Il futuro dell'Inpgi nelle scelte che già si fanno oggi.

L’allargamento della ‘platea’ contributiva dell’Inpgi ai “comunicatori” appare oggi l’unica soluzione utile. Lo scrive in una nota la fiduciaria dell’Inpgi Lazio, Ida Baldi, ma è certo opinione condivisa da molti.

L’inclusione peraltro è già prevista nel D.L.Crescita 34/2019 e dovrebbe avvenire fra tre anni, da gennaio 2023.

“Sostenere che l’Inpgi possa essere trasferito all’Inps ( o tramutato in Ente di diritto pubblico), mantenendo inalterato il proprio sistema di prestazioni, è un inganno agli iscritti”, si legge nella nota. Che definisce la possibilità addirittura una “favola”. Per diverse ragioni: “l’ipotesi è già stata esclusa chiaramente da tutti gli interlocutori istituzionali” perché costerebbe troppo; “sarebbe comunque una scelta senza precedenti”; soprattutto “si porrebbe in aperta antitesi con il principio costituzionale che vieta l’attuazione di disparità di trattamento in situazioni giuridiche analoghe, quali sarebbero quelle della generalità dei lavoratori iscritti presso le altre gestioni dell’Inps”.

Di fatto si determinerebbe “un elemento di squilibrio dell’intero impianto previdenziale gestito da detto Ente, che non troverebbe alcuna giustificazione nell’ambito del panorama ordinamentale”. E quindi l’eventuale trasferimento ad Inps evidentemente non potrebbe garantire ai giornalisti le stesse condizioni di oggi.

Baldi conclude allora che l0unica soluzione, prospettata dal precednete governo e sostenuta anche dal nuovo sottosegretario, è includere nell’Inpgi anche chi “svolge lavoro non uguale ma ‘contiguo’ al lavoro giornalistico, definito da tavoli tecnici ministeriali , Inps e Inpgi nella misura di 150 milioni per il primo anno fino a un massimo di 190 milioni a partire dal 2029 .

Ultima modifica: Mar 10 Dic 2019