Il nostro rapporto con l'informazione (e con i giornalisti)

Non è vero che gli italiani non comprendono l’importanza della “buona e corretta” informazione. Ma il 70% di loro pensa che i giornalisti facciano poco per dare un’informazione corretta e professionale.

Quasi il 60% pensa poi che i giornalisti siano “più orientati a generare traffico piuttosto che a veicolare buona e corretta informazione”.

Emerge dal rapporto dell’Agenzia di stampa Italia (AGI) sull'informazione nell'era trans-mediatica presentato a Milano nel corso dell'evento "Il futuro dell'informazione: dalla storia d'Italia all'editoria 5.0" , di cui abbiamo parlato anche qui.

Altri indicatori: solo il 14% ha fiducia nelle notizie create dall’intelligenza artificiale, a meno che non riguardino le previsioni del tempo e i risultati di elezioni e sport.

Per il 77,8% le fake news sono un fenomeno pericoloso, creato “per inquinare il dibattito pubblico e per favorire derive populiste”.

C’è un rovescio positivo della medaglia. Il 69% degli intervistati ritiene che "la capacità di raccontare, la completezza, il pensiero critico, la serenità di giudizi" siano prerogative esclusive dei giornalisti. Più della metà pensa anche che “la navigazione casuale in internet non possa sostituire la lettura sistematica di un quotidiano”.
Il primo commento al Rapporto è stato di Mario Sechi, diretto dell’Agi: "Gli italiani ci lanciano un messaggio chiaro e preciso: abbiamo bisogno di voi, ma dovete cambiare”

Ultima modifica: Mar 3 Dic 2019