Il 25 marzo cominciano gli 'Stati Generali' dell'editoria. Dureranno diversi mesi

Cominciano il 25 marzo gli Stati Generali dell’Editoria. L’iniziativa è del governo, voluta dal presidente Conte e dal Sottosegretario Crimi.

Dopo l’inaugurazione a Roma, nelle settimane successive si aprirà la fase di consultazione pubblica in cui chiunque potrà avanzare le proprie proposte all’interno di cinque aree tematiche e raccogliere spunti dalla parte più significativa di interlocutori del settore.

Al termine delle consultazioni verrà presentato un documento finale completo, frutto del lavoro condiviso di tutte le parti coinvolte.

Crimi auspica che “dagli stati generali arrivino proposte per aiutare un settore che sta rapidamente cambiando il modo di fruire l’informazione, un aiuto che porti miglioramenti per i giornalisti, per gli editori ma soprattutto per i cittadini”.

Alla cerimonia di apertura, prevista per il 25 marzo alle 9 presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’intervento del premier Conte seguirà una tavola rotonda moderata dal Capo Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, Ferruccio Sepe, Vi parteciperanno i presidenti di Federazione Italiana Editori Giornali, Federazione Nazionale Stampa Italiana e Ordine dei Giornalisti, Marco Associazione Nazionale Stampa Online, Unione Stampa Periodica Italiana, Utenti Pubblicità Associati.

“Gli stati generali dell’editoria sono un processo che durerà diversi mesi. Immaginiamo una fase di consultazioni fino a giugno-luglio, per arrivare a settembre con i disegni di legge da depositare”, ha spiegato Crimi, aggiungendo all’Ansa qualche dettaglio sugli Stati Generali. Ci sarà una prima parte della consultazione che si svolgerà online ed una seconda con confronti diretti, per arrivare a uno o più disegni di legge. “L’obiettivo è individuare i possibili interventi del legislatore per favorire uno sviluppo positivo delle dinamiche di mercato”.

“Vogliamo coinvolgere la più ampia base possibile, con un occhio di riguardo ai soggetti istituzionali, come ad esempio l’Ordine dei giornalisti, la Fnsi e le organizzazioni sindacali degli altri lavoratori interessati. Per ogni settore che andremo a coinvolgere ci saranno le rappresentanze istituzionali riconosciute”.

Ultima modifica: Sab 16 Mar 2019