Una grande mobilitazione pubblica per difendere la libertà di stampa

Sensibilizzare tutti con il massimo sforzo sul tema della libertà di stampa, come hanno fatto all’unisono trecento testate statunitensi, e prepararsi ad una grande mobilitazione pubblica, che coinvolga non solo i giornalisti ma anche associazioni, organizzazioni e cittadini. Sono queste le risposte all’attacco ripetuto a cui il giornalismo italiano è sottoposto in queste ultime settimane, e sono state annunciate martedì 9 ottobre in una conferenza stampa nella sede della Fnsi.

il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha denunciato il rischio che “in Italia, come negli Usa, in Turchia, Ungheria e in altri Paesi del mondo, il potere politico voglia abolire i corpi intermedi, annichilire il dissenso e il pensiero critico, rendere i cittadini sempre più sudditi. In sintesi: chi, come Di Maio, attacca i giornali lo fa per smantellare la democrazia liberale e trasformarla in qualcosa che non è democrazia, perché illiberale e autoritaria. E anche gli attacchi all'Ordine dei giornalisti vanno letti in questa ottica”, sono state le parole pesantissime di Lorusso.

In più, ogni giorno, ci sono “minacce di abrogare l'Ordine, minacce di tagliare i contributi all'editoria (che sostengono le cooperative editoriali e le pubblicazioni no-profit), minacce di togliere ai giornali la pubblicità delle aziende partecipate, e nessun provvedimento contro il precariato nel settore del giornalismo, critiche addirittura al sistema degli ammortizzatori sociali nel settore dell'editoria”

Alla conferenza stampa, si legge in una nota della Fnsi, hanno aderito l'Ordine dei giornaliste, l'Usigrai, numerosi Comitati di redazione, l'associazione Articolo21 e i giornalisti della Rete NoBavaglio.

“È in atto un attacco senza precedenti alla Costituzione, che pone una vera emergenza democratica”, ha detto Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, che ha poi ricordato la vicenda di Monfalcone, il proiettile recapitato a Claudio Fava e la giornalista Tina Merlin, che per il suo lavoro di denuncia prima della tragedia del Vajont fu diffamata, denigrata ed emarginata.

«Da pubblicista iscritto all'Ordine della Campania, Di Maio chieda scusa», ha detto il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna.

Anche per il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, la vicenda «non riguarda solo i giornalisti del gruppo Gedi, ma tutta l'informazione. Quando attaccano un giornale, quel giornale va difeso da tutti. La solidarietà non può fermarsi ai recinti aziendali.

Un appello a reagire compatti è arrivato anche da Maurizio Di Schino, segretario dell'Ucsi. Marco Patucchi, del Cdr di Repubblica, ed Emanuele Cohen, del Cdr dell'Espresso.

Fonte: Fnsi

Ultima modifica: Mar 9 Ott 2018