene a distruggere le poche risorse economiche dell' impresa editoriale digitale (pensiamo alla diffamazione in termini risarcitori) ma un aiuto che sappia accompagnare la nuova sfida intrapresa dai pionieri del giornalismo digitale. Cio' e' sostenuto in un articolo apparso su Lsdi.it.
Il giornalismo e l'editoria digitale si cibano e al tempo stesso sono pervasi delle nuove tecnologie teleinformatiche. E' un dato! Un dato che coinvolge non solo il mondo giuridico dei diritti della persona e dell'informazione ma anche il mondo giuridico delle comunicazioni elettroniche con la disciplina (ormai vecchia) sugli operatori dei servizi della comunicazione e con la disciplina della data protection che significa molto di più di privacy. Il giornalismo digitale e con esso la testata telematica sotto il profilo giuridico dovrebbero individuare un modello che ricalchi già la sostanza di questo fenomeno. La testata telematica come intermediario e anello di collegamento tra i diritti della community di riferimento e le istituzioni. La testata telematica in questa nuova visione giuridica dovrebbe assurgere a elemento di dissipazione di tutte le oligarchie informative evitando i fenomeni di filter bubble nutrendosi di essi e cavalcandoli facendosi mediatore dei diritti della persona con i diritti dell'informazione e della democrazia. Pensiamo per esempio al fenomeno tanto discusso del cosiddetto diritto all'oblio. Qui le testate telematiche ancora non hanno un orientamento condiviso: di fronte a una richiesta di cancellazione o di deindicizzazione da Google dei contenuti ritenuti lesivi c'è chi ritiene di acconsentire e chi invoca il diritto all'informazione. Purtroppo però si cerca di dare delle risposte a problemi nuovi con strumenti giuridici vecchi. Nell'ipotesi del diritto all'oblio per esempio non si potrà sic et sempliciter valutare la richiesta di deindicizzazione sulla scorta dello strumento vecchio del diritto all'oblio e dire: beh..sono 10 anni che questa notizia è on line nel frattempo la vita del richiedente è cambiata provvedo a deindicizzare. Si dovrà piuttosto fare i conti con la disciplina vivente della data protection che porta ad emersione una nuovissima figura che è quella del diritto alla contestualizzazione e all'aggiornamento della notizia sulla scorta dei principi enunciati dalla Cassazione dell'aprile 2012 n. 5525. E molti altri esempi si potrebbero fare come in materia di responsabilità del direttore della testata telematica che sicuramente è istituto configurato in modo diverso da quello costruito da una legge del 1948 quando Internet era impensabile.
Occorre costruire un nuovo modello giuridico di editoria digitale e di giornalismo digitale che tenga conto delle logiche e delle leggi del mezzo tecnologico di cui si nutre ogni giorno. Molti giornalisti e operatori del settore stanno già da tempo lavorando per individuare un modello di editoria e di giornalismo elettronico che funzioni. Si tratta di tentare una nuova via di piccola impresa e una nuova via per "inventare" dei posti di lavoro che non esistono. Il diritto però deve fare la sua parte. Non un ostacolo o un macigno che spesso interviene a distruggere le poche risorse economiche dell'impresa editoriale digitale (pensiamo alla diffamazione in termini risarcitori) ma un aiuto che sappia accompagnare la nuova sfida intrapresa da questi pionieri del giornalismo digitale. (LSDI)