Giovani superconnessi, ma il vero tema è l'educazione

Domenico Barillà, autore del libro “I superconnessi, come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro” sostiene che dare la colpa del fenomeno alle nuove tecnologie digitali rischia di essere un alibi. O quantomeno dib distogliere l’attenzione dal vero tema, che è l’educazione.

“il problema parte dagli adulti, gli stessi che, pur lamentando l'uso eccessivo di smartphone e web dei propri figli, mostrano di non avere controllo sul loro rapporto con i dispositivi digitali. E allora, i giovani nell'ansia di voler essere costantemente 'connessi', trasferiscono il bisogno di "legami" - continua l'esperto. Quindi più che mettere sotto accusa le nuove tecnologie, dovremmo preoccuparci di munire i figli di solidi sentimenti comunitari".

La socializzazione in rete – tuttavia – non investe il proprio volto, la propria corporeità, e i ragazzi si mostrano in modo molto più disinibito, col rischio di smettere di rispettare la sensibilità e lo spazio altrui. Ma non serve "disconnettere" i figli dal mondo digitale, piuttosto, conclude, è ora di riappropriarsi della nostra responsabilità educativa.

La notizia fa il paio con un’altra che arriva da uno studio di Ericsson ConsumerLab, secondo il quale tra il 2014 e il 2018 il tempo medio trascorso utilizzando app di social media è aumentato quasi del 60%.
Oggi oltre 3 miliardi di persone accedono regolarmente ad almeno un social media e il tempo medio trascorso sulle social media app è aumentato di quasi il 60%, passando da 30 minuti al giorno nel 2014 a 47 nel 2018. Molti di questi utilizzatori sono giovani e giovanissimi. Il dato positivo che emerge dallo studio è che in parte cresce la diffidenza verso le notizie veicolate solo via social. E’ accaduto infatti che molti si siano già imbattuti in ‘notizie false’ e con il tempo maturino maggiore consapevolezza.

Ultima modifica: Dom 4 Nov 2018