JOlab 5 / Fare le domande giuste, creare le condizioni adatte. Ecco come comunicare università e ricerca (2)

Comunicare la scuola e l’università è imprescindibile per un Paese che sa guardare in prospettiva, ma non è sempre facile. Per questo, bisogna tenersi aggiornati. Saper stare al passo con i tempi, utilizzare le tecnologie a disposizione, abituare al dialogo tra istituzioni scolastiche e giornalisti. Sono questi alcuni dei temi affrontati da Francesco Ceccarelli, giornalista e responsabile della comunicazione alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

A lui, io e la collega Rosaria Morra che abbiamo condotto l’incontro, abbiamo chiesto come una delle eccellenze universitarie italiane abbia sopperito alla situazione di difficoltà di questi tempi e abbia facilitato la conoscenza delle opportunità di studio offerte a studenti meritevoli. L’evento è stato organizzato dall’Ucsi, nell’ambito del progetto JoLab lo scorso 19 aprile (a questo link la registrazione dell’incontro).

Ceccarelli ha spiegato la trasformazione della comunicazione delle scuole attraverso la sua esperienza. Inizia la sua riflessione dalla legge 150/2000, che faceva nascere gli uffici stampa delle pubbliche amministrazioni, dove operassero giornalisti, che, in virtù della loro esperienza, riuscissero ad avere un impatto anche all’esterno. Nei primi anni 2000, dice Ceccarelli, «sono arrivato alla Scuola Superiore Sant’Anna gestendo un ufficio stampa 1.0, perché, allora, le notizie e i comunicati stampa si inviavano via mail e via fax. Il massimo della tecnologia era dato dal sito web». Ma non era sufficiente: alle relazioni tradizionali con i media si dovevano aggiungere un sito con strumenti di interazione e con un aiuto anche per la selezione, come succedeva per l’orientamento. Poi, dal 2010, l’avvento dei social, che ha permesso -e imposto- di diversificare la fruizione delle informazioni riguardanti il mondo della scuola.

La conversazione ha poi incluso l’ultimo anno, periodo di stravolgimenti, ma, soprattutto, di un’accelerazione del cambiamento. «Ci sono alcune considerazione positive. Abbiamo capito che formazione e ricerca sono i due pilastri a cui aggrapparci per uscire da situazioni complesse. Nonostante gli investimenti che in Italia restano scarsi, i risultati sono comunque ottimi. Bisogna riacquistare fiducia. Un altro aspetto è l’importanza dell’informazione, dell’intermediazione affidata a persone “disinteressate”, a persone che “hanno riferimenti deontologici saldi e che sono formate». È uno scambio che non è semplice, ma è necessario, per trovare nuovi punti di vista.

Ecco che si introduce, quindi, un altro ragionamento interessante: i giornali devono imparare a comunicare l’incertezza. In un momento in cui le variazioni erano giornaliere, la difficoltà è stata portare coerenza. Dobbiamo trovare un punto di incontro tra la scienza, la formazione e i media. «Se nelle situazioni di crisi dobbiamo informare in maniera massiva, rischiamo tutti di poter commettere errori, anche in buona fede. Il nostro studio ha lo scopo di essere utile alla collettività: agli studenti, ai futuri studenti, ai professori, alla comunità, che si fregia di conoscenze specifiche e di alto livello. Oltre la tecnica, le persone».

«Noi sentiamo molto forte questo dovere della trasparenza, della condivisione, della comunicazione, della pervasività su molte piattaforme. Non siamo però un’eccezione a livello universitario». Insomma sostiene che è necessario iniziare a valorizzare la ricchezza di un bene, che diviene comune, che non fa interessi di parte, ma è per la collettività. E poi saper decifrare una realtà complessa e aprirci al nuovo, ricordandoci del lavoro di prossimità. Si deve arrivare al cuore, oltre che alla testa, con lo sguardo e l’interesse verso i lettori. Allora, si raggiunge l’obiettivo e abbiamo ragion d’essere. Non si può abdicare, perché si delegherebbe troppo e i vuoti potrebbero essere riempiti da informazioni errate.

Che tipo di comunicatori essere, quindi? «Comunicatori di pace, capaci di utilizzare parole non ostili, di essere curiosi e comprendere come legare il mondo della ricerca ai lettori. Imparare a fare le domande giuste e creare le condizioni adatte a sviluppare pensiero critico».

Ultima modifica: Sab 15 Mag 2021

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