Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

INFORMAZIONE: IN TV E RADIO NOTIZIE SU MINORANZE “MARGINALI” E “PARZIALI”. RICERCA MISTER MEDIA DELL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA DI ROMA

logo-sdc_mediaIn televisione e alla radio le notizie che riguardano minoranze come gli immigrati, i rom, gli omosessuali, i tossicodipendenti o gli ex carcerati, le comunità religiose, sono "marginali" e raccontate male, perché legate alla cronaca nera, a dichiarazioni di politici, problemi ed emergenze, in modo tale da produrre nell'opinione pubblica stereotipi e pregiudizi. Difficile trovare, da parte dei giornalisti e delle testate, "racconti autonomi della realtà". E' quanto emerge, in sintesi, dalla ricerca Mister Media (Minorities Sterotypes on media) sulla rappresentazione delle minoranze nei media, realizzata dal Centro d'ascolto dell'informazione televisiva e il Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale dell'Università La Sapienza di Roma. La ricerca, di 93 pagine, è stata presentata oggi a Roma dalla Commissione diritti umani del Senato. Sono state prese in esame 168 ore al giorno di programmazione televisiva e 360 ore al giorno di programmazione radiofonica (notiziari informativi e trasmissioni informative), con focus group che hanno coinvolto esperti, associazioni e giornalisti. Riguardo alla tv, sono gli immigrati (e i rifugiati) a ricevere maggiore attenzione, con il 61% delle notizie. Il 13,7% delle notizie riguarda i rom e altre minoranze culturali, il 12,8% le minoranze religiose, il 9,6% l'omosessualità, l'1,6% i tossicodipendenti, gli ex-tossicodipendenti e gli ex-detenuti.
Grande attenzione all'immigrazione viene data invece dalla radio, anche con programmi di approfondimento. In tv e radio le principali nazionalità citate sono i tunisini (609 casi), i marocchini (410), i libici (286). I rom e sinti ricevono grande attenzione dai giornali radio (70,1%) mentre nelle trasmissioni televisive sono pressochè inesistenti (1,1%). Se ne parla solo in caso di sgomberi di campi abusivi o casi di cronaca nera. L'informazione mediatica sulle minoranze etno-culturali è comunque "parziale", rileva la ricerca, senza approfondimento critico. L'Italia, secondo quanto emerso nei focus group, "sembra mostrare una chiusura culturale e un conseguente atteggiamento di superiorità verso le minoranze, evidenziato anche dalla mancanza di politiche sociali di integrazione o inclusione". Anche sugli omosessuali prevalgono notizie in cui vengono rappresentati in maniera parziale in cronaca nera nel ruolo di "vittime", a volte "malati", ma soprattutto "diversi". Significativa è invece la rappresentanza delle minoranze religiose in Italia, compreso l'islam: spesso se ne parla perché il Papa o la Chiesa prendono posizione in loro difesa, ad esempio a favore dell'edificazione dei luoghi di culto. Però "il discorso pubblico si nutre spesso dell'assunto che i flussi migratori portino inevitabilmente un conflitto". Notizie su tossicodipendenti o ex detenuti sono pressoché rare, a meno che non siano legate a reati.(SIR)

GUERRA IN SIRIA: DUE GIORNALISTI UCCISI A HORMS. I DUE REPORTER, L’AMERICANA COLVIN ED IL FRANCESE OCHLIK, UCCISI NEI BOMBARDAMENTI DALLE FORZE SIRIANE

siriaIn Siria si continua a morire sotto le bombe e stavolta insieme ai civili hanno perso la vita due giornalisti occidentali: l'americana Marie Colvin e il francese Remi Ochlik ( nella foto). Dura la risposta del presidente Nicolas Sarkozy: il regime di Bashar al-Assad "deve andare via".I fatti di oggi "mostrano che il regime deve andare via e che non c'è alcuna ragione per cui i siriani non debbano poter vivere la loro vita, e scegliere il loro destino liberamente", ha detto Sarkozy.
I due reporter sono morti nel bombardamento di Homs, città simbolo della ribellione anti-Assad, da parte delle forze di sicurezza governative. Colvin, lavorava per il Sunday Times ed era considerata una veterana tra i giornalisti di guerra. Il fotografo francese Ochlik aveva vinto l'edizione 2012 del World Press Photo per la categoria general news con un ampio reportage sulla rivoluzione libica. Colvin e Ochlik si trovavano in una casa nel quartiere di Baba Amr, usata dagli attivisti come media center. L'edificio è stato bersagliato da un colpo di artiglieria delle forze di sicurezza siriane, e nell'esplosione almeno altri tre giornalisti stranieri sono rimasti feriti. Meno di una settimana fa era morto un altro giornalista, Anthony Shadid, corrispondente del New York Times, a causa a quanto pare di un forte attacco d'asma, mentre stava rientrando in Turchia dalla Siria, dove era rimasto quasi una settimana in incognita. A gennaio il giornalista francese Gilles Jacquier era rimasto ucciso in un attacco durante una visita organizzata dal governo di Damasco. Lo scorso novembre era morto un cameraman freelance, Ferzat Jarban, mentre un altro cameraman, basil al-Sayed, era morto alla fine di dicembre. All'inizio di febbraio è invece morto sempre a Homs un giovane giornalista freelance locale che lavorava per il Guardian, l'Afp e altre testate, di nome Mazhar Tayyara. (TMNEWS)

