'No al taglio dei contributi pubblici'. Il mondo dell'informazione e dell'editoria chiede al governo un confronto

No a tagli indiscriminati”, è il grido che arriva sempre più forte da tante componenti del mondo dell’informazione e dell’editoria. In prospettiva infatti si profila un taglio al “Fondo per il pluralismo”, che determinerebbe contraccolpi DURISSIMI su una parte del settore.

Ribandendo la volontà di confrontarsi con il governo per “migliorare ulteriormente la legge sull’editoria”, adesso Federazione italiana dei liberi editori (File), Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), Alleanza delle Cooperative italiane – settore comunicazione e Unione della stampa periodica italiana (Uspi), insieme anche a Ordine dei giornalisti (Odg) e Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) ribadito le ragioni della loro battaglia per difendere il pluralismo dell’informazione. “La sua tutela – si legge nella nota - è messa nuovamente in discussione dalla minaccia di tagliare i fondi – circa 50 milioni di euro nel 2017 – che consentono di mantenere in vita circa 300 testate diffuse sul territorio nazionale. Una realtà che dà lavoro a circa 10mila persone tra occupati diretti e indotto”.

Quindi, viene sottolineato, il problema è che “si ridurrebbe il pluralismo delle voci” ma si rischierebbe anche un pesantissimo taglio di posti di lavoro, in un settore peraltro già duramente provato dalla crisi.

Si cita l’esempio di molti settimanali diocesani, che in alcuni casi sono gli unici a raccontare cosa capita, anche solo per poche persone. “Una presenza, ben radicata sul territorio, il cui eventuale venir meno sarebbe come se una parte d’Italia non esistesse più”.

Le associazioni hanno chiesto di avviare un tavolo tecnico di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla legislazione attuale, “nuovi possibili miglioramenti sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione”.
“La legge del 2016 che ha riformato il sistema dell’editoria e ha istituito il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione ha consentito alle imprese giornalistiche di programmare con criteri di efficienza, efficacia e di valore sociale i propri piani industriali. Due anni dopo aver ottenuto un importante risultato, grazie ad un percorso di riforma difficile e complesso, ora sembra tornare tutto in discussione”.

La stessa preoccupazione, in queste settimane, è stata espressa anche per il settore delle tv locali. Anche in questo caso si teme un taglio dei contributi statali.

Ultima modifica: Ven 9 Nov 2018

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