'C'ero anch'io in quello studio'. Andrea Melodia racconta la diretta fiume dello sbarco dell'uomo sulla Luna. 'La tv era già indispensabile'

Io c’ero in quel grande studio di via Teulada, di solito dedicato al varietà, in cui in quella domenica 20 luglio di 50 anni fa si celebrava lo sguardo d’Italia al primo uomo sulla Luna.

Molto si è scritto in questi giorni, aggiungerò solo poche note personali. Ai nomi da protagonisti di Tito Stagno e Ruggero Orlando, ricordati anche per il noto dissenso sull’istante dell’allunaggio, vorrei aggiungere quello di Piero Forcella, il redattore scientifico del Telegiornale (ancora testata unica, per nostra fortuna) che commentò con competenza momenti cruciali.

Io ero un giovanissimo redattore, e non avevo certo compiti di primo piano. Però ero abbastanza bravo nel predisporre i materiali montati da inserire nella diretta, e di questo soprattutto mi occupavo.

Già, la diretta. Che la nostra trasmissione, ore e ore interminabili, fosse in diretta non c’è dubbio alcuno. Appena l’anno prima la RAI aveva cominciato a trasmettere anche al mattino.

All’epoca i satelliti non erano come oggi, le capacità di trasmissione tra gli Stati Uniti e l’Europa erano sature e ballerine. La “multilaterale” da Houston che portava le immagini dalla Luna e da Cape Canaveral alle TV di tutto il mondo aveva ovviamente la precedenza su tutto. Ma non era una trasmissione continua. Dovevamo “riempire” con decine e decine di ospiti e di interviste e di servizi preconfezionati. Si usava molto la pellicola, e le registrazioni video, all’epoca, richiedevano un macchinario grande come una stanza e montare era alquanto complicato. Ma riuscivamo a farlo, con tecnici bravissimi.

C’è chi pensa ancora che sia stata tutta una montatura. Ridicolo. Ridicolo perché chiunque avrebbe fatto di meglio. In effetti le immagini che ricevevamo, in bianco e nero, con una risoluzione bassissima (anche la conversione di standard all’epoca danneggiava le immagini) e con pochissime telecamere, lasciavano molto all’immaginazione, ma certo mostravano l’essenziale.

Il mondo della comunicazione globale era appena agli inizi e aveva ancora molto da imparare. Alla NASA allora erano certo molto più preoccupati della vita degli astronauti, appesa al filo di tecniche nuove e poco sperimentate. Ma la TV era già indispensabile. Avrebbe continuato ad esserlo sempre più e ancora oggi, sia pure in regresso più apparente che reale, la TV in diretta resta al centro del rapporto tra gli eventi e il pubblico.

Ultima modifica: Ven 19 Lug 2019

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