GIORNALISMO E COMUNICAZIONE SU FACEBOOK: NASCE ‘COMUNICANDO’, GRUPPO DEDICATO ALLA RICERCA ED OFFERTE DI LAVORO

mediawatchNasce su Facebook il network della comunicazione e nel giornalismo: al via infatti Comunicando, gruppo esclusivamente dedicato alla ricerca e offerta di lavoro in questi settori. Appoggiato dall'associazione Mediawatch - Osservatorio Giornalistico e fondato dai giornalisti CarloVittorio Giovannelli, Ines Macchiarola e Ron Retain, Comunicando ha l'obiettivo di fornire alle aziende e alle redazioni uno strumento mirato per segnalare le loro offerte di lavoro e a giornalisti e operatori della comunicazione un agile strumento per essere aggiornati sulle migliori opportunità lavorative. Il gruppo è aperto e gratuito, ogni candidato potrà inserire il suo profilo e CV e ogni offerta di lavoro verrà verificata da Mediawatch prima di essere pubblicata. "Conobbi i colleghi Ines e Ron a un dibattito sul giornalismo, tutti e tre ci siamo trovati a riflettere sull'importanza della meritocrazia nel campo della comunicazione e del giornalismo", spiega CarloVittorio Giovannelli, giornalista esperto di comunicazione media; "Pensando a ciò che avremmo potuto fare abbiamo deciso di utilizzare la velocità, la trasparenza e la gratuità del social network per eccellenza per poter creare uno strumento utile sia a chi cerca lavoro che a chi lo offre. Vista la centralità della comunicazione all'interno della ripresa economica, siamo sicuri che Comunicando diventerà il nuovo punto di riferimento per il mondo della comunicazione e del giornalismo: ottimo strumento per velocizzare la ricerca del lavoro e la selezione del personale".(ANSA,LIBERONEWS)

RAI: UNA SENTENZA LA CONDANNA A RISARCIRE LA FIAT PER 7 MILIONI DI LIRE. L’AZIENDA ANNUNCIA RICORSO. CRITICHE DI NATALE (FNSI) E DI MENTANA.FORMIGLI ‘ NON MI FACCIO INTIMIDIRE’

