#Cambiostile: nel Manifesto di 'Parole oStili' l'impegno per un confronto non violento in campagna elettorale

Siamo alla vigilia di nuove elezioni, in Italia. Il 26 maggio si voterà per il Parlamento Europeo e per molte amministrazioni locali. Il confronto politico, attraverso tutti i media, è spesso aspro e difficile, condito persino da insulti e violenza verbale.
Durante un’audizione alla Camera dei Deputati nel pomeriggio del 7 marzo l’organizzazione triestina Parole O_Stili ha presentato il ‘Manifesto della comunicazione non ostile’, un’idea per cercare di limitare l’uso del linguaggio violento in rete e in particolare nell’ambito politico.

Il manifesto è stato già sottoscritto da 220 esponenti politici dei maggiori partiti. L’audizione, denominata #cambiostile, è stata presentata da Mara Carfagna.

Alla base del manifesto c’è uno studio, commissionato da Parole O_Stili a Ipsios e all’Istituto Toniolo, sulla percezione della violenza verbale nella società. I risultati indicano che più del 70 percento degli intervistati su tutto il territorio nazionale considera il linguaggio d’odio un riflesso delle tensioni presenti nella società. Più del 60 per cento dei giovani intervistati si sarebbe imbattuto in messaggi d’odio in rete almeno una volta.

E’ possibile, per tutti i soggetti impegnati a vario titolo nella campagna elettorale, sottoscrivere il manifesto a questo indirizzo.

La firma presuppone un impegno spontaneo e personale preso da politici e amministratori locali affinché il dibattito politico sia concentrato su contenuti e idee orientati al bene comune, attraverso un linguaggio rispettoso e non ostile, evitando che la rete possa diventare una zona franca dove tutto è permesso ed educando invece alla responsabilità le community di riferimento. Queste regole valgono durante i confronti e i dibattiti con gli avversari, siano essi online oppure offine.

1. Virtuale è reale
So che la comunicazione è parte integrante della mia azione politica, orientata al bene comune. Dunque mi assumo sempre la responsabilità di ciò che comunico, sia online sia offline. Non considero o uso la rete come zona franca in cui tutto è permesso.
2. Si è ciò che si comunica
La mia comunicazione mi definisce. Faccio sempre in modo che ciò che comunico e ciò che viene comunicato per mio conto sia rispettabile, così come io sono rispettabile in quanto persona che agisce politicamente.
3. Le parole danno forma al pensiero
Sono intellettualmente onesto. Definisco al meglio le mie idee e le mie intenzioni. Non approfitto dei media e della loro brevità per diffondere messaggi attraenti ma offensivi o infondati. Rispetto l’intelligenza di chi mi ascolta.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare
Prendo in considerazione gli argomenti dei miei interlocutori anche se non li condivido. Non li interrompo. Non deformo le loro parole per controbattere meglio. Preferisco il dialogo e il serrato confronto delle idee al monologo.
5. Le parole sono un ponte
Credo nella forza delle mie idee e nel potere delle mie parole. Al mio interlocutore, che sia un avversario politico o gli elettori, offro i miei argomenti e la mia passione per dialogare e per convincere, mai per annientare.
6. Le parole hanno conseguenze
Credo che il dibattito pubblico, anche se aspro, debba essere un momento di crescita per tutti. Come persona pubblica, sono consapevole che tutto ciò che dico lascia un segno in molti. Prima di fare un’affermazione, penso alle conseguenze.
7. Condividere è una responsabilità
Quanto condivido in rete si riflette sulla mia credibilità personale. Non produco, diffondo o promuovo notizie, informazioni e dati che so essere falsi, manipolati o fuorvianti. Evito che anche chi comunica per mio conto lo faccia. Educo alla responsabilità le community che mi sostengono.
8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Mi batto per le mie idee e contrasto quelle che ritengo sbagliate, ma lo faccio portando sempre il confronto sul piano dei contenuti. Rispetto il mio interlocutore e la sua sfera personale, non lo derido, non gli attribuisco affermazioni che non ha mai fatto.
9. Gli insulti non sono argomenti
Machiavelli scrive che gli uomini offendono o per paura o per odio. Sono consapevole che gli insulti sono umilianti sia per chi li riceve, sia per chi li fa: per questo non insulto e non rispondo agli insulti, e mi impegno a migliorare il mio Paese cominciando a migliorare il livello del dibattito pubblico.
10. Anche il silenzio comunica
Non parlo solo per occupare spazio o sottrarre spazio ai miei avversari. Quando parlo, faccio discorsi rilevanti, che hanno un peso e un significato. Quando taccio, anche il mio silenzio ha un peso e un significato.

Ultima modifica: Ven 8 Mar 2019