Dalla Fisc l'ultimo appello a salvaguardare i fondi per l'editoria

Nuovo appello della Fisc (la Federazione dei Settimanali Cattolici) per salvaguardare i fondi per l’editoria.

Siamo alla vigilia ormai del dibattito in Parlamento sulla legge finanziaria e sull’emendamento che cancella il finanziamento pubblico ai giornali.

La Fisc allora ha lanciato un ultimo accorato richiamo a tutti i parlamentari per salvaguardare quel fondo ricordando che i lettori dei settimanali cattolici in Italia sono oltre tre milioni e mezzo.

“La legge del 15 maggio 2017, n. 70 – afferma la Fisc nell’appello - è una buona legge, sofferta, e ci sono voluti più di tre anni per scriverla. Vale poco più di 50 milioni”.

Le nuove norme fanno chiarezza sui destinatari dei contributi pubblici: cooperative di giornalisti, enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche, per non vedenti o ipovedenti e giornali diffusi all’estero.

Non ci sono più nell’elenco i giornali di partito. I più grandi e popolari quotidiani e periodici non ci sono mai stati. L’ammontare del contributo all’editoria dipende dal numero di copie realmente vendute e dal numero di giornalisti assunti. Questo è garanzia di trasparenza, sostiene la Fisc.

E’ in gioco la sopravvivenza di tanti giornali, soprattutto locali, che garantiscono il pluralismo dell’informazione in Italia, e dell’indotto (tipografie, distributori, edicolanti”.
L’emendamento prevedere il taglio completo di questi fondi, apartire da gennaio 2020. Ma, si legge ancora, “questa non è materia di legge di bilancio, non è nel contratto di Governo”.

Intanto il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha convocato Fnsi e Ordine dei giornalisti a un tavolo di confronto sull’equo compenso e sul precariato giornalistico. Nel ringraziare il ministro per l’invito, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna,con una nota, gli hanno fatto presente che un confronto costruttivo fra il governo e gli enti dei giornalisti non può prescindere da un preventivo atto di pubblica ammenda degli insulti rivolti alla categoria”.

Ultima modifica: Sab 24 Nov 2018

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