formigliIl Tribunale Civile di Torino ha condannato la Rai e il giornalista Corrado Formigli (nella foto con Santoro) per un servizio trasmesso nel 2010 ad Annozero, ritenuto non veritiero e denigratorio nei confronti di Fiat Group Automobiles. La Rai e Formigli sono stati condannati al risarcimento totale di 7 milioni di euro. La Rai, comunque, non ci sta. E ha deciso che farà ricorso. Lo rende noto viale Mazzini in una nota: «In merito alla sentenza del Tribunale di Torino sulla vicenda Fiat-Rai-Annozero, ogni commento sarà articolato nell'atto di impugnazione in corso di predisposizione». Nel mirino c'è un servizio di Corrado Formigli (che si è detto scioccato) andato in onda durante la trasmissione su Rai 2, in onda il 2 dicembre 2010.
"Siamo molto contenti, questa e' una sentenza importante per chi si impegna a costruire oggetti di qualita' e valore e che rischia di vedere il suo lavoro gravemente danneggiato da informazioni manipolate e non veritiere": cosi' l'avvocato Michele Briamonte commenta la sentenza del Tribunale. Si legge nella sentenza che "non sono state trasmesse informazioni tecnicamente corrette in merito alle ?"qualita' prestazionali" della vettura Alfa Mito, nel confronto tra tale vettura Fiat e altre due autovetture, appartenenti a Case Automobilistiche concorrenti".
"E' la prima volta - aggiunge l'avvocato Briamonte - che si fa un'azione civile invece della querela penale per diffamazione. La sentenza e' arrivata in tempi brevi ed e' immediatamente esecutiva. Il Tribunale ha accertato che c'e' stata una premeditazione, che sono stati manipolati pezzi del filmato e oscurate parti invece fondamentali ai fini di una corretta informazione". Il Tribunale ha anche ordinato la rimozione del servizio dal sito Internet della Rai. Quanto alla posizione del conduttore, Michele Santoro, anche lui chiamato in causa da Fiat Group Automobiles, e' stato assolto perche' non e' stato provato il dolo e non c'e' prova che sia intervenuto nella real Il giornalista assicura che questa sentenza non lo frenerà.
Dal canto suo il giornalista Formigli ha affermato che: «Non mi faccio intimidire dalle sentenze mi limito a fare il mio lavoro in modo corretto, come credo di averlo fatto nel servizio in questione. Chiunque può vederlo e giudicarlo. Sono fiducioso sul fatto che la Corte d'appello ci darà ragione su tutta la linea: la Rai mi ha difeso e andiamo avanti insieme. Chiederemo anche la sospensiva dell'esecutività della sentenza. L'ipotesi di pagare per il momento non l'ho neanche presa in considerazione».
Due le critiche piu' significative sulla vicenda : una del presidente della Fnsi, Roberto Natale ed un'altra del direttore de La7, Enrico Mentana, che prima nel telegiornale e poi con una nota ha sottolineato la preoccupazione per la liberta' d'informazione e di critica.
NATALE (FNSI) «È meglio che l'informazione non parli in modo critico di un'auto, soprattutto quando a produrla è una grande casa che è anche un grande inserzionista pubblicitario?». Se lo chiede il presidente della Fnsi, Roberto Natale, spiegando che «è questo l'interrogativo che suscita la sentenza. Sconcertante, tra l'altro, è il carico finanziario spropositato messo sulle spalle di un singolo giornalista». «Il risultato - prosegue Natale - non potrà che essere quello di disincentivare ulteriormente ogni tipo di critica a prodotti commerciali, in un settore informativo in cui già non mancano servizi di sperticato elogio ad ogni nuova vettura. Il sindacato dei giornalisti considera come sempre con grande rispetto il lavoro della magistratura, ma questa sentenza rischia di essere un altro grave bavaglio all'informazione. La Fnsi si augura che il giudizio d'appello possa riconoscere meglio le ragioni dell'attività giornalistica».
MENTANA (LA7) La Rai e Formigli costretti a pagare alla Fiat 7 milioni di euro, di cui 5 milioni 250mila per danno non patrimoniale. Cosa è il danno non patrimoniale? E' il danno morale, reputazionale, all'immagine della Fiat. Ora, la Fiat non è una Onlus. E' la più grande azienda manifatturiera d'Italia, ma non solo. La Fiat è anche proprietaria di un giornale importante, la Stampa, e di una influente concessionaria di pubblicità, Publikompass, oltre a essere il secondo azionista della Rcs, che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Non può non sapere quanto sia importante la libertà di informazione, e quanto la metta a repentaglio la minaccia di pene economiche gravissime per chi osa scrivere o dire cose sgradite. Un simile salasso pecuniario per la Rai e Formigli avrebbe almeno un minimo di giustificazione se la Fiat non avesse mai cercato di ingraziarsi i giornalisti, con viaggi premio a esotiche rassegne o gare automobilistiche, o se non avesse cercato di influenzare per decenni giornalisti di ogni ordine e grado con auto in prova illimitata. Ma la Fiat ha sempre usato abbondantemente del suo potere, della sua influenza e della debolezza della categoria giornalistica, dimostrate da una abbondante casistica di servizi televisivi preventivamente entusiastici all'apparizione di ogni modello, Duna e Stilo comprese. Che oggi si comporti da vergine insidiata dall'orco della mala informazione è tanto ingiusto quanto grottesco. Sarebbe giusto che al Lingotto, finchè la sede della Fiat resta lì, si mettessero una mano sulla coscienza, e facessero un gesto adeguato di fair play. Perché un giornalista come Formigli guadagna certo più di un operaio di Pomigliano, ma infinitamente meno di un Marchionne, per di più pagando le tasse in Italia. (TMNEWS, ANSA, LA7, RAINEWS24)

RAI: DOPO LE POLEMICHE LA DG LORENZA LEI, SI CAMBIA CLAUSOLA SU MATERNITA’.

