Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

COMUNICAZIONE:COPERCOM SU FACEBOOK, ANCHE NOI PRESENTI SUL SOCIAL NETWORK CON PAROLE, IMMAGINI, IDEE E VALORI

faceAnche il Copercom, e' presente su Facebook. È una sfida in più, ma come donne e uomini della comunicazione non potevamo mancare l'appuntamento con il continente digitale. E soprattutto con quel mondo vasto della Rete che sa porre le domande giuste, ha il gusto della novità, è mosso dalla curiosità che non si ferma alle apparenze, non vive di pregiudizi ma vuole costruirsi un'opinione documentata.
Il Copercom è una realtà che, a suo modo, cerca di produrre cultura e comunicazione. Vedi la campagna "La vita è buona..." lanciata in questi giorni e che sta registrando già notevoli consensi. È una campagna sociale rivolta soprattutto ai giovani che speriamo rispondano numerosi, con il racconto della loro "vita buona".
Noi del Copercom vogliamo essere attori come tutti in Facebook. Partecipi, curiosi, attivi. E se possibile intelligenti. La nostra antropologia (parola grossa!)... vuol dire solo che siamo attenti alla persona umana che mettiamo al centro della nostra cura comunicativa. Dunque, ci occupiamo di comunicazione, a ogni livello. E le studiamo tutte per essere presenti nel dibattito pubblico, con un occhio sempre vigile, ma fiduciosi sulla capacità di ciascuno di costruire buona comunicazione. Buona comunicazione a tutti, vecchi e soprattutto nuovi amici. (COPERCOM)
N.B. Invitiamo tutti coloro che abbiano un profilo Facebook a cliccare su "Mi Piace", per restare sempre aggiornati sulle novità del Copercom e proseguire insieme il cammino comune sui temi della comunicazione.

INFORMAZIONE:REUTERS INSTITUTE DI OXFORD, “ LA TEMPESTA DIGITALE “ NEL GIORNALISMO E’ SOLO ALL’INIZIO.

oxfordIl Reuters Institute for The Study of Journalism, con sede ad Oxford, ha rilasciato un nuovo report sull'evoluzione del giornalismo e dei media. Il report, "Ten Years that Shook the Media World", afferma chiaramente che siamo ancora all'inizio di una fase di profonde trasformazioni e cambiamenti. "Dopo più di un decennio di turbolenze spesso drammatiche nel settore dei media, siamo solo all'inizio di un periodo di transizione più lungo." L'istituto paragona la rivoluzione digitale al periodo di forti cambiamenti economici, politici, sociali e culturali seguito all'invenzione della stampa. Mutazioni prolungate e dagli effetti profondi, che nel caso attuale sono soltanto all'inizio.
Il report nota, ad esempio, che anche nelle aree geografiche dove l'accesso e l'utilizzo della rete sono molto diffusi, il giornalismo professionale viene principalmente finanziato da aziende del comparto media tradizionale e remunerato tramite canali tradizionali di distribuzione (stampa-TV). "Attualmente, forme mediali ereditate, in particolare la televisione lineare, continuano a dominare le diete mediali, ad attrarre una grossa fetta dell'advertising, e a sostenere la maggior parte della creazione di contenuti, specialmente quando si tratta di news."
L'Istituto, proprio per queste ragioni, sostiene che senza profonde innovazioni industriali e di mercato, le fondamenta finanziarie del giornalismo continueranno ad indebolirsi, seguendo la traiettoria di parziale declino dei media tradizionali e il loro parziale disimpegno verso il mondo delle news; in un contesto in cui un modello economico per le iniziative giornalistiche in rete non è stato ancora pienamente trovato.
Il report riscontra alcune differenze negli 8 paesi analizzati, in particolare tra le 6 democrazie occidentali (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) e le due economie emergenti (Brasile e India), ma ritiene i trend di fondo analoghi se pur declinati e trasformati dal contesto locale. "Le sfide strategiche fondamentali sono le stesse in tutto il mondo, ma differenze nelle condizioni sul terreno significa che le tattiche e i risultati variano in modo significativo."
L'istituto di ricerca, in ogni caso, individua alcune tendenze centrali all'interno di quella che definisce "una tempesta solo all'inizio".
La produzione di news professionali di interesse generale sta diminuendo in molte democrazie occidentali e il trend dovrebbe proseguire, nonostante iniziative di nicchia e non-profit. Nelle economie emergenti il numero di giornalisti professionisti sta crescendo, ma principalmente nei media popolari e non di élite.
Il pluralismo nella produzione di news sta crescendo, ma non in termini di quote di mercato e molti dei nuovi fornitori di news sono molto piccoli sia per capacità di produzione di news sia in quanto ad audience raggiunte. Conseguentemente, pochi operatori dominano sempre maggiormente il mercato in contrazione delle news nelle democrazie occidentali; mentre la crescita del mercato favorisce una maggiore diversità nelle economie emergenti.
Le news, al momento, mantengono alto il proprio tasso di penetrazione nella popolazione, soprattutto grazie alla TV, ma una maggiore diversificazione dell'offerta porterà ad una crescente segmentazione del mercato e le abitudini di consumo rifletteranno sempre più interessi e gusti delle audience. Dove l'interesse per le news è basso, come negli USA, si espanderà il gap informativo tra differenti settori della popolazioni, con una piccola parte che consumerà una maggiore quantità di news e la maggioranza dei cittadini che ne consumeranno sempre meno. Nei paesi con un interesse più alto ed equamente distribuito nella popolazione, la diffusione delle news dovrebbe rimanere simile nonostante la diversificazione delle diete mediali individuali. Al contrario, nelle economie emergenti, l'espansione del mercato permette la penetrazione dei contenuti giornalistici in fasce di popolazioni più vaste e al di là della tradizionale élite urbana. (TECH ECONOMY)

