Lo spirito della Carta di Assisi è lo stesso dell'Ucsi

“La Carta di Assisi è un decalogo che si propone di parlare ad un’Italia avvelenata da percezioni sbagliate”, scrive Roberto Natale nella presentazione a "La Carta di Assisi. Le parole non sono pietre£, a cura di Enzo Fortunato (edizioni San Paolo, 2019)

Dieci giornalisti italiani commentano gli articoli del decalogo, nato nella città di san Francesco, all’ombra del Sacro Convento, dal confronto tra diversi soggetti che credono che le parole vadano usate come pietre per costruire ponti e non per colpire o ferire. Tre interventi introducono il volume, a firma del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, del presidente della Federazione della Stampa Giuseppe Giulietti e della presidente dell’Ucsi Vania De Luca, che qui vi proponiamo, dopo il Decalogo.

1 L’ostilità è una barriera che ostacola la comprensione. Nel rispetto del diritto-dovere di cronaca e delle persone occorre comprendere.
Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.

2 Una informazione corretta lo è sempre, sono la fiducia e la lealtà a costruire una relazione onesta con il pubblico.
Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato.

3 Difendiamo la nostra dignità di persone,ma anche quella altrui, fatta di diversità e differenze. Tutti hanno diritto di parlare e di essere visibili.
Diamo voce ai più deboli.

4 Costruiamo le opinioni sui fatti e quando comunichiamo rispettiamo i valori dei dati per una informazione completa e corretta.Dietro le cifre ci sono gli esseri umani.
Impariamo il bene di dare i numeri giusti.

5 Se male utilizzate, le parole possono ferire e uccidere. Ridiamo il primato alla coscienza: cancelliamo la violenza dai nostri siti e blog, denunciamo gli squadristi da tastiera e impegniamoci a sanare i conflitti.
Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti.

6 Facciamoci portavoce di chi ha sete di verità,di pace e di giustizia sociale. Quando un cronista è minacciato da criminalità e mafie,non lasciamolo solo, riprendiamo con lui il suo viaggio.
Diventiamo scorta mediatica della verità.

7 Con il nostro lavoro possiamo illuminare le periferie del mondo e dello spirito. Una missione ben più gratificante della luce dei riflettori sulle nostre persone.
Non pensiamo di essere il centro del mondo.

8 Internet è rivoluzione, ma quello che comunichiamo è rivelazione di ciò che siamo. Il nostro profilo sia autentico e trasparente.
Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune.

9 La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale.
Connettiamo le persone.

10 San Francesco d’Assisi operò una rivoluzione,portare la buona notizia nelle piazze; anche oggi una rivoluzione ci attende nelle nuove agorà della rete.
Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali.

*

Vania De Luca

Dieci punti per rendere migliore la nostra informazione, per invitare alla riflessione e sollecitare alla responsabilità chi lavora con le parole, scritte o pronunciate, con le immagini, o con la tastiera di un computer, strumento oggi principe per veicolare di tutto, dalla voce alla scrittura, fino a scampoli di realtà “uploadati” direttamente in rete.

Ma dietro (o dentro) tutto questo ci sono le persone, c’è chi l’informazione la fa, chi ne fruisce, chi ne è oggetto, in un rapporto ormai orizzontale che ci rende tutti co-partecipi di uno stesso destino, anche se i ruoli, le funzioni, le possibilità e le competenze sono differenti, e sostenere che tutto è uguale è una menzogna.

Una delle grandi sfide del nostro tempo consiste nel costruire comunità, seppure in presenza della rete, come suggerisce papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2019. Ma mentre l’ambiente mediale è ormai parte integrante del vivere quotidiano, le relazioni in rete, soprattutto attraverso i social, non possono che essere complementari, come scrive il papa, «all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro».

Questo è vero anche per chi fa informazione, e si trova immesso in un circuito di relazioni che è – nello stesso tempo – più mediato e più diretto, poiché riesce a connettere notizie, situazioni, persone, in quantità, tempi e modi una volta impensabili.

La Carta di Assisi è frutto di un lavoro e di un confronto collegiale, al quale ha partecipato anche l’Ucsi. Mettere insieme soggetti diversi per dare vita a un’idea o a un progetto comune è di per sé un valore, naturale antidoto a quella cultura che nutre individualismi, particolarismi, egoismi e settarismi, preferendo il recinto all’orizzonte, i muri ai ponti.

Non è secondario che la Carta porti il nome di Assisi, città sul monte, simbolo di pace, di dialogo, di accoglienza, di quella spiritualità che riscopre nelle radici più profonde di una fede religiosa la vocazione universale a riconoscere nell’altro il prossimo, a ricercare appartenenza e prossimità in tutto ciò che è autenticamente umano, a ricreare quell’armonia nel rapporto dell’uomo con il creato di cui oggi si sente il bisogno in ogni ambiente, compreso quello digitale. Per l’Ucsi, Assisi è da alcuni anni la sede della scuola annuale di formazione per i giovani, scelta rinnovata per il futuro, grazie anche all’incoraggiamento e al sostegno dell’amministrazione comunale e, in particolare, del sindaco Stefania Proietti.

Nello spirito del decalogo ritroviamo inoltre sintonia con la linea della rivista Desk, che negli ultimi numeri si è occupata di fake news e post verità, oltre che del racconto giornalistico delle grandi tematiche sociali del nostro tempo, dal lavoro alle migrazioni, dalla giustizia alla città. Per De Gasperi la stampa era uno dei due polmoni della democrazia, mentre l’altro polmone era il Parlamento. Alla parola stampa vanno aggiunte la radio e la televisione, e poi la rete e i social, ma oggi come ieri la dinamica non cambia.

Nei due polmoni, organi gemelli, gira la stessa aria, e se questa è inquinata si finisce con l’intossicare l’intero corpo della democrazia e della società. C’è oggi un grande bisogno di aria pura da far circolare nei due polmoni della politica e dell’informazione, e la Carta di Assisi è un contributo in questa direzione.

In maniera sintetica rilancia infatti per la comunicazione alcune parole chiave come fiducia, lealtà, onestà, dignità, diversità, coscienza, verità, pace, giustizia sociale, che insieme a verbi come difendere, costruire, sanare, illuminare, rappresentano quei valori intorno ai quali le culture di una società pluralista come la nostra possono incontrarsi e dialogare per realizzare insieme una comunità inclusiva in cui il bene comune è bene di tutti.

Ultima modifica: Ven 3 Mag 2019