RAIIl direttore generale della Rai Lorenza Lei ''non ha alcuna difficolta' a togliere'' la contestata clausola sulla maternita' ''dai contratti, per una diversa formulazione che non urti la suscettibilita' fatta salva la normativa vigente che non e' nella disponibilita' della Rai poter cambiare''. Lo rende noto l'azienda.
In una lunga nota la Rai è tornata sulla vicenda della tutela della maternità nei contratti dei consulenti esperti dei programmi delle reti Rai, vicenda sulla quale - sostiene - "nonostante i chiarimenti già forniti nella giornata di ieri, la confusione regna sovrana, al punto da far dubitare che tutti coloro che ne parlano o ne scrivono siano animati da assoluta buona fede". L'Azienda, dunque, precisa quanto segue. 1)I cosiddetti precari della Rai sono i collaboratori legati all'Azienda da contratti di lavoro subordinato a tempo determinato e godono, tutti, delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori, quelle riferite alla maternità incluse. Al riguardo, giusto per evidenziare l'atteggiamento della Rai nei confronti del precariato, val la pena di aggiungere che la Rai é stata se non la prima, tra le prime aziende ad assicurare stabilità ai precari, garantendo loro un numero di mesi minimo di lavoro all'anno, nonché l'assunzione a tempo indeterminato al maturare di determinati requisiti temporali. Questo ben da prima che intervenisse una legge dello Stato a regolare la materia, e, inoltre, addirittura riconoscendo i periodi di assenza per maternità come periodi lavorati validi ai fini della maturazione dei requisiti per il diritto alla garanzia di impegno. 2)Vi sono, poi, i lavoratori autonomi, che, invece, non godono delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori, evidentemente per la scelta del legislatore - e non certo della Rai - di regolare in modo diverso le due tipologie contrattuali. 3)I contratti di lavoro autonomo hanno - da sempre - previsto clausole che regolano la impossibilità di proseguire il rapporto, sia per causa del lavoratore che per causa dell'Azienda, con previsione, solo per quest'ultima, di una somma risarcitoria da versare al collaboratore in caso di recesso anticipato. 4)L'esplicitazione delle cause di impossibilità a proseguire il rapporto risale ormai a quasi 10 anni fa, comprende anche malattia, infortunio e cause di forza maggiore e non fa che declinare ciò che, in precedenza, era previsto senza specificazione delle singole ipotesi. 5)Né prima della introduzione delle cause di impossibilità, né da quando esse sono state inserite, nessuno mai ha avuto nulla da eccepire, né in fase negoziale, né in fase di perfezionamento del contratto, né in eventuali momenti di successive contestazioni, che, pure, come immaginabile, vi sono state, anche a livello giudiziario, ma mai e poi mai hanno riguardato la tutela della maternità. Al riguardo, è il caso di sottolineare che tale universale accettazione della clausola non ha riguardato solo i collaboratori o i contratti di lieve entità. Da ciò potrebbe legittimamente ritenersi che sia avvenuto per la debolezza della posizione del collaboratore autonomo rispetto alla Rai. Al contrario, la condivisione sulla correttezza della clausola non è mai stata messa in discussione dai migliori agenti, procuratori e avvocati che assai spesso rappresentano i collaboratori autonomi che poi firmano i contratti. Parimenti, tale condivisione ha riguardato, indistintamente tutti i contratti, tanto quelli di basso livello retributivo, quanto quelli più ricchi. Quanto precede, è avvenuto, sostanzialmente per due ordini di ragioni: a) non vi è nulla di illegittimo - come erroneamente da molti affermato - nella clausola in esame; b) nella sostanza, come la Rai ha già avuto modo di evidenziare, nessun contratto è stato mai risolto (parlare di licenziamento è del tutto improprio) a causa di una gravidanza. Al contrario, la Rai ha sempre favorito le collaboratrici in gravidanza, ben al di là dei meri obblighi di legge, in particolare, evitando di risolvere i contratti e, così, penalizzarle economicamente, determinando le condizioni affinché esse potessero rendere la loro prestazione in modo compatibile con la loro condizione e, in ogni caso, il contratto in corso potesse essere fino in fondo onorato. Inoltre, l'Azienda, ha sempre riaccolto le lavoratrici madri dopo la maternità, individuando per loro nuove possibilità di lavoro. Di quanto precede - è scritto nel comunicato aziendale - non sarà difficile trovare molte testimonianze, sia sotto il profilo giuridico, sia sotto l'aspetto della gestione concreta dei contratti, per tutti gli operatori dell'informazione che saranno interessati ad accertarlo. (ANSA)