La discontinuità che i giornalisti chiedono ora al nuovo governo.

E’ nato il governo, a quattro settimane esatte dall’inizio della crisi, e il sindacato dei giornalisti pone subito delle questioni al nuovo esecutivo.

Con un occhio anche a chi avrà la delega alle questioni dell’informazione e dell’editoria.

Lo fa attraverso il suo segretario generale Raffaele Lorusso, che prima specifica: “Non esistono governi più o meno amici, ma esecutivi da giudicare in base agli atti”. Per lui serve discontinuità e nell’intervista a Radio Radicale sottolinea ancora che chi aveva la responsabilità dell’editoria nel governo precedente ha orientato atti e prese di posizione “a cancellare l'informazione professionale, a ridurre il pluralismo delle voci, a moltiplicare i tagli e i bavagli e a rendere l'occupazione sempre più precaria”. Quindi “dal nuovo esecutivo ci aspettiamo una nuova stagione all'insegna del confronto e della massima attenzione al settore e al lavoro giornalistico. Vanno messi al bando i pregiudizi ideologici che hanno condizionato fino ad oggi le politiche del settore”.

L’appello è rivolto al presidente Conte, perché faccia una scelta che segni davvero una profonda discontinuità. “Non vorremmo ritrovarci da qui a qualche settimana a dover promuovere un'altra iniziativa pubblica per sostenere la necessità di difendere il pluralismo delle voci, soprattutto di quelle voci che sono più deboli, voci delle minoranze e delle differenze, che i tagli scriteriati messi in campo dal precedente governo rischiano di cancellare”.

Quindi, in sintesi, occorre fermare i tagli decisi nei mesi scorsi e alimentare il fondo per il pluralismo. Il rischio è che altrimenti ci siano sempre meno giornali e sempre più disoccupati.

Ultima modifica: Gio 5 Set 2019

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