Il racconto del Covid ha generato stress e ansie nei giornalisti

Giornalisti di tutto il mondo alle prese con il Covid. Perché nel raccontarlo hanno spesso subito forti contraccolpi, per esempioforte stress,  stati d’ansia e depressione.

L’indagine è seria, l’ha condotta il Reuters Institute for the Study of Journalism (diretto da Meer Selva) insieme ai ricercatori dell’Università di Toronto (coordinati da Anthony Feinstein, neuropsichiatra). Lo stesso Feinstein in passato si era occupato degli effetti del racconto giornalistico di tragedie come quella dell’11 settembre.

Il gruppo ha analizzato le reazioni di 73 giornalisti di tutto il mondo, sufficientemente esperti nel loro lavoro (ma in prevalenza giovani d’età) e inquadrate in maniera stabile.

Leggiamo dal report finale: “Il 70% di quanti hanno risposto (circa il 63% del totale) ha mostrato un certo livello di disagio psicologico; il 26% presenta segnali riconducibili a stati d’ansia generalizzati, con preoccupazione, insonnia, scarsa concentrazione e stanchezza. Per l’11% si può parlare direttamente di disturbi da stress post traumatico, con la tendenza a evitare ricordi legati al Covid, sentimenti di colpa, paura, rabbia, orrore e vergogna”.

Molti degli intervistati hanno dovuto maturare competenze di tipo sanitario in pochi giorni, alcuni – soprattutto tra i più anziani - hanno mostrato una paura di essere “inadeguati” al racconto.

Metà del campione ha detto di aver fatto ricorso a forme di consulenza psicologica durante il lavoro. A risentire di più degli effetti negativi della situazione sarebbero state le donne.

Foto di Juraj Varga da Pixabay

Ultima modifica: Mer 22 Lug 2020