Dopo il messaggio di Conte. I giornalisti chiedono di poter fare domande

Diario del giorno 22 marzo / Nel momento più difficile della crisi da Coronavirus non è passata inosservata la modalità di comunicazione, ancora una volta, del Presidente del Consiglio.

Due gli aspetti più contestati: il metodo del ‘messaggio’ e non della conferenza stampa, sia pure comprensibilmente a distanza, e l’utilizzo di Facebook anziché della tv pubblica. Tutto questo poi è accaduto in piena notte, in una situazione angosciante per la gente costretta a casa.

Sul tema è intervenuto Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei giornalisti, che ha rilanciato una nota dell’associazione Stampa Parlamentare: “La formula della diretta Facebook non ha funzionato pienamente”. Ancora: “Tutta la democrazia possibile in questi giorni va valorizzata. Il pluralismo informativo non solo ne è un ‘espressione decisiva ma, per di più, giova a capire”.
Verna non vuole alimentare polemiche sterili: “Siamo rispettosi dell’impegno strenuo di chi governa in questi giorni, chiediamo solo di aiutarci ad aiutare con le nostre funzioni che lo stesso presidente Conte, e per questo lo ringraziamo, ha sottolineato essere essenziali”.

Anche la Federazione della Stampa ha criticato quello che è avvenuto. Il commento di Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario e presidente della Fnsi, è chiaro: “È significativo che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia riconosciuto l'importanza del lavoro che migliaia di cronisti stanno svolgendo in questi giorni, sottolineando che anche i giornalisti sono una categoria a rischio. È adesso necessario che l'impegno in prima linea di chi sta informando puntualmente i cittadini venga riconosciuto anche in un atto formale: è necessario che anche i giornalisti e gli operatori dell'informazione siano inseriti fra le categorie a più altro rischio di contagio”.

Proseguono Lorusso e Giulietti: “L'unità di intenti che viene richiesta a tutto il Paese in queste ore impone a tutti di fare il proprio dovere. Per questa ragione, come richiesto dalla Stampa parlamentare, è necessario che, anche nelle comunicazioni formali di provvedimenti destinati a produrre effetti per la collettività, non venga mai meno il contraddittorio con i giornalisti. La fase eccezionale che vive il Paese non può diventare il pretesto per impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro e di rivolgere domande. Chi ha responsabilità di governo, a tutti i livelli, ha il dovere di rispondere alle domande dei giornalisti perché i cittadini hanno il diritto di conoscere. La sospensione temporanea di diritti e libertà democratiche in nome del bene supremo della salute non può giustificare in alcun modo la cancellazione del diritto di cronaca e della libertà di espressione. L'articolo 21 della Costituzione è pienamente in vigore, checché ne pensino cattivi consiglieri e improvvisati spin doctor».

Queste considerazioni si aggiungono a quelle che riguardano la modalità di comunicazione dei dati da parte della Protezione Civile, ogni giorno alle 18. In quel caso però le domande sono sempre consentite.

Per l’Usigrai è poi “inaccettabile che Conte affidi le sue comunicazioni a piattaforme private”. La richiesta a Conte è quella di “non limitarsi più a comunicazioni al Paese - men che meno usando piattafome private - ma di convocare conferenze stampa, seppur con modalità che garantiscano il rispetto delle norme di sicurezza in vigore”.

Foto: governo.it

Ultima modifica: Dom 22 Mar 2020