PROFESSIONE: VIDEO SCOCK MINORE DI PADOVA. PRESIDENTE FNSI:LA COMUNICAZIONE E’ UNA IMPORTANTE FUNZIONE CIVILE MA NO A SACRIFICI UMANI PER LA SPETTACOLARIZZAZIONE. TROPPI MEDIA NON HANNO RISPETTATO LE REGOLE DEONTOLOGICHE

chi"La comunicazione può avere una fondamentale funzione civile. Una donna angosciata riesce a documentare con un telefonino l'azione violenta e sconsiderata di alcuni agenti di polizia ai danni di un bambino, e l'informazione può dare così il giusto, grande risalto ad una vicenda che appena pochi anni fa sarebbe stata messa a tacere. Lo ha affermato in una nota il presidente della Fnsi, Roberto Natale. Ma è violenza- ha aggiunto - che si aggiunge alla violenza della polizia quella che sul bambino hanno compiuto i troppi media (non tutti, per fortuna e per senso di responsabilità deontologica) che hanno trasmesso il video senza preoccuparsi di rendere non identificabile il suo protagonista. Non c'era nessun bisogno di darne il nome, né di far vedere il volto. Sarebbe stato sufficiente adottare pochi, elementari accorgimenti tecnici. La denuncia non avrebbe perso nulla della sua forza. Non se ne può più di un'informazione priva di senso del limite, che ogni volta deve fare sacrifici umani al dio spietato della spettacolarizzazione". (FNSI)

ARCHIVI AUDIOVISIVI: CONVEGNO TV SVIZZERA SU “SERVIZIO PUBBLICO E MEMORIA SOCIALE “

Svizzera1-300x190Gli archivi audiovisivi dei broadcaster pubblici e privati hanno una forte valenza sociale, che deve essere pubblicamente riconosciuta parallelamente al loro valore economico, in modo da poterne sostenere i costi, che appaiono molto onerosi e forse, dati i tempi di crisi, non più sostenibili dalla sola contribuzione pubblica. Su questi temi si è discusso nel corso di una giornata su "Servizio pubblico e memoria sociale" organizzata a Lugano dalla Radio Televisione Svizzera. L' impegno della FIAT/IFTA, la Federazione Internazionale degli Archivi Televisivi , che raggruppa le divisioni di archiviazione audiovisiva di alcuni dei più grossi broadcaster mondiali e di musei e videoteche.
Se la memoria collettiva dal ‘700 in poi è stata veicolata da uno degli enti primari della socializzazione, la scuola, la televisione - e' stato sostenuto nel convegno - ha poi integrata questa nella funzione, fino anche a superarla. Ma, avverte Richeri, con l'avvento dei nuovi media e la conseguente frammentazione del pubblico, il rapporto tra memoria collettiva e televisione è andato letteralmente in crisi. Nasce quindi l'esigenza che la televisione trovi negli archivi televisivi un luogo, se non un mezzo, per fare fronte a questa frammentazione della memoria e quindi dell'identità colletiva. Il fatto che esiste oggi, a livello internazionale, un grande dibattito tra chi sostiene che, se gli archivi audiovisivi sono in gran parte dei broadcaster pubblici, anche la loro fruizione debba essere pubblica, e chi invece, a torto o a ragione, li vede come una nuova ed importante fonte di reddito. Ed a questo proposito, Roberto Rossetto, direttore delle teche RAI, ha ricordato come l'estensione a 70 anni per il diritto di copyright, approvata recentemente dall'Unione Europea, abbia praticamente deprivato gli archivi di una grande quantità di contenuti, essendo questi, a seguito della estensione, rientrati in possesso degli autori e quindi non più di pubblico dominio.Insomma, se da un lato si afferma e si riconosce il valore sociale e culturale degli archivi audiovisivi, dall'altro la necessità principale sembrerebbe quella di poterli trasformare in un valore di mercato , anche per poterne sostenere i costi di gestione che, dai dati emersi, appaiono effettivamente onerosi e forse, dati i tempi di crisi, non più sostenibili dalla sola contribuzione pubblica.(LSDI)

