La difficile verità su Ustica e il ruolo insostituibile del giornalismo d'inchiesta

Quarant’anni dopo, tutta la verità su Ustica ancora non c’è. Ma “'Cosa avremmo saputo noi di Ustica senza la stampa?” è una domanda ancora di peso. E’ stato anche il titolo di una iniziativa che si è svolta a Bologna, promossa dalla Federazione della Stampa in occasione dei 40 anni dalla strage insieme con l'Associazione dei parenti delle vittime.

Dice Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi: “Il nostro impegno è fare in modo che la memoria diventi traccia per il futuro, che il lavoro di chi non si è arreso davanti ai muri di gomma venga ripreso dai giovani per conoscere, informarsi, continuare a indagare”. Ha citato altri grandi ‘misteri’ d’Italia, che coinvolgono i giornalisti e fanno registrare evidenti depistaggi: il caso di Giulio Regeni e l’omicidio in Somalia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Il giornalisto d’inchiesta deve essere liberato dalle tagliole, dai rischi delle querele-bavaglio, delle minacce.

Le parole del presidente della Camera dei Deputati sono andate in questa direzione: “Grazie al giornalismo d'inchiesta, quello fatto in modo puntuale e intellettualmente onesto, abbiamo avuto tanti pezzi di verità aggiuntiva, nel momento in cui c'era una parte dello Stato che depistava e che ci voleva far arrivare a un'altra verità, quella che l'aereo fosse imploso strutturalmente, ma non era vero. Grazie al giornalismo che anche oggi continua, grazie a RaiNews per aver ripulito l'audio del pilota e averci restituito una parte importante. Grazie al giornalismo d'inchiesta possiamo dire che abbiamo un pezzo di verità aggiuntivo”.

Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio (leggi qui), sottolineando che “il dovere della ricerca della verità è fondamentale per la Repubblica”.

Ultima modifica: Sab 27 Giu 2020