Il giornalista oggi, ponte fra tradizione e innovazione

Uno dei primi interventi nei laboratori della Scuola Ucsi di Assisi è stato quello di Vincenzo Grienti, giornalista, scrittore e grande esperto di web e social network (a questo link il suo ultimo articolo per il nostro sito). Ad uno dei giovani presentai abbiamo chiesto un piccolo contributo su questa esperienza.

"Raccontatelo sui tetti", ma con canali diversi e aggiornati alla realtà digitale. Il giornalismo dalla sua nascita ad oggi si sottopone a una costante evoluzione: se in epoche passate si è servito di strumenti di trasmissione come la carta, oggi fa ricorso (sempre di più) alla realtà digitale, generalmente orientata dalle piattaforme 4.0 e dai social network. Pertanto, postare o linkare una notizia su Facebook o su Twitter richiede responsabilità, essendo ormai questo una parte integrante del lavoro del giornalista.

Cronisti o tecnici?

Essere professionisti dell'informazione oggi significa essere ponti tra tradizione e innovazione e dunque ampliare le proprie competenze dalla stesura di un testo al montaggio di un servizio tg. Il giornalismo di questi anni infatti esige che i suoi operatori conoscano tutti i canali della comunicazione: da quello verbale all'ultimo prodotto digitale. "L'uno non esclude l'altro, ma riempie i tempi morti".

Lo ha detto Vincenzo Grienti ai giovani soci dell'Ucsi sabato 17 novembre alla Cittadella di Assisi spiegando che studiare il nuovo mondo digitale vuol dire coglierne i tempi e le modalità. Una lectio che ben si inserisce nella cornice più ampia della scuola Ucsi intitolata a Gianfranco Zizola e incentrata quest'anno sul "Raccontare le Città".

"Quando posto un contenuto su un social - ha chiarito il giornalista di Tv2000 - devo farlo integrando i vecchi ferri del mestiere a tutto ciò che è nuovo". L'utilizzo dello strumento 4.0 infatti presuppone che il giornalista conosca la realtà del mobile. Questo non solo interessa il professionista dell'informazione ma anche l'editore che si ritrova ad avere una marcia in più: la nuova distribuzione. "L'editore - ha precisato Grienti - usufruisce di fatto di quella distribuzione che non è tradizionale: postando il pezzo faccio brandizzazione promuovendo la mia testata e la mia azienda".

Il linguaggio del web

Un'altra competenza del giornalista sui social è la pubblicazione dei post sulla base di un "calendario editoriale" e la moderazione dei commenti. A queste azioni se ne aggiungono altre più tecniche: dal filmare una notizia al montaggio della clip da inviare alla redazione. Infine, ma non ultimo, scrive il pezzo online, utilizzando anche le tecniche Seo nel titolo e nel testo, e posiziona e sceglie gli hashtag corretti per far trovare il pezzo nei motori di ricerca.

Nel corso del seminario, inoltre, Grienti ha approfondito il ruolo del giornalista che oltre a conoscere strumenti, software e tools, deve sapere distinguere la vera notizia dalle fake news. "Si deve lavorare non solo sul prodotto ma anche sulla sua qualità. Il nostro è un lavoro che va fatto assieme ad altre figure. Noi giornalisti non possiamo non conoscere gli strumenti digitali".

Questi canali hanno cominciato ad assumere importanza con la nascita dei blog nel 1997 e più tardi nel 1998 quando l'informazione tradizionale non diede la notizia del caso "Lewinsky-Clinton". "Dopo quell'episodio ne nacquero altri simili anche in Italia", ha ricordato Grienti, spiegando che i media tradizionali hanno dato avvio a una propria riorganizzazione proprio sulla base delle tempistiche più rapide dei blog, e dunque della grande macchina di internet.

Ultima modifica: Dom 18 Nov 2018