Il primo anniversario triste di Genova e il ruolo dell'informazione

Si vive adesso con tristezza il primo anniversario del crollo del ponte di Genova.

Una delle grandi tragedie della storia di questi anni, anche perché su quel ponte siamo passati tutti, almeno una volta. Dice lo scrittore Simone Lenzi in una intervista che ogni ponte che cade fa più rumore nelle nostre coscienze perché il ponte rappresenta l’unione, la condivisione, la volontà di stare insieme (non a caso il ‘pontefice’ è il ‘costruttore di ponti’).

Proprio Papa Francesco, alla vigilia del giorno del ricordo, ha indirizzato una lettera ai genovesi. Lo ha fatto scrivendo al giornale della città:

“Voglio dirvi che non vi ho dimenticato, che ho pregato e prego per le vittime, per i loro familiari, per i feriti, per gli sfollati, per voi tutti, per Genova. Di fronte a eventi di questo genere, il dolore per le perdite subite è lancinante e non facile da lenire, come pure è comprensibile il sentimento di non rassegnazione di fronte a un disastro che poteva essere evitato”.

E aggiunge: “Dopo una grande tragedia che ha ferito le vostre famiglie e la vostra città avete saputo reagire, rialzarvi, guardare avanti. Non perdete la speranza, non lasciatevela rubare. Continuate a stare al fianco di coloro che sono stati più colpiti”.

L’Ucsi in tutte le sue articolazioni, quella nazionale e quella regionale della Liguria, si stringe attorno ai familiari delle vittime e ai cittadini di Genova. E chiede ai giornalisti di continuare ad assumersi le proprie responsabilità nel raccontare fatti del genere, anche a distanza di mesi dall’accaduto.

Scriveva Laura Ferrero (Ucsi Liguria) pochi giorni dopo quel disastro che “la forza della comunicazione mai come di fronte a eventi come questo ha un ruolo fondamentale per evitare false notizie, ma soprattutto facili strumentalizzazioni. Ogni parola ha un peso e deve essere dosata con grande attenzione sulla carta stampata, in rete, in televisione. Questo deve fare un’informazione alla luce dei valori cristiani. Anche attraverso una comunicazione attenta e dettata dall’autentica ricerca della verità si possono onorare le vittime e dare una seppur lieve consolazione a chi le piange; una comunicazione che in qualche modo possa trasmettere la vicinanza di tutti coloro che in questi giorni hanno lo stesso pensiero (‘Potevo esserci io su quel ponte’) e orientare verso la speranza cristiana che è l’unica strada per poter superare questa tragedia. Una comunicazione che racconti la solidarietà e il coraggio di una città che deve iniziare ancora una volta un cammino di ricostruzione”.

Ultima modifica: Mer 14 Ago 2019