Raddoppiano le querele per diffamazione. Ma molte sono infondate

In cinque anni sono raddoppiate le querele per diffamazione contro i giornalisti. Oltre i due terzi di queste vengono archiviate nell’indagine preliminare, per molte valide ragioni (sostanzialmente infondatezza o irrilevanza).

I dati sono stati presentati nel convegno “Querele intimidatorie, minacce e intimidazioni” organizzato da “Ossigeno per l’informazione”. Si è svolto in Senato in occasione della Giornata mondiale Onu per stop ai crimini contro i giornalisti, che si celebra il 2 novembre.

Dice il segretario generale di Ossigeno, Peppino Mennella: “Sono numeri che descrivono una condizione di attacco alla professione che deve far riflettere tutte le istituzioni repubblicane, in primis il parlamento e gli enti di categoria”.

Le condanne definitive passano comunque dalle 182 del 2014 alle 435 del 2017. Sessantaquattro di queste prevedono il carcere (di solito fra tre e sei mesi). Le multe da 136 diventano 336. “L’obiettivo di intimidazione nei confronti del giornalista o della testata anche dopo l’archiviazione ha già ampiamente dispiegato i suoi effetti” osserva ancora Mennella.

Dall’altra parte invece gli autori di intimidazioni, minacce e abusi restano in gran parte impuniti. La percentuale, calcolata da “Ossigeno”, è quasi del 97%.
Nel quinquennio sono oltre 3300 i giornalisti minacciati; nella prima parte del 2019 Ossigeno ha registrato 340 intimidazioni subite e altre gravi violazioni del diritto all’informazione verso giornalisti, blogger e fotoreporter. Metà di queste sono state certificate da Ossigeno.

Ultima modifica: Dom 27 Ott 2019