“Proteggere i giornalisti, favorire il loro lavoro", anche l'Ucsi chiede un rinnovato impegno alle istituzioni. Questione di civiltà e democrazia.

"In poco più di un decennio oltre mille giornalisti sono stati uccisi mentre svolgevano il loro indispensabile lavoro. Nove casi su dieci non sono stati risolti e nessuno è stato ritenuto responsabile".

Cifre che bruciano, quelle ricordate dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, in occasione della 'Giornata internazionale contro l'impunità per i crimini contro i giornalisti'.

Oltre mille volti, mille nomi, mille storie... vite stroncate, in molti casi giovani, "punte" coraggiose di una professione che purtroppo espone anche al rischio della personale incolumità.

La giornata indetta dall'ONU dice due cose.
La prima è che tra i giornalisti, vituperata categoria con tanti difetti, ci sono quelli che alla ricerca della verità, per informare correttamente, si espongono al rischio della vita, e talvolta la perdono.

La seconda, che i responsabili di questi omicidi, che in molti casi sono poteri criminali, poteri forti, o regimi, rimangono impuniti. Basti pensare agli 11 giornalisti messicani uccisi nel corso di quest'anno dai narcotrafficanti.

Guterres si e' detto 'profondamente turbato' nel ricordare che 'solo quest'anno almeno 88 giornalisti sono stati uccisi', e ha commentato un altro dato che fa riflettere: "le giornaliste donne corrono spesso i rischi maggiori non solo per il loro lavoro, ma anche per il loro genere".

Parole vere e amare. In molti casi capita che per le donne sia più difficile fare carriera, più facile essere meno pagate a parità di mansioni, e che anche i rischi, per quella parte di professione che espone a dei pericoli, siano maggiori.

"La verità non muore mai, rilancia Guterres, come non dovrebbe mai venire meno il nostro impegno nel mantenere il diritto alla libertà di espressione".
Nella giornata dell’anno dedicata alla libertà di stampa nel mondo, l’UNESCO lancia la campagna Truth Never Dies, non solo per ricordare le vittime, ma per rappresentare i diritti di tutti quelli che sono statti attaccati, aggrediti o imprigionati senza giusta causa. Eppure "quando i giornalisti sono presi di mira, le società nel loro complesso pagano un prezzo".

Come Ucsi non possiamo che fare nostro l'invito rivolto ai governi e alla comunità internazionale, perché si impegnino a "proteggere i giornalisti e a creare le condizioni di cui hanno bisogno per svolgere il proprio lavoro".
È questione di civiltà e di democrazia.

Ultima modifica: Sab 3 Nov 2018