EDITORIA: PIU’ DOMANDA NEWS VERE MA STAMPA VINCE SU WEB. ASTRARICERCHE, CRESCONO INTERNAUTI E VOGLIONO NEWS UTILI

ifdg2012Notizie vere-verificate, facili da trovare e utili e concrete sono richieste rispettivamente dal 75,56 e dal 52% degli internauti che sono in continua e forte crescita. Soprattutto la prima richiesta vede però vincente la stampa tradizionale che, sconvolta dallo tsunami new-media, fra cui anche tablet e smart-phone, non viene travolta ma deve reinventarsi e puntare ancora di più sull'approfondimento. E' quanto emerge, tra l'altro, da un'indagine di AstraRicerche. Lo studio, che ha fatto da introduzione al convegno ‘Il futuro del giornalismo-ping pong fra Carta e Rete' all' Università Statale di Milano, è stato realizzato con 816 interviste on line a persone fra i 15 e i 55 anni che si collegano con internet ed è stato confrontato con un'indagine analoga del 2009. In tre anni, gli internettiani sono saliti del 25% a oltre 20 milioni e, dato altrettanto importante, l'84% si collega 3 o più volte alla settimana per avere le più svariate informazioni dall'attualità, alla politica fino alla cultura, all'economia e all'ambiente. Il 73% seguono le tv nazionali, la radio (55), le tv locali (44), i cellulari (44%), i quotidiani nazionali (32), quelli locali (28) e poi via via anche i tablet (20%) che prima non esistevano. ‘Mania' dimostrata in diretta durante l'incontro dai tanti tweet scritti dagli studenti semplicemente per spiegare al mondo che era andata via la luce per una quindicina di minuti. La stampa risulta largamente vincente per la "vericidità verificata" delle notizie, per la qualità della scrittura, per la competenza, l'autorevolezza dei commenti, la serietà e la precisione. Al tempo stesso quotidiani e periodici sono massimamente perdenti per chiarezza e comprensibilità, brevità sintetica, facilità di reperimento e aggiornamento continuo. La Tv, con la Radio, è all'ultimo posto per qualità di testi, utilità, concretezza, serietà e affidabilità. Internet, che perde appunto sulle notizie veritiere e verificate e anche sul rispetto della dignità della persona, si colloca al primo posto per utilità e concretezza, pluralità di voci e tesi a confronto, assenza di censure oltre a velocità di fruizione e continuo aggiornamento dovuti alla tecnologia. "E' stato uno tsunami, il mondo dell'informazione, editori e giornalisti, tutti siamo arrivati in ritardo - ha sottolineato Giulio Anselmi, presidente della Fieg e dell'ANSA -. Il ritardo si sta recuperando con fatica, ma deve essere basato non solo sulla resistenza ma sul rilancio. La risposta è la qualità, l'approfondimento, il commento. In sintesi salvare l'identità sapendo scegliere e mediare". "La qualità è importante, è facile parlarne ma poi gli editori riducono i costi con tutte le conseguenze", ha detto Mario Giordano, direttore di Tgcom24. "Dai dati complessivi di tutta la popolazione - ha aggiunto - la Tv rimane centrale e la platea cresce. Attenti alle ubriacature. Certo ora si deve parlare di un sistema di news che ha cambiato anche il lavoro dei giornalisti". "E' chiaro che si tenta con difficoltà di tenere in equilibrio giornale e sito - ha spiegato Barbara Stefanelli, vicedirettore del Corriere della Sera -. Ma per esempio l'investimento sul supplemento ‘La Lettura', voluto da De Bortoli, ha aumentato la diffusione e il budget pubblicitario. Anche se gli investimenti maggiori vanno su internet, ci sono spazi per la stampa tradizionale". (ANSA).