Il 2 novembre, la giornata mondiale per combattere i crimini contro i giornalisti

Il 2 novembre è la Giornata mondiale per la “fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti”. L’iniziativa è stata promossa dall’ONU nel 2013, dopo che in Mali furono uccisi due giornalisti francesi. L’attacco più grave sarebbe stato quello di qualche anno dopo, il massacro di Maguindanao nelle Filippine, con oltre trenta cronisti uccisi.

La Giornata riveste quest'anno un'importanza particolare dopo molti altri omicidi di giornalisti: quello di Daphne Caruana Galizia, reporter maltese componente del team internazionale di giornalisti di inchiesta vincitore del Pulitzer 2017 con le rivelazioni sui Panama Papers, e poi quelli di Jan Kuciak in Slovacchia, di tanti reporter messicani, e l’elenco è davvero molto lungo.

Per celebrare la giornata l’alta rappresentante Ue per gli affari esteri Federica Mogherini ha affermato che “il giornalismo libero è la spina dorsale delle società libere”.
“Troppi giornalisti - ha aggiunto -sono vittime di minacce e aggressioni per il semplice fatto di svolgere il loro lavoro”, Secondo le cifre ufficiali durante l’ultimo decennio sono stati uccisi un migliaio di giornalisti mentre svolgevano il loro lavoro. Solo l’8 percento di questi casi è stato risolto e i colpevoli sono stati individuati e assicurati alla giustizia.

“I giornalisti devono poter lavorare in un ambiente che garantisca condizioni di sicurezza, sia online che offline, senza timore di vessazioni, pressioni politiche, censure o persecuzioni. Un solido sistema giuridico deve proteggere i media e i giornalisti di tutto il mondo, affinché possano svolgere le loro attività in piena indipendenza”, continua Mogherini, che ha ricordato il recentissimo caso dell’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel consolato dell’Arabia saudita di Istanbul.
L’Unione europea, afferma, continuerà “a ricorrere a tutti gli strumenti finanziari e di politica estera di cui dispone al fine di migliorare la qualità del giornalismo” e a finanziare il Centro europeo per la libertà di stampa e dei media (Ecpmf).

“Tutti gli Stati all’interno e all’esterno dell’Unione europea hanno il dovere di rispettare i loro obblighi in materia di protezione della libertà di espressione e della sicurezza dei giornalisti” rafforzando le misure preventive, e mobilitando tutte le parti in causa e istituendo meccanismi nazionali di sicurezza, “in linea con il piano d’azione delle Nazioni Unite per la sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità”.

Ultima modifica: Ven 2 Nov 2018